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Il contributo del Soroptimist Club Valtiberina contro la violenza di genere

L’importanza della prevenzione fra i più giovani, ma anche il coraggio di denunciare

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Tre ore di convegno seguite con la massima attenzione dai numerosi presenti, vista l’importanza e soprattutto la delicatezza del tema affrontato: la violenza di genere. Se n’è parlato lunedì 6 ottobre al centro congressi “La Fortezza” di Sansepolcro su iniziativa del Soroptimist Club Valtiberina, che – come ricordato dalla presidente Michela Del Bene - ha trattato in ambito locale un progetto su scala nazionale con la collaborazione di Confartigianato Benessere: il tema dell’iniziativa, “Sentinelle nelle professioni”, evidenzia il ruolo ricoperto da determinate figure professionali (parrucchiera, estetista, trainer dello sport), che proprio per la loro specificità sono portate a entrare più in confidenza con la cliente e a captare gli eventuali segnali di violenza – non solo fisica – dei quali è stata vittime. La dottoressa Cecilia Romano ha introdotto i lavori in forma schematica, sottolineando quali sono le forme di violenza (fra cui quella sessuale, verbale, economica e psicologica) e soffermandosi poi sull’identificazione dei segnali che a essa riconducono, dopodichè l’avvocato Anna Boncompagni ha affrontato le implicazioni giuridiche, precisando cosa significhino violenza di genere e violenza contro le donne, ma anche l’inquadramento del delitto di femminicidio, che ancora è equiparato a quello di omicidio, concludendo con le ultime novità in materia quali il braccialetto elettronico. Un parallelo con l’attività di operatori del benessere sta poi nel compito dei sanitari del pronto soccorso: Michela Milli, infermiera all’Ospedale della Valtiberina di Sansepolcro, ha insistito su riservatezza e particolare tatto che debbono caratterizzare il colloquio con la vittima, per fare in modo che – davanti a indizi inequivocabili – riesca ad aprirsi e a raccontare quanto abbia subito. Particolarmente seguito anche l’intervento del capitano Carmine Feola, comandante della Compagnia Carabinieri di Sansepolcro: l’Arma entra nelle scuole per informare i ragazzi e per fare prevenzione. Relativamente alle denunce, queste continuano a essere inferiori al numero dei casi rilevati; anzi, la maggioranza delle donne decide di non farlo e per più motivi: il senso di vergogna innanzitutto, a volte in maniera assurda anche di colpa, ma anche la presunzione di voler gestire la situazione senza ricorrere alle forze dell’ordine, oppure la paura di ritrovarsi in una situazione precaria a livello economico. Il capitano Feola ha esposto anche i dati relativi all’evoluzione del fenomeno (nel 2024, per esempio, il 50% dei casi segnalati ha riguardato i maltrattamenti) e insistito su quella che è l’operazione principale da compiere, ovvero una rivoluzione dal punto di vista culturale, che sappia sradicare in determinati uomini il concetto di possesso legato all’amore. Conclusione con Souad Fadili di Pronto Donna e con la dottoressa Paola Falomi del servizio sociale della Asl in Valtiberina sulle modalità di assistenza e anche sull’altro importante risvolto delle case rifugio nelle quali la donna vittima di violenza viene tenuta quale luogo di sicurezza. Tanti i contenuti emersi, insomma, con l’invito alla donna nel trovare il coraggio di parlare e di confidarsi, senza alcun timore di essere giudicata, anche se il lavoro più importante deve essere svolto prima: a famiglia e scuola il compito di educare.       

Redazione
© Riproduzione riservata
08/10/2025 11:53:36


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