Margherita Hack, la “Signora delle Stelle”
Sostenitrice della ricerca sul nucleare e delle energie rinnovabili
Un’altra grande della scienza, un’altra grande donna, un altro orgoglio italiano e, se vogliamo, anche toscano: Margherita Hack, luminare in un ambito di primario rilievo quale quello dell’astrofisica, non dimenticando i ruoli di divulgatrice scientifica e di attivista. Nominata Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana, aveva già ricevuto la medaglia d’oro ai benemeriti della scienza e della cultura: basterebbe solo questo per capire chi è stata Margherita Hack, che molto spesso abbiamo visto anche su telegiornali e trasmissioni di Rai e tv nazionali, con contributi che hanno dimostrato la grande competenza e persino la padronanza che aveva della materia. Anche nel nostro periodico, quindi, la Hack merita un posto di diritto della galleria delle donne che hanno fatto grande la nostra nazione e delle quali dovremmo ricordarci più spesso.
Sangue toscano nelle vene di Margherita Hack, nata a Firenze il 12 giugno 1922: la madre, che si chiamava Maria Luisa Poggesi, era cattolica e faceva la miniaturista alla Galleria degli Uffizi; il padre, Roberto Hack, era fiorentino ma di origini svizzere e di religione protestante; impiegato alla Fondiaria come contabile, era stato licenziato nel 1927 per motivi politici. Poi, però, i suoi genitori abbandoneranno la religione di origine per aderire alla Società Teosofica Italiana, della quale il padre di Margherita Hack è stato per un certo periodo il segretario generale e di seguito il presidente dal 1962 al 1971. Margherita si diploma nel 1940 al liceo classico “Galileo” di Firenze senza sostenere gli esami di maturità perché quell’anno scoppia la seconda guerra mondiale e consegue la laurea in fisica nel 1945, discutendo una tesi di astrofisica sulle Cefeidi che aveva preparato all’osservatorio di Arcetri a Firenze, il cui direttore Giorgio Abetti rimarrà per lei un modello di scienziato, insegnante e gestore di un centro di ricerca scientifica. Nel periodo della sua gioventù, la Hack pratica discipline sportive quali pallacanestro e atletica leggera, diventando campionessa di salto in alto e in lungo ai Littoriali, ovvero ai campionati universitari sotto il regime fascista. A proposito di regime… “Sono stata fascista fino al 1938, quando entrarono in vigore le leggi razziali”: così aveva dichiarato. È anche fondamentalmente atea, nonostante il 19 febbraio 1944 sposi con cerimonia religiosa il letterato Aldo De Rosa, che sarà il suo compagno di vita. Il rito si tiene nella chiesa di San Leonardo in Arcetri. Nella vita professionale, Margherita Hack insegna all’Università di Firenze dal 1948 al 1951, poi si trasferisce dal 1954 al 1963 nell’Osservatorio astronomico di Merate e tiene in parallelo corsi all’istituto di Fisica dell’Università di Milano, prima di ottenere nel 1964 la cattedra di astronomia all’Università di Trieste, che diventerà la sua seconda patria. Qui svolgerà la professione di docente fino al 1° novembre 1992, anno nel quale finisce “fuori ruolo” per motivi legati all’anzianità. In questo lasso di tempo arriva anche a dirigere dal 1964 al 1987 e a rendere conosciuto a livello internazionale l’Osservatorio Astronomico di Trieste. Membro delle più prestigiose società fisiche e astronomiche, la Hack è anche direttrice del Dipartimento di Astronomia dell'Università di Trieste dal 1985 al 1991 e dal 1994 al 1997; entra poi a far parte dell’Accademia Nazionale dei Lincei e lavora in numerosi osservatori americani ed europei; per lungo tempo, è membro dei gruppi di lavoro dell’Esa e della Nasa; attraverso una intensa opera promozionale, ottiene che la comunità astronomica italiana allarghi la sua attività nell’utilizzo di vari satelliti. La Hack ha pubblicato numerosi lavori originali su riviste internazionali e numerosi libri sia divulgativi che a livello universitario; nel 1978, ha fondato la rivista bimensile “L’Astronomia”, con primo numero uscito nel novembre del 1979; successivamente, insieme con Corrado Lamberti, ha diretto la rivista di divulgazione scientifica e cultura astronomica “Le Stelle”. Fra i riconoscimenti, la targa Giuseppe Piazzi per la ricerca scientifica nel 1994 e il premio internazionale “Cortina Ulisse” per la divulgazione scientifica assieme a Giovanni Caprara per il libro “Il nuovo sistema solare” nel 1995. Note anche le sue ricerche sui Buchi neri, scrivendo – sempre nel ’95 – il libro dal titolo “L’Universo alle soglie del duemila”. A proposito di universo, la Hack era convinta che esistessero altre forme di vita; soltanto la lontananza ci avrebbe impedito di stabilire dei contatti; al contrario, era scettica sugli Ufo nei cieli. Sempre attuale, in lei, è stato il dibattito sulla questione energetica: era contraria alla costruzione in Italia delle centrali nucleari, anche se sosteneva la ricerca sul nucleare e “bacchettava” l’Italia, ritenendola un Paese non in grado di mantenere centrali nucleari poiché poco affidabile. Sosteneva l’esistenza di una paura tanto scientifica quanto irrazionale nei confronti dell’energia nucleare, pur evidenziando che avrebbe inquinato molto meno dell’energia a petrolio, a metano e a carbone, alla quale avremmo dovuto ricorrere. E allora, spazio alla ricerca e all’importanza dello sviluppo al massimo delle energie rinnovabili, che soddisferanno parte del fabbisogno energetico. Assieme alle tematiche scientifiche, di Margherita Hack si ricordano anche le sue battaglie per i diritti civili; non a caso, nell’agosto del 2010 viene premiata a Torre del Lago Puccini come “personaggio gay dell’anno” proprio per la sua attività in favore dei diritti civili e del riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali. E anche in quella circostanza non aveva mancato di dire la sua sull’atteggiamento dell’Italia: “Da parte di altri Paesi è certamente un segno di civiltà. Noi invece siamo un Paese arretrato, che non sa cos'è il rispetto della libertà. Il Vaticano è certamente un deterrente che influenza la classe politica, ma la politica non è libera e non ha il coraggio di reagire. E se non reagisce, questo significa che è più bacchettona della Chiesa e non sa cos'è il rispetto della libertà altrui”. Anche l’eutanasia era per lei un diritto, trattandosi di “un modo per sollevare dalla pena un uomo che soffre”. Nel 2011, la Hack ha sottoscritto il proprio testamento biologico e ha partecipato al docufilm “Lunadigas” di Nicoletta Nesler e Marilisa Piga, uscito nelle sale cinematografiche italiane nel 2016, con una sua testimonianza sulla scelta di non avere figli. Ma Margherita Hack è stata anche una animalista convinta e una vegetariana nell’alimentazione fin da bambina. Un’altra particolare battaglia – ma questo si è saputo solo poco prima della sua morte – è stata quella relativa all’utilizzo esclusivo e obbligatorio della lingua inglese nelle università italiane, provvedimento nei confronti del quale era contrario, come dichiarato a Giorgio Pagano dell’Associazione Radicale Esperanto: “Certi concetti si possono esprimere solo quando una lingua si conosce molto bene come la propria”. Fra le tante prerogative di Margherita Hack c’era anche quella di essere atea, quindi di non credere in alcuna religione o forma di soprannaturalismo. Il suo ateismo e il suo status di donna di scienza vengono espressi a chiare note nel 2010, quando incontra il vescovo di Verona, Giuseppe Zenti, al Palazzo della Gran Guardia. L’etica – diceva – non deriva dalla religione, ma da “principi di coscienza” che favoriscono una visione laica della vita, rispettosa del prossimo, della sua individualità e della sua libertà. Era fermamente contraria anche a ogni forma di superstizione, pseudoscienze comprese; dal 1989 è stata garante scientifico del Cicap, l’organizzazione educativa senza fini di lucro per promuovere un’indagine scientifica e critica nei confronti delle pseudoscienze, del paranormale, dei misteri e dell’insolito, al fine di diffondere la mentalità scientifica e li spirito critico; dal 2002 è presidente onoraria dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti e dal 2005 è iscritta all’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica. È stata iscritta anche al Partito Radicale Transnazionale e alle politiche del 1994 è stata la candidata dei Progressisti nel seggio uninominale della Camera dei Deputati “Trieste Centro”: il 24,90% dei consensi non le basta per essere eletta. Ce la fa invece alle regionali del 2005 in Lombardia con i Comunisti Italiani: colleziona 5634 a Milano, ma dopo la sua elezione cede il seggio a Bebo Storti. Stessa cosa l’anno successivo: alle politiche, con lo stesso partito, viene eletta alla Camera, ma rinuncia al seggio in favore dell’astronomia. Di Margherita Hack si ricorda anche una lezione di astrofisica nell’ottobre del 2008 in piazza della Signoria a Firenze, durante una manifestazione studentesca; in quella circostanza, fa anche un veloce accenno agli esperimenti eseguiti al Cern sul bosone di Higgs e una discussione contro la legge numero 133/08, detta anche “decreto Tremonti”. Nel 2009 si candida nella lista anticapitalista per le elezioni europee di giugno come capolista della circoscrizione Isole e della Nord-Ovest, ma non viene eletta; nel novembre dello stesso anno, in una lettera aperta sulla rivista “MicroMega”, critica Silvio Berlusconi (che in quel periodo era Presidente del Consiglio) a proposito dei procedimenti giudiziari e del tentativo di eluderli. Alle regionali del 2010 nel Lazio, è candidata della Federazione della Sinistra e viene eletta nella circoscrizione di Roma, ma anche in questo caso si dimette per lasciare il posto agli altri candidati della lista. Un anno più tardi, nel 2011, la Hack prende la tessera del partito di Democrazia Atea e nel 2012 appoggia Nichi Vendola alle primarie del centrosinistra e al ballottaggio fra Pier Luigi Bersani e Matteo Renzi si esprime in favore del secondo. Nelle file di Democrazia Atea si candida come capolista alla Camera nella circoscrizione Veneto 2, senza essere eletta. Infine, nell’aprile del 2013 entra a far parte del comitato "Emma Bonino presidente" insieme ad altri personaggi conosciuti quali Renzo Arbore, Toni Garrani, Anna Fendi, Alessandro Pace e Stefano Disegni per promuovere la candidatura di Emma Bonino a Presidente della Repubblica. Due mesi più tardi, però, la vita di Margherita Hack arriva al capolinea: muore il 29 giugno 2013, poco dopo aver tagliato il traguardo dei 91 anni, all’ospedale di Cattinara a Trieste (l’altra grande città della sua vita), dove era stata ricoverata per problemi cardiaci; da più di tre anni soffriva di problemi di natura respiratoria e motoria. Il marito Aldo De Rosa è deceduto nel settembre dell’anno successivo ed entrambi sono sepolti nel cimitero Sant’Anna di Trieste.
Conferimenti cittadinanze onorarie, intitolazioni di strade, francobollo commemorativo nel centenario della nascita e quant’altro: Margherita Hack è stata insignita nel 2012 dell’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana «per il costante e instancabile impegno profuso nella ricerca scientifica e al servizio della società, che la rende esempio di straordinaria dedizione e coerenza per le giovani generazioni», ma anche della Medaglia d’oro ai benemeriti della scienza e della cultura (1998) e della civica benemerenza del Comune di Trieste «per l'impegno scientifico, il lavoro all’Università di Trieste, all’Osservatorio astronomico, facendolo diventare un punto di riferimento a livello internazionale e l’impegno civile e politico nella vita politica». La “signora delle stelle” – così è stata ribattezzata – ha avuto una vita piena di impegni su molteplici fronti, sport compreso, come abbiamo visto. Lascia in eredità, per ciò che riguarda il suo campo professionale, quanto fece all’osservatorio astronomico di Arcetri, a Firenze, dove si occupò di spettroscopia stellare, studiando tutto il periodo di variabilità della stella per poterne dedurre le variazioni luminose a diverse lunghezze d’onda. Si concentrò in particolare sulle “variabili Cefelidi”, così chiamate perché la loro brillantezza cambia nel corso del tempo; negli Stati Uniti, a Berkeley, scrisse assieme all’astronomo Otto Struve, uno dei suoi primi trattati, “Stellar Spettroscopy”, che ancora oggi è considerato un testo fondamentale per l’astrofisica. Insomma, più motivi inducono a ricordare Margherita Hack come uno dei più grandi “cervelli” di sempre che l’Italia abbia sfornato, di quelli che peraltro nel nostro Paese è rimasto. Non è stata quindi “esportata”, anche se ovviamente persone di questa caratura girano inevitabilmente il mondo. Una donna che ha guardato sempre avanti, perché su più aspetti lei era avanti nel suo modo di pensare e agire. Ci lascia in eredità anche il dibattito sul nucleare, oggi che si parla di rincari energetici e di approvigionamenti dei quali l’Italia scarseggia. Una donna che anche sugli schermi televisivi era capace di lasciare tutti a bocca aperta senza ostentarsi; anzi, ricorrendo alla massima sobrietà e anche a quella simpatia che l’hanno resa familiare. Ma soprattutto l’hanno resa grande.
Giulia Gambacci
Giulia Gambacci - Laureata presso l’Università degli Studi di Siena in Scienze dell’Educazione e della Formazione. Ama i bambini e stare insieme a loro, contribuendo alla loro formazione ed educazione. Persona curiosa e determinata crede che “se si vuole fare una cosa la si fa, non ci sono persone meno intelligenti di altre, basta trovare ognuno la propria strada”. Nel tempo libero, oltre a viaggiare e fare lunghe camminate in contatto con la natura, ama la musica e cucinare.
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