Il caffè corretto, a metà fra tradizione e ‘vizio’
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L'idea di ‘correggere’ il caffè è nata come una sorta di necessità
Il caffè nel nostro Paese è una tradizione, per molti addirittura un’arte, se parliamo poi di quello corretto il capitolo si ampia ulteriormente. Le sue radici non sono neppure troppo profonde e il tutto, come spesso accade, nasce per una semplice necessità. Almeno in Italia. ‘Correggere il caffè’ una frase sempre più frequente nei bar di tutta Italia – ma non solo – seppure con il termine ‘correggere’, come può accadere se utilizzato in altri settori, non significa affatto ‘sbagliato’; bensì, parlando di caffè, è associato alla parola ‘diverso’ da quello tradizionale. Non è affatto un gioco di parole, questo lo teniamo a precisare, bensì una delle tante curiosità enogastronomiche che vogliamo mettere in luce. Di solito quando si parla di caffè corretto si allude ad una correzione, quasi sempre alcolica, commisurata al gusto personale: questo vale sia per il caffè tradizionale che per quello d’orzo, sia se viene preferito in tazza piccola che grande.
Entrando nello specifico, l’idea di ‘correggere’ il caffè è nata come una sorta di necessità. Nell’Italia settentrionale come soluzione al freddo invernale dove spesso la colonnina di mercurio scendeva molti gradi sotto lo zero: assumere un liquore, puro o appunto in aggiunta al caffè, era una soluzione per combattere le temperature gelide durante i mesi più freddi dell’anno. I lavoratori, soprattutto coloro che operavano in luoghi esterni, cercavano di riscaldarsi sorseggiando il caffè corretto che poi, per la sua bontà si è diffuso nel resto del Paese diventando una vera e propria tradizione. Le origini del caffè corretto sono tutte italiane: nello specifico i liquori più utilizzati sono la grappa e la sambuca, ma variano da Regione in Regione. Per fare qualche esempio nelle Regioni del nord Italia la ‘correzione’ preferita è la grappa, nel sud viene usato l’anice, un prodotto molto simile alla sambuca. Nel centro Italia spopola invece l’utilizzo di brandy, oppure rum e whiskey che consegnano un sapore forte e deciso. C’è, però, un aspetto al dì la del prodotto scelto, per la correzione che risulta basilare: questo è la quantità di correzione che viene fatta la quale – ovviamente - non deve mai superare il caffè; quindi, parliamo di una dose massima di 5 ml.
Correzione o no, per gustare un buon caffè ci sono comunque delle regole ben precise: se vogliamo, lo possiamo considerare come un autentico vademecum. Pur cambiando il tipo di caffè, ci sono delle caratteristiche ben definite che servono per ottenere un buon caffè, che riassunte nel sistema delle tre C. Comodo, caldo e corto. A questo paradigma occorre integrare qualche regola che risulterà fondamentale per creare un buon caffè corretto, ma non stravolgere il prodotto stesso. La correzione, ossia l’aggiunta di un liquore, deve avvenire rigorosamente a caffè amaro quindi privo di zucchero e quando non è eccessivamente caldo; questo è importante per non alterare il gusto del liquore stesso.
Se l’Italia è oramai un habitué chiedere un caffè corretto, la stessa cosa vale anche per l’estero nonostante la cosa sia molto meno marcata. Tra i più conosciuti troviamo per esempio l’Irish Coffee, a metà tra un cocktail e un vero e proprio caffè da bar. A dire il vero ne esiste anche una variante “scozzese” (lo Scottish coffee) che prevede l’aggiunta di panna e cacao alla ricetta. Gli spagnoli prediligono invece sapori più semplici: il loro celebre caffè corretto è detto caffè dell’Orujo, cioè un espresso rinforzato dal rum.
Per concludere, in Italia il caffè lo possiamo considerare come un vero e proprio rito a cui in pochissimi possono farne a meno. Macchiato, shakerato, corretto appunto servito in tazzina tradizionale o di vetro; ristretto oppure lungo. Questo per dire che la cultura nostrana del caffè, così come quella culinaria, prevede delle regole ben precise seppure spesso siano poco note alla clientela.
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Giulia Gambacci
Giulia Gambacci - Laureata presso l’Università degli Studi di Siena in Scienze dell’Educazione e della Formazione. Ama i bambini e stare insieme a loro, contribuendo alla loro formazione ed educazione. Persona curiosa e determinata crede che “se si vuole fare una cosa la si fa, non ci sono persone meno intelligenti di altre, basta trovare ognuno la propria strada”. Nel tempo libero, oltre a viaggiare e fare lunghe camminate in contatto con la natura, ama la musica e cucinare.
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