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Quattro chiacchiere con Simona Minelli parrucchiera di Sansepolcro

"Viviamo in uno Stato che promette molto ma mantiene poco"
Il prossimo 5 luglio festeggerà venti anni esatti dall’inizio dell’attività. Stiamo parlando di Fantasie, parrucchieria e centro benessere che si trova in via dei Montefeltro a Sansepolcro, vicino alla rotatoria di San Lazzaro. Una struttura attrezzata e all’avanguardia per lo specifico segmento, che ha nella biturgense Simona Minelli la sua titolare. Con lei, facciamo il punto della situazione a un mese dalla riapertura dell’esercizio dopo la parentesi dell’emergenza coronavirus.
Minelli, una ripartenza all’insegna del lavoro, almeno nei primi giorni?
“Siamo stati chiusi dal 12 marzo al 17 maggio, per cui era ovvio che vi fossero persone bisognose di un’acconciatura e di una messa in piega dopo oltre due mesi di fermo. L’aspetto positivo è che i nostri clienti sono tornati e siccome siamo luogo di confine, la riapertura dei confini regionali ci ha dato un’ulteriore mano. Per una quindicina di giorni, abbiamo lavorato a ritmi intensi, proprio come avviene sotto Natale, mentre ora c’è un momento di pausa. Più lineare e anche un tantino più a rilento l’andamento del centro benessere, anche se va bene così: l’attività di quest’ultimo corre di pari passo con il periodo delle vacanze, per cui ancora è un momento tendenzialmente di ferma”.
Che cosa è venuto a mancare nel periodo del “lockdown” e come si è regolata con le dipendenti?
“Il periodo della primavera, specie da aprile in poi, è quello di matrimoni, comunioni, cresime e cene di classe e tutta questa clientela è venuta inevitabilmente a mancare. Per ciò che riguarda i dipendenti, essi hanno usufruito della cassa integrazione durante la chiusura e ora sono di nuovo tutti al lavoro, anche se nelle giornate più “morte” qualcuna sfrutta le ferie a disposizione”.
Una professione come la vostra, con tante settimane di chiusura forzata, è esposta a un rischio “classico” chiamato lavoro nero?
“Più che di rischio, bisognerebbe parlare di quasi certezza in tal senso, anche se lo supponiamo e basta. Diciamo che probabilmente in qualche caso potrebbe essere andata così, anche se non abbiamo le prove. Semmai, per il tipo di attività che svolgiamo noi e con i contatti che inevitabilmente vi sono, bisognerebbe capire quali precauzioni siano state eventualmente prese. I nostri clienti ci hanno però aspettato, poi a livello generale intuisco che se – per esempio – vi fosse stato un problema ai piedi che arrecava un fastidio insopportabile e chi fa pedicure stava chiuso, qualcuno potrebbe aver fatto ricorso a un rimedio non regolare, ma provvidenziale in quel frangente”.
Le attuali disposizioni anti Covid-19 stanno condizionando il vostro modo di lavorare?
“Non più di tanto. Forse, la vera differenza rispetto a prima è la mascherina, perché eravamo già a posto con i distanziamenti e quella della igienizzazione è da sempre una procedura contestuale al tipo di servizi che garantiamo. Altri accorgimenti con le mascherine e le visiere li dobbiamo adoperare quando eseguiamo operazioni che costringono la cliente a togliere la mascherina; per il resto, sanifichiamo il singolo posto ogni volta che una persona si è alzata; stesso discorso per il bagno. Tutti i giorni ripetiamo poi l’operazione con i pavimenti e ogni sanificazione di posto deve essere annotata con tanto di firma di chi l’ha fatta”.
Che cosa l’ha amareggiata di questo periodo, oltre al fatto di dover rimanere inattiva?
“La mancanza di tutele da parte di uno Stato che ha promesso in continuazione senza mai mantenere la parola. Le tasse, vedi l’Imu, sono sempre da pagare e devi essere anche puntuale per alcune, altrimenti ti scatta la maggiorazione, ma dal governo sono arrivate per ora soltanto chiacchiere e non aiuti nel concreto. Le stesse operazioni di sanificazione hanno un costo che dobbiamo sostenere e non ho praticato alcun aumento nelle tariffe per la clientela dovuto agli oneri del Covid-19”.
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