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Giovannino Fiori, l’Onorevole di Caprese Michelangelo

Scelse di impegnarsi in campo politico e sociale aderendo alla Democrazia Cristiana
Si è svolta a Caprese Michelangelo, a fine dicembre, nelle prestigiose sale del Museo Casa Natale di Michelangelo Buonarroti, una cerimonia in ricordo dell’Onorevole Giovannino Fiori nel centenario della sua nascita, avvenuta a Caprese Michelangelo il 27 dicembre 1924. Proprio nel paese natio ha vissuto gli anni della sua giovinezza insieme ai fratelli Antonio e Francesco e alla mamma Caterina, al seguito del padre Agostino, Capitano dei Carabinieri. È lì che ha conosciuto Piera, la sua compagna per tutta la vita. Anche lui, come tanti altri, scelse di impegnarsi in campo politico e sociale, aderendo alla Democrazia Cristiana per dare il suo contributo alla voglia di riscatto e di pace che animava e accomunava i giovani dell’epoca, al di là del loro credo politico, dopo i terribili anni della guerra. Non è stato un politico “classico”. Dopo gli anni giovanili d’impegno socio-politico e la laurea in legge, iniziò la sua attività di funzionario pubblico nel 1950 presso l’amministrazione delle Poste e Telecomunicazioni, all’epoca un servizio pubblico. Questo lavoro lo portò prima a Roma, poi a Padova, ad Arezzo e successivamente a Firenze, dove ricoprì il ruolo di dirigente generale fino al 1978. Svolse il suo incarico con impegno e competenza, ottenendo riconoscimenti da quattro Presidenti della Repubblica, dai titoli di Cavaliere a Grandufficiale. Ancora più significativo fu il rispetto e l’affetto dei suoi colleghi nell’ambito lavorativo postale di Arezzo e della Toscana. Proprio questa sua popolarità spinse più volte il partito della sua gioventù, la Democrazia Cristiana, a chiedergli, fin dal 1972, di candidarsi per la Camera dei Deputati in occasione delle elezioni nazionali. Il suo amore per la politica e l’impegno sociale lo portarono ad accettare di candidarsi alla nomina, pur consapevole delle difficoltà confrontandosi con politici ben più “navigati”. In quel periodo, non era insolito che persone come lui partecipassero alle elezioni: spinte da puro spirito di servizio verso la loro parte politica e incentivate dal grande valore che aveva per i cittadini il voto di preferenza, all’epoca in vigore, e che poteva dare risultati importanti. Pur ricevendo più di quindicimila voti sia nel 1972 che nel 1976, rimase escluso, risultando il primo candidato dei non eletti. Entrò alla Camera nel 1978, durante la VI legislatura, e fu confermato nella successiva fino al 1983. Terminata l’esperienza politica e lavorativa, Giovannino tornò a Caprese Michelangelo con la moglie Pierina, vivendo serenamente fino alla sua morte nel gennaio 2019. “Il babbo ha sempre amato profondamente Caprese - ricorda il figlio Andrea - insieme alla mamma hanno fatto di tutto per mantenere un legame. Ogni anno, durante i mesi estivi, la nostra famiglia tornava alla Fornace, a Caprese Michelangelo, dove sono nati i miei fratelli Fernando e Maria Pia. Non avevo dubbi che, dopo i tanti anni trascorsi in giro per l’Italia, avrebbero fatto di tutto per realizzare il loro più grande desiderio: tornare a vivere in quella che hanno sempre considerato la loro casa”. In questo periodo, Giovannino iniziò a coltivare alcune passioni, come la lettura e la storia. Proprio da qui nacque l’idea, insieme a un gruppo di amici, di costituire un comitato promotore per scrivere un libro di memorie, in occasione del cinquantesimo anniversario della Liberazione. Il libro, intitolato “La memoria della gente comune”, aveva lo scopo di arricchire la memoria collettiva con figure e fatti di vita capresana poco conosciuti, il cui ricordo sarebbe altrimenti svanito con la scomparsa di coloro che ne furono protagonisti o ne ricevettero testimonianza da nonni e bisnonni. L’aspetto più bello di questa opera, sicuramente “minore” senza ambizioni o velleità letterarie, è la partecipazione corale della popolazione che si riscontra nei vari episodi raccontati nel libro accompagnate da dati che riepilogano la vita della sua comunità in un periodo delicato come quello della guerra.
“Ci teneva tanto che ogni famiglia lo avesse - prosegue Andrea - e decise di provvedere personalmente, a sue spese, alla stampa del libro, per regalarne una copia a ogni famiglia di Caprese. Ho visto il babbo tornare a casa soddisfatto dopo aver portato a termine dei progetti, ma l’orgoglio e l’entusiasmo che leggevo nei suoi occhi ogni volta che tornava a casa, dopo aver portato il libro a qualche famiglia di Caprese e aver parlato con loro, era qualcosa di speciale”. La Sala del Museo Casa Natale di Michelangelo era piena. Fra i presenti c’erano anche l’Onorevole Giuseppe Fanfani, nipote di Amintore Fanfani e figlio di Amelio, che ben conosceva Giovannino Fiori, e l’Onorevole Livio Boncompagni, esponente valtiberino del PCI, che aveva condiviso con Fiori una legislatura. Non sempre, al di là delle buone intenzioni, questi momenti riescono a restituire pubblicamente quello che è il vero ricordo che i familiari e amici hanno del loro caro. Non è stato questo il caso. Come ci dice il nipote Gabriele Fiori, consigliere comunale locale: “È stata una bellissima mattinata. Gli amici che hanno ricordato lo zio hanno centrato perfettamente i valori che, secondo noi, lui ha cercato di portare avanti nella sua vita terrena: il rispetto per il prossimo, la voglia di impegnarsi per migliorare la nostra società, con un occhio orientato verso i più giovani e verso il futuro”. Del rispetto verso il prossimo e dell’impegno sociale hanno parlato sia l’ex sindaco di Badia Tedalda Franco Ciavattini che i due luogotenenti dei Carabinieri – prima Leonardo Degli Innocenti e poi Fabrizio Luchetti - che lo avevano conosciuto durante il loro incarico presso la Stazione dei Carabinieri di Caprese Michelangelo, sottolineando il grande amore di Giovannino Fiori per l’Arma. Suo padre Agostino passò tutta la vita lavorativa nell’Arma, raggiungendo il titolo di Capitano, e fu seguito su questa strada dal figlio Francesco, che con entusiasmo e senso del dovere trascorse l’intera esistenza fra i Carabinieri. Anche Giovannino e il figlio Andrea trascorsero dei periodi nell’Arma, dimostrando un legame fortissimo che è proseguito nel tempo. Giovannino aderì con entusiasmo all’associazione dei Carabinieri e, visto il suo ruolo istituzionale, non mancava mai quando chiamato a presenziare a varie manifestazioni dell’Arma, come il centenario dell’apertura della Stazione dei Carabinieri a Caprese Michelangelo nel 1989. Il legame con Caprese è emerso ancora di più dagli interventi dell’attuale sindaco Marida Brogialdi e di Antonella Andreani, che hanno ricordato episodi significativi confermando il forte legame di Giovannino con il paese. Forte era anche il suo rapporto con il padre di Antonella, Amedeo Andreani, amico e quasi coetaneo, sindaco di Caprese Michelangelo dal 1955 al 1975, fino alla scomparsa prematura. È stato un periodo importante, caratterizzato da forte sviluppo e da molte iniziative per valorizzare il paese valtiberino, sia per farlo diventare un punto di interesse turistico sia per migliorare la qualità della vita degli abitanti. Una delle prime fu l’organizzazione della prima edizione della Festa della Montagna, che attirò migliaia di presenze alla Faggeta alla presenza di Amintore Fanfani e dell’allora Ministro dell’Agricoltura e delle Foreste Mario Ferrari Aggradi. Diverso, ma altrettanto significativo, fu il rapporto con Paolo Fontana, marito di Antonella Andreani, con cui condivise interessi politici e la passione sportiva. Paolo Fontana, oltre a essere stato sindaco dal 2014 al 2017, fu a lungo farmacista di Caprese Michelangelo e dirigente della Polisportiva Capresana. Con i figli di Giovannino, Andrea e Fernando, condivideva la militanza sportiva, sia nella squadra di Caprese nel periodo fortunato che portò nel 1992 alla prima promozione in seconda categoria, sia nel sentitissimo torneo zonale, dove la squadra della frazione di Borgonuovo fu protagonista negli anni '80 di epici scontri di calcetto contro la frazione di Fragaiolo. Questi incontri, disputati nel campetto parrocchiale di Caprese durante il torneo estivo, rappresentarono per anni un importante punto di aggregazione serale, ben oltre il semplice fatto sportivo. Ancora più personale è stato il ricordo dei nipoti Gabriele ed Enrico, a tratti commosso ma sempre lucido. “Ho sempre avuto il piacere di confrontarmi con mio zio, di avere il suo punto di vista o ascoltare i suoi racconti sul periodo trascorso in Parlamento sempre molto moderati e senza enfatizzare mai quello che lui aveva fatto - ci dice Enrico - per questo sono rimasto molto sorpreso quando, durante i miei studi universitari nel corso di una ricerca sulla legislazione antimafia, ho scoperto il ruolo che lui aveva avuto nella redazione del testo di legge Rognoni-La-Torre del 1982 che introdusse per la prima volta nel codice penale italiano il reato di associazione a delinquere di tipo mafioso (art 416 bis). Seguendo le indicazioni del professore di giurisprudenza che mi aveva assegnato la ricerca consultai i lavori parlamentari e con profonda emozione scoprii che lo zio era stato uno dei principali relatori della legge con diversi e importanti interventi decisivi per varare a larga maggioranza le norme antimafia. Solo quando gli feci leggere i testi dei suoi discorsi si lasciò andare a un po' di legittimo orgoglio raccontandomi di quanto era stato faticoso il lavoro svolto insieme ad altri colleghi deputati tra i quali gli ex magistrati Carlo Casini della Democrazia Cristiana e Aldo Rizzo indipendente nelle liste del Pci a testimonianza che di fronte a questa battaglia per la legalità contro la criminalità mafiosa anche persone con diverse sensibilità politiche si erano unite”. La mattinata si è conclusa con il breve ma significativo intervento del presidente della Provincia e sindaco di Anghiari, Alessandro Polcri, che ha dimostrato ancora una volta la sua sensibilità verso il mondo dei bambini. Un gruppo di famiglie della Valtiberina ha infatti aderito a un progetto di accoglienza per i bambini ucraini, offrendo loro la possibilità di trascorrere il periodo natalizio in Italia, lontano dalla guerra, in un ambiente sereno. Per sostenere lo sviluppo del progetto in Valtiberina, il Gruppo Puer di Arezzo che ha partecipato a questa accoglienza e di cui fa parte anche Andrea Fiori, ha chiesto al sindaco di presenziare alla cerimonia e consegnare un pensierino ai bambini durante la cerimonia. Polcri, nonostante gli impegni e il periodo natalizio, ha assicurato la sua presenza, ribadendo nel suo saluto l’apprezzamento per l’iniziativa e per la generazione di uomini che, a partire dagli anni '60 e '70, come Amintore Fanfani, Giuseppe Fanfani e lo stesso Giovannino Fiori, hanno cercato di costruire progetti per migliorare il futuro della popolazione valtiberina. Per quanto riguarda il pensiero natalizio ai bambini Ucraini, ha espresso la propria soddisfazione per lo sviluppo del progetto in tutta la provincia di Arezzo e in Valtiberina, ringraziando le famiglie che con generosità hanno deciso di ospitare i piccoli. “La nostra provincia si sta veramente dimostrando molto sensibile. Siamo molto contenti che questo progetto, iniziato questa estate con 6 bambini ospitati nella provincia di Arezzo, ora sia triplicato con l’accoglienza di ben 16 bambini per il mese natalizio. E quello che colpisce di più è che fra le famiglie che hanno deciso di partecipare al progetto, ce ne sono anche diverse che hanno già bambini e che hanno deciso con senso di altruismo e disponibilità di aiutare questi bambini e le loro famiglie. Se il babbo fosse qui, avrebbe sicuramente gradito che alla fine di una cerimonia dedicata ai ricordi ci fosse una proiezione verso il futuro come questa. Tutti i bambini hanno bisogno di maggiore tutela e di un futuro senza guerre e violenza”, conclude il figlio Andrea.
Sono stati in totale quattro i parlamentari espressi dalla Valtiberina durante la cosiddetta Prima Repubblica. Provenienti tutti da Comuni diversi, tre di essi erano esponenti della Democrazia Cristiana e uno del Partito Comunista Italiano. Quest’ultimo, sempre in vita, è Livio Boncompagni di Sansepolcro, deputato negli anni ’80; gli altri tre hanno rappresentato il vecchio “scudo crociato”. Il più conosciuto è ovviamente Amintore Fanfani, nato a Pieve Santo Stefano e poi trasferitosi a Sansepolcro, più volte senatore e presidente del Senato, non dimenticando che per cinque volte è stato anche capo del governo. Dopo Fanfani, Giuseppe Bartolomei di Anghiari, senatore per 20 anni e ministro in un paio di governi. C’era poi Giovannino Fiori. Per quasi un paio di anni, dall’8 settembre del 1981 fino alle elezioni del 26 e 27 giugno 1983, i quattro erano presenti in contemporanea nei due rami del Parlamento; Fanfani era già senatore a vita, Bartolomei era senatore e fino al dicembre 1982 anche ministro dell’agricoltura e delle foreste, mentre Fiori e Boncompagni sedevano sugli scranni della Camera.
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