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Eolico industriale: risorsa, oppure danno per la Valtiberina?

Le opinioni dei sindaci dei comuni interessati dal progetto
Verrebbe da dire che c’è chi viene e c’è chi va. Il tema dei maxi impianti eolici industriali tra Valmarecchia e Valtiberina, nel crocevia tra Toscana, Emilia Romagna e Marche non ferma affatto la sua corsa. È una questione che, ogni giorno che passa, diventa sempre più attuale. Sono tanti i progetti presentanti, ognuno dei quali custodisce al suo interno una caratteristica. Uno degli ultimi, ma solo in ordine temporale, presentato da una ditta era il progetto eolico "Badia Wind" composto da 9 pale sparse qua e là tra i crinali di Rofelle. "Era" perché qualche settimana fa è arrivata comunicazione da parte del MASE che il progetto è stato bocciato in quanto la ditta, a seguito delle integrazioni richieste dagli enti, non ha presentato lo studio di incidenza ambientale. Quindi, di fatto, possiamo salutare “Badia Wind” e dare il benvenuto a "Scirocco Energy" – è l’ultimo presentato! - che prevede 10 pale alte 200 metri nel Comune di Casteldelci con opere di connessione che interesseranno Badia Tedalda e Sestino. In quest'ultimo, più precisamente a Ponte Presale, è prevista la costruzione della nuova stazione elettrica. Alcuni aerogeneratori sembrerebbero sovrapporsi a “Cactus Wind” ed essere molto ravvicinati a “Poggio Tre Vescovi” tra l’altro ripresentato nuovamente con un aggiornamento; sarebbe stato ridotto di una pala, scendendo quindi da 11 a 10, e la posizione della stazione elettrica è stata modificata con il nuovo punto di allaccio sempre previsto in località Pian di Rogna nel Comune di Sestino. La mappa di quel comprensorio al confine fra le tre regioni – Emilia Romagna, Toscana e Marche – è puntellata da qualcosa come 66/70 (il dato oscilla di continuo) pale in un raggio ristretto coinvolgendo anche luoghi con tutele particolari catalogati come “Siti Natura 2000”, ovvero quello in cui nasce il Tevere, la riserva naturale dell’Alpe della Luna e quella del Sasso di Simone, più il Parco Regionale del Sasso di Simone e Simoncello. Per Siti Natura, si intende aree che servono a “garantire il mantenimento a lungo termine degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciati o rari a livello comunitario”, come l’aquila reale o le orchidee selvatiche tanto per intenderci. Alle varie pale, infatti, va sommata quella già installata a Badia Tedalda sopra la galleria di Poggio dei Prati che di fatto – attualmente – è l’unica ad essere messa in piedi, ma funzionante a tratti. Oltre a “Badia del Vento”, il progetto che prevede le 7 pale e che è al momento l’unico approvato in conferenza dei servizi da parte della Regione Toscana, gli altri in itinere sono “La Fonte” (8 torri) in Toscana, “Poggio Tre Vescovi” (10) al confine fra Toscana ed Emilia Romagna, “Poggio delle Campane” (8) sempre in Toscana, Sestino (6), “Monte Petralta” (6) al confine con le Marche, “Poggio dell’Aquila” (3) in Toscana, ai quali si aggiunge “Cactus Wind” (7) e il già ricordato “Scirocco Energy” (10) mentre esce di scena “Badia Wind”. Gli impianti, inoltre, comporterebbero impatti diretti e irreversibili sulla fauna selvatica (come la mortalità per collisioni con pale che raggiungono 200 Km/h) e indiretti (disturbo acustico/visivo) in particolare per specie veleggiatrici come l’Aquila Reale – la sua presenza è accertata e l’area ospita almeno tre coppie nidificanti - e i Chirotteri. La realizzazione degli impianti, inoltre, insiste su un’area appenninica ad altissima fragilità idrogeologica e sismica, dove la creazione di fondazioni profonde, sbancamenti e scavi sia per le torri che per il cavidotto potrebbe costituire un fattore perturbativo critico che aumenterebbe il rischio non compensabile di riattivazione di frane e dissesti del territorio. Una questione delicata quella che sta vivendo il crinale dell’Appennino Centrale con amministrazioni comunali che stanno sposando i vari progetti degli impianti eolici industriali, mentre altre sono nettamente contrarie e appoggiano appieno quelli che sono i pensieri dei vari comitati e associazioni che negli ultimi anni sono nati e si sono battuti proprio per impedirne l’edificazione. Sulla carta sarebbe una bella barriera, seppure per il momento in piedi c’è solamente quella di Badia Tedalda vicino alla galleria stradale di Poggio dei Prati sulla Marecchiese. Secondo i comitati e anche per alcune municipalità della zona, la transizione energetica in atto oramai da alcuni anni potrebbe essere fatta anche senza consumare ulteriore suolo o arrecando danni permanenti al paesaggio; la soluzione, infatti, sarebbe quella di utilizzare aree già urbanizzate o parcheggi, ricoprendoli di pannelli fotovoltaici. Il nostro obiettivo, infatti, non è affatto quello di prendere una posizione in materia bensì offrire al lettore una panoramica generale di quello che sta accadendo sulla dorsale appenninica del centro Italia. Certa è una cosa: la questione è in continua evoluzione e quello che vi stiamo raccontando è aggiornato al mese di ottobre. Negli ultimi anni, perché di anni stiamo oramai parlando, diverse sono state le vicissitudini con comitati nati, alcuni si sono rafforzati e fusi, mentre altri hanno interrotto la propria attività. Almeno sulla carta il quadro è davvero complesso: da una parte il business delle energie alternative, dall’altra un territorio che chiede di essere salvaguardato. Chi la spunterà?
Cos’è un impianto eolico industriale?
Un termine, o meglio ancora una frase che la sentiamo pronunciare quasi quotidianamente in tutto lo stivale. Da nord a sud. Un impianto eolico industriale, chiamato anche “parco eolico”, è un insieme di turbine eoliche – aerogeneratori, di fatto – di grandi dimensioni installate in aree ventose per convertire l’energia cinetica del vento in energia elettrica e fornirla alla rete di distribuzione elettrica. Questi sistemi sono progettati per la produzione su larga scala di energia pulita e rinnovabile, sfruttando la rotazione delle pale eoliche per azionare un generatore e produrre elettricità che viene poi immessa nel sistema elettrico nazionale. La turbina eolica, quindi l’aerogeneratore, è il componente principale che cattura l’energia del vento. È composto solitamente da una torre, un rotore con pale eoliche, e una navicella contenente il generatore elettrico. Il vento fa girare le pale, che a loro volta azionano un generatore. Questo processo trasforma l’energia meccanica in energia elettrica. L’elettricità prodotta viene trasformata in alta tensione da un trasformatore e immessa nella rete elettrica per essere poi distribuita agli utenti finali. Le turbine industriali sono solitamente di notevoli dimensioni con potenze che vanno da centinaia di kilowatt a diversi megawatt, per massimizzare la produzione di energia. Vengono posizionate a terra, in zone con ventosità adeguata a ottimizzare la produzione. L’obiettivo è quello di generare una quantità significativa di energia elettrica per soddisfare il fabbisogno di un’ampia utenza, collegando più turbine in un unico “parco eolico”. L’impianto eolico è una fonte di energia pulita, che non produce gas serra e non dipende da combustibili fossili, contribuendo al tempo stesso alla salvaguardia dell’ambiente.
I possibili vantaggi
L’energia eolica sfrutta il vento, una risorsa naturale inesauribile e pulita, contribuendo a ridurre emissioni di CO₂ e a contrastare il cambiamento climatico. La produzione di energia eolica non genera rifiuti pericolosi, a differenza di altre fonti energetiche. Dopo l’installazione, gli impianti hanno costi operativi e di manutenzione relativamente contenuti. Inoltre, lo sviluppo degli impianti eolici crea occupazione sia nella fase di costruzione che in quella di manutenzione, stimolando le economie locali. Spicca, tra l’altro, la capacità di generare energia 24 ore su 24, non essendo vincolata solo al giorno o solo alla notte come altri impianti. Sviluppandosi in altezza, le turbine occupano una quantità davvero limitata di suolo permettendo anche il mantenimento – per esempio - delle attività agricole sottostanti.
I possibili svantaggi
Come tutte le fonti energetiche anche l’eolico presenta alcuni inconvenienti, legati per lo più all’impatto ambientale, agli alti costi iniziali e alla rumorosità delle pale. Sono questi, tra l’altro, alcuni dei punti in cui i comitati stessi si battono fortemente: accade nella parte alta della Valtiberina, ma in tutta Italia dove si paventa la possibilità di edificazione di un impianto eolico industriale. La vita utile media di un impianto eolico, allo stato attuale della ricerca tecnologica, si aggira intorno ai 15/20 anni. Tra gli impatti negativi degli impianti eolici c’è il deturpamento paesaggistico e il possibile inquinamento acustico: non solo, quindi, alterano il paesaggio circostante, ma producono un rumore assordante che può disturbare le comunità che si trovano nei paraggi così come disturbare la fauna selvatica presente in zona.
ALBERTO SANTUCCI, sindaco di Badia Tedalda
“Costruito nei modi giusti è una risorsa! Per andare incontro a quelle che sono le lamentele della Regione Emilia Romagna, il progetto è stato modificato, studiato nei minimi particolari, con soluzioni che riguardano lo spostamento di qualche centinaio di metri in terra toscana. Per quanto riguarda la migrazione della fauna, nei rotori sarà installato un sistema tecnologico che prevede il blocco totale della pala nel caso questi animali andassero a schiantarsi contro. I proventi che otterremmo per ospitare i parchi eolici, saranno poi utilizzati per mantenere in vita i servizi essenziali per il nostro territorio come la viabilità, strade e ponti, illuminazione pubblica, scuole e sanità. Inoltre, saranno sostenuti progetti per far decollare il turismo in montagna essendo una zona dove si rischia lo spopolamento. Chi pensa che le torri creino fragilità io rispondo con un secco no: le piattaforme in cemento armato con le loro perforazioni non fanno altro che rafforzare il terreno. L'investimento crea occupazione, per realizzare il parco sono previsti alcuni anni di lavori: una speranza per il futuro dei giovani”.
FRANCO DORI, sindaco di Sestino
“Serve la capacità di valorizzare il patrimonio ambientale e paesaggistico: queste sono le voci che circolano nel territorio di Sestino. Abbiamo partecipato con tutti i Comuni del crinale e abbiamo espresso un parere non favorevole all’impianto eolico. Crinali non idonei a pale eoliche decisamente troppo elevate, con tonnellate di cemento scaricate, cavidotti in territori fragili dove il dissesto idrogeologico fa da padrone. Questi sono luoghi adatti e vocati al turismo per la propria biodiversità, per il ‘rumore del silenzio’, della natura come il Sasso di Simone e Simoncello dove ci si può rilassare in luoghi incontaminati. La vicenda, quindi, resta aperta ma al tempo stesso sotto stretta osservazione, mentre in Valmarecchia cresce l’attesa per una decisione che potrebbe incidere in maniera significativa sul futuro e sulla sua vocazione turistica e ambientale. Valmarecchia che vuole far sentire con decisione la voce delle comunità che rappresenta”.
FABIANO TONIELLI, sindaco di Casteldelci
“Gli impianti eolici di Poggio Tre Vescovi e Badia del Vento sono un disastro. Il progetto è incompatibile con l’area appenninica già interessata da numerose altre proposte eoliche. È una chiara mancanza di trasparenza e di rispetto per il ruolo che spetta a chi, come noi, è direttamente coinvolto dagli impatti di un progetto di questa portata. La speculazione che ruota attorno crea solo danni ambientali senza benefici, si concentra sui profitti di pochi a scapito delle popolazioni locali. I rumori generati da queste enormi eliche alte 180 metri rappresentano un grave pericolo alla selvaggina migratoria, che è costretta a cambiare rotta modificando l’ecosistema. Il nostro territorio romagnolo non è il diretto interessato all’edificazione delle pale, ma a poche centinaia di metri sorgeranno torri altissime. La nostra posizione, come ribadita più volte sulle rinnovabili, non è impedire il passaggio alle fonti di energia green ma lottare contro la speculazione selvaggia; va incrementato un processo di transizione che avvenga con la collaborazione dei cittadini nel rispetto dell’ambiente il cui patrimonio naturale è sempre più martoriato dall’attività umana. Non possiamo permettere che ciò accada e vogliamo far sentire la nostra voce. Chiediamo alle autorità competenti di bloccare i progetti con un parere chiaro e netto, senza condizioni. Siamo intenzionati a dare battaglia!”.
ENRICO SALVI, sindaco di Verghereto
“Non ci sono fonti ufficiali affidabili per poter sostenere se siano una risorsa o una minaccia: servono dati certi per dare risposta al sacrificio che si assume il territorio sul patto ambientale e geologico. Il progetto del parco eolico di Poggio Tre Vescovi è faraonico, apre scenari di dissesto con scavi e colate di cemento mai viste nelle nostre montagne così fragili e marginali. Le offerte di vantaggio fatte dalla società realizzatrice sono poca cosa e quel poco che arriva dai proventi devono essere investiti solo nell’ambiente dove ha sede il parco. Il pericolo per gli allevatori è perdere il proprio lavoro e gli espropri di terreno vanno a discapito loro. Questo significa nessun servizio utile alla popolazione, con i provenienti non si potrà investire sulle strade, sugli edifici pubblici, scuole e sanità. Facendo i conti con la nuova realtà l’immagine turistica cambia il tessuto locale e di conseguenza le prospettive. Con un impatto così devastante i pareri degli enti preposti a dare il consenso, compreso la Regione Emilia Romagna, sono contrari. Deve essere la gente locale a decidere il proprio futuro e non forze esterne, nessuno è contrario alle energie rinnovabili green ma serve un lungo dibattito tra i cittadini del nostro Comune. Se facciamo i conti, non ci sono le condizioni per iniziare i lavori. Pare un assalto alla diligenza!”.
ROMINA PIERANTONI, sindaco di Borgo Pace
“Meglio definirlo Impianto eolico e non ‘parco’. C’è grande amarezza e siamo molto rattristiti per quello che sta portando avanti il neo rieletto Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani; i loro progetti non tengono conto delle realtà locali. Badia del Vento, che prevede l’installazione di sette pale eoliche alte 180 metri in zona toscana a ridosso del nostro Comune nelle Marche, rischia di trasformare per sempre il paesaggio e l’identità delle zone dell’entroterra. Il parco, sì collocato in Toscana ma ai confini con le Marche, graverebbe in maniera diretta su Borgo Pace con torri all’orizzonte creando pesantissime ripercussioni sull’ambiente e il turismo sarebbe il più penalizzato. Il Comune ha lanciato l’allarme per il danno che si va a creare su tutto il crinale e quindi siamo contrari a questi tipi di impianti. L’area appenninica rischia di essere sacrificata a favore di interessi che non considerano la tutela delle comunità locali. Per questa serie di problematiche c’è bisogno della partecipazione di tutti i cittadini per controbattere al progetto. Siamo favorevoli all’energia pulita, vogliamo essere i promotori di un sistema libero senza gas che si sprigionano nell’atmosfera ma avere pale così enormi per le nostre terre così friabili, significherebbe modificare tutto l’ecosistema. Il territorio va difeso!”.

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