Opinionisti Marco Cestelli

Sarei stato fascista durante il fascismo?

Non avrei mai pensato di vivere in un momento così ma, in definitiva, “me ne frego”o

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Si, credo proprio di si. Sarei stato parte della gran massa di persone che accettarono il fascismo e Mussolini, sarei stato tra le fila di coloro che avrebbero avuto paura del disordine sociale. Mi sarei bevuto tutte le cavolate sparate dal regime sulle “meravigliose sorti e progressive” che attendevano inesorabilmente l’italico popolo incline alla grandezza di Roma. Perché? Perché mi avrebbe fatto comodo così, meglio credere a quello che è facile e immediato piuttosto che pensare a cambiare uno stato di cose che forse non conoscevo. Non avrei provato entusiasmo, probabilmente, per le carnevalate di regime; non avrei indossato pimpante la camicia nera nelle sfilate del sabato fascista; avrei sentito addosso un po’ di disagio per la retorica asfissiante dei gerarcucci locali e nazionali, per il positivismo di regime, per le battaglie del grano, per l’oro alla patria, mi sarei iscritto al partito per il quieto vivere, avrei sperato (con scetticismo) che la qualità della leadership fascista fosse effettivamente degna di fiducia. Avrei contato comunque sul buon senso della gente, sul senso di umanità che permeava la società italiana, sul senso del dovere delle persone, sulla famiglia, sul riconoscimento della qualità delle persone che in ogni caso avrebbero fatto parte della mia esperienza personale. Certo avrei provato profondo fastidio per le carriere brillanti che probabilmente attendevano sciocchi e “poveri di spirito” che avrei visto crescere attorno a me, in premio per la loro fedele ed entusiastica adesione al partito (ma per questo non c’è bisogno di una dittatura, lo abbiamo visto tutti anche dopo, e anche prima, e anche sempre nelle società antiche e moderne. La fedeltà acritica ha sempre un valore commerciale per chi vale poco).
Poi, via via, ci avrei creduto un po’ di più con l’avvento dell’Impero, gli otto milioni di baionette, le parate militari, insomma avrei pensato che davvero eravamo forti. Poi in fondo tanti anni di regime ti narcotizzano, mica c’erano i social o la stampa internazionale a spiegarti cose diverse, a farti desiderare cose alternative.

Ma sono cresciuto a pane, nutella e antifascismo, in pieno boom economico, anzi nella sua ricca e febbricitante coda, in un epoca in cui il domani sarebbe stato sempre migliore, in cui la società (tutta) cresceva costantemente, i diritti diventavano tali, la cultura era ad appannaggio di tutti. Certo rimaneva il terrorismo di destra e di sinistra, attentati e scioperi, debolezze sociali endemiche e soprattutto un'altra asfissiante cappa culturale di sinistrismo borghese che però avrebbe avuto delle utili funzionalità (eravamo tutti “impegnati” a pensare, la musica e i cantautori, la letteratura e la TV, i giornali, ecc.). Insomma erano tempi che mi sembra di poter dire che erano “meno stupidi” degli attuali, meno vuoti, meno epidermici ed egoistici.  

E dunque? Sarei stato fascista sotto il fascismo, affluente nei tempi successivi, tecnocratico e economicista poi, avvilito e sconfortato oggi, “presuntuoso” nella mia “presunta” intelligenza e cultura di osservatore “boomer” nel guardare distaccato la pochezza della politica oggi: uno scontro costante e asfissiante tra tifosi, tra ultras dell’una o dell’altra parte, tra chi vede bianco o nero senza assaporare le infinite varianti del grigio. Non avrei mai pensato di guardare con tenerezza e compassione a quei beceri revanscisti del fascismo, o del comunismo, o del nihilismo. Oggi che l’ignoranza è una scelta si sceglie il “pensiero breve”, il facile fascino delle “non” ideologie, delle “non” idee. Non ci sono più leader di levatura che sappiano guardare al futuro, ideologie o pianificazioni di crescita (non solo economica ma sociale, intellettuale), ma solo nostalgia (spesso sciocca), immobilismo, difesa del proprio particolare, pessimismo cosmico a cui rispondiamo con una visione “brevissima”.

Non avrei mai pensato di vivere in un momento così ma, in definitiva, “me ne frego”. 

Marco Cestelli
© Riproduzione riservata
19/10/2024 12:42:19

Marco Cestelli

MARCO CESTELLI: Persona molto conosciuta a Sansepolcro, studi economici e commerciali a Milano, manager e imprenditore, scrittore, conferenziere e comunicatore, ha viaggiato in molte parti del mondo, ha sperimentato innovazioni e il valore della cultura. Legatissimo alla sua terra ama l’arte e la storia, la geopolitica e la cultura europea. Sa di non sapere mai abbastanza.


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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