Opinionisti Marco Cestelli

La nuova era dell'Impero

La storia è spesso un elastico, soprattutto in tempi moderni

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Prima c’erano monarchie costituzionali, adesso ci sono imperatori ed imperi; verrebbe da dire che per noi (italiani ed europei) cambia poco, sudditi lo eravamo prima e sudditi rimaniamo oggi. Vero ma un conto è, guardando la storia, diventare un insieme di comuni pulsanti e pensanti, un altro è tornare ai feudi e feudatari del Sacro Romano Impero. È cambiato uno stile, un concetto, una visione: mentre prima potevamo illuderci di essere partner adesso siamo più sudditi che devono, platealmente, andare a baciare la pantofola al Sacro Soglio. Quindi cambieremo anche noi, piano piano, e il nostro modo di pensare le nostre cose, soprattutto alla velocità e ai costi delle nostre decisioni.

Di imperi per il mondo ce ne sono 3 reali, 2 potenziali, 2 con qualche velleità ripagata diversamente dalla storia e 3 sconfitti dalla medesima storia che non cambierà più. Cosa fa di un impero un vero centro del baricentro geopolitico? 4 cose:

1.     Una potenza militare reale e indiscussa

2.     Una moneta forte e dominante

3.     Una vera indipendenza energetica

4.     Un trend demografico in crescita

Al momento solo una nazione soddisfa queste 4 caratteristiche. La nuova Roma, intesa come impero, è lì a ricordarci a tutti che (noi) siamo vecchi nel pensiero e lenti nell’evoluzione: in primis proprio sull’emigrazione, noi vassalli pensiamo all’integrazione e l’Impero pensa all’assimilazione; non basta essere nati sul suolo nazionale per esserne cittadini, ma bisogna aderire alla cultura, all’ideologia, alle convenienze, ai sogni dell’Impero. E allo stesso modo non basta essere alleati, ma aderire ai suoi interessi, alle sue mire, alle sue priorità. 

Il potere politico è tornato a dettare le regole. L’adesione che gli uomini più ricchi del mondo, proprietari delle aziende più potenti del mondo, hanno dato all’Imperatore ha molto impressionato. Si è detto che ora un’oligarchia governerebbe l’Impero. Ma è una visione fuorviante. L’omaggio dei ricchi all’Imperatore molto aveva di sottomissione feudale e molto meno di convinta o estorta adesione. Come negli altri due imperi il potere economico e di condizionamento sociale è tornato saldamente nelle mani della politica. In questo aiutato dalle nuove potenti, penetranti tecnologie.

L’imperatore parla con gli imperatori, con essi si trova più a proprio agio, ovvero preferisce avere a che fare con chi è veloce e svelto nelle decisioni, con chi comanda davvero, senza quelle faticose pastoie delle democrazie che saranno pur presentabili e affascinanti ma ... come sono lente e piene di pesi e contrappesi: ruminanti invece di squali.

A dire il vero il nuovo Imperatore mi ricorda il leone re della foresta che si divertiva a terrorizzare i suoi sudditi andando in giro con un blocchetto a dire “oggi ti segno e domani ti mangio”, però non si era mai sentito un paese democratico che pretende di comprare un’isola che è parte di un alleato sovrano. Almeno era tanto tempo che non succedeva una cosa simile. Mi ricorda che nel 1945 probabilmente, con questo Imperatore, avremmo perso la Sicilia che, se pur senza il ricco sottosuolo, avrebbe avuto comunque una solida presenza geopolitica nel Mediterraneo (o come lo chiamano quelli che hanno studiato: il medio oceano).

La storia è spesso un elastico, soprattutto in tempi moderni: si estende verso la democrazia e poi s ritrae verso l’autocrazia. Stiamo probabilmente vivendo questo momento qui, e poi magari cambierà ancora. 

Redazione
© Riproduzione riservata
28/01/2025 18:32:24

Marco Cestelli

MARCO CESTELLI: Persona molto conosciuta a Sansepolcro, studi economici e commerciali a Milano, manager e imprenditore, scrittore, conferenziere e comunicatore, ha viaggiato in molte parti del mondo, ha sperimentato innovazioni e il valore della cultura. Legatissimo alla sua terra ama l’arte e la storia, la geopolitica e la cultura europea. Sa di non sapere mai abbastanza.


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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