Si ma non nel mio cortile, la sindrome NIMBY

Chi è contrario alla “raccolta differenziata”?
Recentemente una comunità decide che venga ritirata la spazzatura porta a porta, ciò comporta un'attenta divisione degli scarti di casa tra vetro, plastica, carta e indifferenziata (organico), la collocazione puntuale dei rifiuti su appositi contenitori in giorni prestabiliti. Mi sembra un passo nella giusta direzione. Chi è contrario alla “raccolta differenziata”? Chi è contro il riciclo e la valorizzazione dei rifiuti? Ovviamente nessuno, almeno a parole. “Si ma non per me, non per casa mia”, ovvero la sindrome NIMBY (not in my back yard, non nel mio cortile di casa). A torto o a ragione ho sentito levarsi obiezioni di vario genere di cui non mi dilungo, alcune comprensibili e altre meno.
Una comunità decide che per diminuire l'impatto della plastica negli scarti sia vincolato il tappo alle bottiglie, riducono il rischio di perdite o fuoriuscite di liquido durante il processo di riciclaggio. Ciò può evitare inquinamento e contaminazione di altri materiali riciclabili. I tappi fissi alle bottiglie possono ridurre la loro dispersione di tappi di plastica nell'ambiente. Chi non si preoccupa del problema delle microplastiche e persino nel nostro organismo? E che dire delle strazianti immagini di animali che se ne cibano assieme al placton marino, che poi finiscono nel nostro piatto e quindi nel nostro organismo? E quelle terribili immagini di isole oceaniche di plastiche disperse? Siamo tutti portati allo sconforto verso il problema ambientale ma “che centro io?” E anche qui ho letto e sentito il fastidio, l'incombere di un sopruso verso il povero bevitore che si ritrova il tappo tra le narici, la violenza perpetrata ai consumatori per un tappo che non si disperde sul terreno.
Tutto il mondo sembra, più o meno velocemente, spostarsi verso la mobilità elettrica (parziale o totale). È un bene? È un male? Tant'è, è così. Ma sembra proprio un insulto alle glorie italiche dei bei motori di una volta, di quelle auto che facevano sognare (chi aveva i soldi per acquistarle). Ah che nostalgia di quelle belle sgassate ai semafori in cui sentivi il muro di piombo e combustione assalirti, beato, con il rombo dei motori che scalpitavano prima del verde. E che dire di quei tavolini sulla strada in cui sentivi la modernità inalata ad ogni sorso del caffè? Anche qui i poteri forti, quelli dei tappini, quelli della raccolta differenziata, la fanno da padroni (ma una volta non erano i petrolieri texani?) e ci vorrebbero piegati a questa moda dell'impianto a batteria. Ma son questi i modi di combattere l'anidrite carbonica? E la nostra gloriosa industria nazionale?
Ognuno di noi ha uno smartphone, e magari un tablet, un pc, un lap top, da ricaricare, quindi ci vuole energia elettrica. Non so se ve l'hanno detto ma in Italia abbiamo una buona produzione di idroelettrico e un po' di gas e petrolio, ma ben poca roba per un paese che si picca di essere tra le più importanti economie del mondo. Quindi se basiamo tutto sugli idrocarburi dobbiamo importarli, e cari. Allora investiamo nelle energie rinnovabili? Ma per l'amor del cielo mica vorrai mettere i pannelli solari sui campi in pianura? Quelli servono a produrre cibo, è logico no? Allora li potremmo mettere in collina. Eh no, i nostri paesaggi, son posti per le vigne e oliveti. Allora l'eolico? Ma scherzi davvero? Sui nostri monti, su quelle creste appenniniche che fanno parte della nostra storia, della nostra pittura, del nostro vivere il bosco e la montagna. Come? Nessuno sa il nome dei posti dove si metterebbero questi mostri bianchi che ruotano le pale come draghi che sbuffano fuoco? In quei boschi non ci va anima viva? E i lupi allora? E gli uccelli di passo, i chirotteri, le farfalle , la natura incontaminata, i crinali dipinti dai nostri artisti più famosi ..
Pannelli ok ma solo sui tetti dei capannoni (bisogna sentire i proprietari però, è una cosa privata e non di poco conto) e le pale eoliche ok ma da un'altra parte, noi che centriamo con questo futuro?
C'è sempre una voce che ci ricorda quanta energia ci vuole per la transizione energetica, c'è sempre qualcuno pronto a difendere il passato per ridicolizzare il futuro. Eppure i tempi cambiano comunque e in nome di un pollice alzato e dei facili entusiasmi da bar si spara a pallettoni verso il cambiamento che, nonostante noi, avrà luogo lo stesso. Vogliamo parlare del nucleare? Perlamordiddio. Un termo-valorizzatore? Facciamo un comitato. Una strada nuova? Un ponte? Ve lo dico sin da ora, prepariamo la nostra straordinaria capacità di scandalizzarci e protestare per l'Intelligenza Artificiale (sarà pervasiva e straordinaria) e per gli umanoidi entro non molti anni, molto presto. Prepariamoci.
Il futuro passa e noi ci scansiamo, e (ahimè) non c'è progresso senza costi che siano collettivi o individuali. Difendiamo ogni metro del nostro quieto vivere perchè non accettiamo che un paese si modernizzi, salvo poi lamentarsi che questo accada davvero. E di lamentela in lamentela, di comitato in comitato, rimaniamo più indietro delle palle dei cani. Un paese moderno ha bisogno di una visione del futuro e noi siamo vecchi: invecchiare è il privilegio dei vivi, e il premio di una vita ben spesa; pensare da vecchi però è un crimine.

Marco Cestelli
MARCO CESTELLI: Persona molto conosciuta a Sansepolcro, studi economici e commerciali a Milano, manager e imprenditore, scrittore, conferenziere e comunicatore, ha viaggiato in molte parti del mondo, ha sperimentato innovazioni e il valore della cultura. Legatissimo alla sua terra ama l’arte e la storia, la geopolitica e la cultura europea. Sa di non sapere mai abbastanza.
Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.
Commenta per primo.