Femminicidio ad Arezzo: insulso titolista
Tragedia versus insulso marketing social
Su alcune cose può capitare di sbagliare, per questo occorre una catena di controllo; la fretta può essere una giustificazione; la cialtroneria è invece una aggravante. E comunque puoi correggere gli errori, anzi approfittare della correzione per sviluppare con più accuratezza il ragionamento.
Circa la notizia dell'assassinio di una donna da parte del marito avvenuto in una città dove gli omicidi sono rari ancora maggiore dovrà essere la attenzione.
Perché quanto è accaduto qualche giorno fa in fondo a via Giotto ad Arezzo meritava tutte le attenzioni del caso: non è un femminicidio, è una tragedia della tristezza. Perché le famiglie sono lasciate sole ad affrontare e gestire quelle feroci sentenze in ambito di salute che vengono purtroppo tanto spesso pronunciate e che implicano la perdita di capacità intellettive o fisiche in un arco di tempo più o meno lungo.
Crudeli.
Il declino di una persona che viene vissuto in un ambito familiare, con la feroce componente derivante dal rapporto affettivo ed emotivo, un ambiente che viene lasciato solo e senza risorse ad affrontare una prova distruttiva.
Certe persone sono cattive, ma anche lo Stato e le istituzioni sanno esserlo.
E qualcuno può vedere soltanto nero intorno a sé e davanti a sé, arrivando a decisioni e atti che possono anche essere visti come pietà.
Per questo abbraccio quell'uomo di via Giotto e non lo giudico un femminicida.
Solo un povero diavolo cui è capitata una di quelle sentenze contro le quali non si può fare appello.
Alessandro Ruzzi
Aretino doc, ha conseguito tre lauree universitarie in ambito economico-aziendale, con esperienza in decine di Paesi del mondo. Consulente direzionale e perito del Tribunale, attento osservatore del territorio aretino, ha cessato l'attività per motivi di salute, dedicandosi alla scrittura e lavorando gratuitamente per alcune testate giornalistiche nelle vesti di opinionista. alessandroruzzi@saturnonotizie.it
Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.
Commenta per primo.