“La mostra dei ricordi” al San Donato: immagini e parole per non dimenticare chi dimentica

Un percorso fotografico promosso da AIMA Arezzo in occasione del mese mondiale dell’Alzheimer
Ricordi che riaffiorano, storie che prendono forma attraverso immagini e didascalie nate dalla condivisione di momenti felici. È questo il cuore della mostra fotografica “La mostra dei ricordi”, allestita da oggi fino al 5 ottobre nella hall dell’ospedale San Donato di Arezzo.
“Per non imenticare chi dimentica”: è questo il messaggio che accompagna l’esposizione, pensata come uno spazio di memoria condivisa, accoglienza e vicinanza. L’iniziativa, promossa dall’Associazione Italiana Malattia di Alzheimer (AIMA) di Arezzo con la collaborazione della Asl Toscana sud est e il supporto del Cenacolo degli Artisti, rientra nelle attività organizzate per il mese mondiale dedicato all’Alzheimer e ad altre forme di demenza. AIMA Arezzo, presente sul territorio dal 2000, da anni si impegna a sostenere persone con demenza, familiari, operatori sanitari e cittadini, con l’obiettivo di costruire una comunità più consapevole e solidale. La mostra si inserisce all’interno del progetto regionale “Solidarietà per la Demenza” e vuole offrire ai visitatori un’occasione di riflessione e sensibilizzazione.
“Con questa esposizione – dichiara Silvana Repetti, presidente di AIMA Arezzo – vogliamo dare voce ai ricordi e al loro valore universale. Le fotografie esposte raccontano momenti di vita che appartengono a tutti noi e che diventano ancora più preziosi quando la memoria inizia a sfumare. È un invito alla comunità a stare vicino alle persone con demenza e alle loro famiglie, nella consapevolezza che la condivisione e la solidarietà fanno la differenza”.
“Questa mostra – sottolinea Piero Coleschi, direttore della Neurologia dell’ospedale San Donato – rappresenta un’occasione importante non solo di sensibilizzazione, ma anche di vicinanza concreta alle persone colpite da Alzheimer e alle loro famiglie. La memoria non è soltanto una funzione cerebrale: è ciò che ci lega agli altri e alla nostra storia. Iniziative come questa ci ricordano quanto sia fondamentale un approccio umano e multidisciplinare nella cura, che integri competenze mediche con il sostegno affettivo e sociale”.
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