Opinionisti Giorgio Ciofini

Via Concini esprime l’anima anarchica di Arezzo.

Ci passo spesso ‘n biciletta...

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Tra la stazione di Pescaiola, gli scheletri del mercato ortofrutticolo, i palazzoni alla Scampia e il Consorzio del ventennio, via Concini esprime l’anima anarchica di Arezzo.   

Via Concini

         Ci passo spesso ‘n biciletta, in via Concini, ch’è ‘na via avventurosa com’il maresciallo D’Ancre, di cui non per dispetto porta ‘l nome. È a senso unico, nel senso che una volta presa, indietro non s’artorna.  A l’inizio, quando giri a gomito da via Benedetto Croce, propio di fronte alla ferrovia per Sinalunga, ci starebbe bene ‘n cartello come quello che c’è sulla porta de’l’Inferno: Per me si va si va nella città dolente… lasciate ogni speranza voi ch’entrate. Ma se ti fai coraggio e t’inoltri, t’artrovi in Paradiso. A destra la stazione di Pescaiola, senza più un cliente ne una lira per far cantare ‘n cieco, ti si fa incontro e ti fa festa come se non t’arvedesse da una vita. Il fatto è che, da que’le parti, oramai son tutti forestieri e lei, quand’arvede ‘n aretino, si commove. Allora ti fermi a far quattro chiacchiere e t’accorgi, ch’è parecchio meglio di quella pomposamente chiamata centrale. Sa anche ‘n po’ di terra abbandonata, come tutta Pescaiola, ma è una vecchia signora ch’ha conservato l’antica dignità. La guardi e scopri, ricoverate sotto ‘na tettoina, due locomotive a vapore tutte rilucidate, che ti vien voglia di ripigliare ‘l trenino per Sinalunga, ch’era l’altro capo del mondo. Salutata la stazione, prosegui ‘n biciletta più contento lungo via Concini e ‘n lontananza spunta, come ‘na visione, la sagoma edilizia del Ventennio, che s’è rifugiata a Pescaiola. Il consorzio agrario, coi su’silos torreggianti, di fronte al palazzone dell’intercultura mett’a confronto, faccia a faccia, l’edilizia del Duce co’ Scampia. Dall’altra parte della ferrovia mentre pedali, propio davanti ai campini della Tuscar, lo scheletro del mercato ortofrutticolo co’le colonne ed i solai ’n’eternit, regalano l’eternità a chi ci crede. Così tiri dritto, pigiando a più non posso su’ pedali. Dovunque vai però, a Pescaiola, vedi coi tu’occhi e tocchi il piano sregolatore del Gregotti, ch’è il massimo per uno spirito libertario, che vole andare ‘n bicliletta ‘n do’ lo porta ‘l vento. Tramontana o grecale, garbino o libeccio, la biciletta in via Concini va da se’ verso ‘n edilizia residenziale spontanea, come le piante del piccolo parco pubblico davanti alla stazione, che si son piantate liberamente ‘n quei giardini, che paion un di quei quadri ‘n cui i pittori ci traventano i colori da lontano. Sono ‘l massimo dell’arte d’oggigiorno, quasi ‘n anticipazione icastica senza ‘l Macrì. Ma se procedi verso la Meridiana e le casine in laminato, incontri anche Biancaneve e i sette nani ‘n un bosco di vegetazione spontanea che, invece che lungo ‘l Vingone, ti pare d’essere lungo ‘l rio de’l’Amazzoni. Come le piante, così nascono anch’i palazzi e le vie a Pescaiola, ‘n do’ c’è di tutto. L’altro giorno, presempio, ho ‘ncontrato un serpentello acquaiolo oramai civilizzato, ch’ha atraversato sulle strisce. Se poi sei appassionato d’astronomia, ti basta oltrepassare via Dal Borro, per pedalare ‘n un pianeta a  scelta: su Giove, Marte, Urano e anche su Venere, che però è ‘na via che ci sta e non ci sta, come le donne. Grazie al piano sregolatore chiunque, a Pescaiola, pol fasse ‘na casina come gli pare e piace, anche s’oramai per l’edilizia tipica è armasta solo ‘nquella landa lungo ‘l Vingone, ai margini de’la foresta equatoriale. Anch’io, ‘n biciletta, passo a’la larga da quel terreno infido e paludoso, supero ‘l ponte e piglio di corsa la pista ciclabile del Beppe, svicolando da que’palazzi a punta della Meridiana, tipici come la panzanella e l’acqua cotta, che la mi’ moglie milanese ficcherebbe ‘n posti che non si dicono, a chi l’ha fatti. Comunque sempre meglio che ‘l Pirellone. ‘Nconfronto anche le scatoline del Tortaia, paion fatte da Renzo Piano e, almeno, ‘n quel posto un c’entrano manc’a’pigialle.

Redazione
© Riproduzione riservata
24/01/2025 10:38:40

Giorgio Ciofini

Giorgio Ciofini è un giornalista laureato in lettere e filosofia, ha collaborato con Teletruria, la Nazione e il Corriere di Arezzo, è stato direttore della Biblioteca e del Museo dell'Accademia Etrusca di Cortona e della Biblioteca Città di Arezzo. E' stato direttore responsabile di varie riviste con carattere culturale, politico e sportivo. Ha pubblicato il Can da l'Agli, il Can di Betto e il Can de’ Svizzeri, in collaborazione con Vittorio Beoni, la Nostra Giostra e il Palio dell'Assunto.


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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