Lina cavalieri, la donna piu’ bella del mondo
Gabriele D’Annunzio la definì come la “Venere in Terra”
È stata la grande icona del suo tempo: da canzonettista a cantante lirica, poi attrice, il cui straordinario aspetto fisico ed estetico finiva sempre però con l’avere il sopravvento, tanto che Gabriele D’Annunzio la definì come la “Venere in Terra”. Un figlio avuto in giovanissima età e ben cinque mariti, ma in primis – si dice – qualcosa come 840 proposte di matrimonio
La bellezza femminile italiana è un’altra “eccellenza” del nostro Paese. Tante le donne che, nel corso delle varie epoche, hanno dato lustro all’Italia sia per il loro aspetto che per le loro capacità. Donne divenute autentiche “icone” della femminilità e della professionalità, che tutto il mondo ha ammirato e che anche oggi continua ad ammirare. Quando si parla di bellezza, è chiaro che si vada a pescare in primis nell’ambito dello spettacolo, in particolare fra le categorie delle attrici e delle fotomodelle. E allora, da Lucia Bosè a Silvana Mangano, da Sophia Loren a Gina Lollobrigida, fino a Monica Bellucci (ma la lista è lunga), l’Italia ha avuto ogni volta grandi simboli in tal senso. Donne che ci hanno reso famosi e che hanno mantenuto bellezza e fascino anche in età più attempata. Tuttavia, un emblema in tal senso l’Italia lo aveva avuto anche cento anni fa: stiamo parlando di Lina Cavalieri, ovvero di colei che è stata “la donna più bella del mondo”, perché questa fu la stupenda etichetta con la quale si arrivò a identificarla. E se ciò non bastasse, aggiungiamo le parole di Gabriele D’Annunzio, che di donne certamente si intendeva e che la definì come “la massima testimonianza di Venere in Terra”. A lei, in questo numero del nostro periodico, le pagine dedicate alle donne protagoniste, quelle che hanno saputo lasciare il segno nella storia. Canto lirico e cinema le strade intraprese nella sua vita da Lina Cavalieri, che ora andiamo a ripercorrere.
Era nata a Roma il 24 dicembre 1875 e al secolo era Natalina Adelina Cavalieri, per cui con il diminutivo di Lina riusciva a coprire entrambi i nomi. Era la prima figlia di un assistente edile marchigiano, Florindo Cavalieri e di una sarta originaria del Viterbese, Teonilla Peconi; il padre venne licenziato per aver difeso la moglie dalle molestie del suo datore di lavoro. Da giovanissima, Lina è costretta a svolgere umili lavori: fa anche la sarta e impagina le copie del giornale “La Tribuna”, ma evidentemente è di buon umore e allora è abituata a cantare anche quando lavora. La madre nota che la figlia ha questa predilezione e la manda a scuola di canto dal maestro Arrigo Molfetta, che tuttavia la mette incinta e a 17 anni Lina partorisce colui che rimarrà il suo unico figlio. Un aspetto, questo, che per molti non rimane chiaro, anche se non è da escludere che sia stata sedotta dal suo insegnante. Lui avrebbe dato soldi alla famiglia di lei quale forma di “risarcimento” per averla messa incinta, ma a distanza di anni Lina avrebbe restituito quella sorta di debito, consistente in 1750 lire. Un figlio chiamato Alessandro, che ha vissuto quasi sempre in collegio e lontano da lei e che intraprende la carriera militare in cavalleria. Lei gli invia lettere e assegni da Parigi o da New York anche dopo che una caduta da cavallo costringe il figlio a non poter più cavalcare. Lina Cavalieri ha sposato anche Giovanni Campari, mentre Giuseppe Campari, il pilota automobilistico conosciuto come “El Negher”, sposerà un’altra cantante lirica quasi omonima, ovvero Lena Cavalleri. Questa situazione creerà confusione ed equivoci fra le due coppie. La Cavalieri diventa ben presto popolare come canzonettista: la voce è la gran dote che possiede, la sua straordinaria bellezza è il valore aggiunto e anche il suo temperamento focoso è un’altra componente del successo crescente che riscuote: canta al teatro Orfeo per dieci lire al giorno e al teatro Diocleziano per quindici, ma ora è giunto il momento del salto di qualità a Napoli. Qui, al Salone Margherita, Lina Cavalieri raggiunge il primo successo, trattandosi del traguardo più prestigioso per una canzonettista del tempo. Non solo: il Salone Margherita era il luogo che spalancava le porte dell’Europa e lei spopola alle “Folies Bergere” di Parigi con un programma di canzoni napoletane, accompagnata da un’orchestra completamente femminile di chitarre e mandolini. Nel periodo della “Belle Epoque”, Lina Cavalieri conquista per la sua bellezza e la sua grazia da vera dama, nonostante le sue umili origini; è in questo frangente che Gabriele D’Annunzio le dedica una copia del romanzo “Il piacere” (1899), coniando di lei la definizione già riportata con l’accostamento a Venere. Una volta acquisita grande popolarità, la Cavalieri sale di grado per passare alla canzone lirica e il 4 marzo del 1900 debutta al teatro San Carlo di Napoli con “La Boheme” di Giacomo Puccini; la città partenopea diventa ancora il luogo di partenza del nuovo successo professionale, perché comincia a esibirsi nei più importanti teatri d’Europa e d’America, cantando assieme a nomi celebri della lirica quali i tenori Enrico Caruso e Francesco Tamagno. Si dice che come cantante lirica non avesse doti particolarmente elevate, ma la sua bellezza, l’eleganza del suo portamento e le acconciature sontuose erano tali che al pubblico bastava vederla sul palco, prima ancora che ascoltarla. La sua presenza sulla scena della lirica, in un’epoca di puritanesimo, porta un’autentica ventata di sensualità (garbata, però) e pone all’attenzione l’espressione suprema della bellezza femminile del suo tempo; se magari non eccelleva a livello di voce, riusciva però a esaltarsi e a esaltare con presenza scenica e recitazione, carte decisive nell’epoca del verismo. E questo le produce ingaggi oltre oceano per la Metropolitan Opera Company e per la Manhattan Opera Company di New York; proprio in quest’ultima sede è protagonista nel 1906 della “Fedora” di Umberto Giordano accanto a Enrico Caruso e al baritono Antonio Scotti, con tanto di bis del finale del II Atto e nel 1907 della “Adriana Lecouvreur” di Francesco Cilea. Celebre il bacio appassionato fra Lina e Caruso al termine del duetto d’amore in “Fedora”, al punto tale che gli americani la ribattezzano “The kissing primadonna”. È il 1914 quando la Cavalieri abbandona il teatro per darsi al cinema. Si cimenta nella “Manin Lescaut” e interpreta in totale altri sette film, ma nel piccolo schermo la sua immagine non “rende” come sulla scena. Nel 1920, all’età di 45 anni, si congeda definitivamente da professione e spettacolo, pronunciando la seguente frase: “Mi ritiro dall’arte senza chiasso dopo una carriera forse troppo clamorosa”. L’anno seguente si trasferisce a Parigi: avendo oramai un nome a livello internazionale, apre un istituto di bellezza con il risultato di attrarre tante donne incuriosite dal mito che era riuscita a crearsi, scatenando passioni di ogni tipo e alimentando il corteggiamento nei suoi confronti da parte di uomini di alto rango, vedi principi, nobiluomini e facoltosi. Si parla addirittura di 840 proposte di matrimonio ricevute, ma in casi del genere la verità potrebbe essersi benissimo mescolata con la leggenda; l’unica certezza – e anche questo è un record – riguarda i suoi cinque matrimoni, nessuno di lunga durata. Il primo marito, sposato nel 1899 a Pietroburgo, è stato il principe Alexander Vladimirovich Baryatinsky; divorzio abbastanza rapido, non appena lui le chiede di lasciare il teatro non per questione di gelosia, ma di etichetta su volontà dello zar Nicola II. La disperazione del principe sarebbe arrivata a un punto tale da sposare una sosia della Cavalieri per poi darsi all’alcool e morire ad appena 40 anni, esprimendo la volontà di essere sepolto a Firenze, la città che Lina tanto amava. Non solo: così forte era l’amore che provava per lei da regalarle una collana di smeraldi talmente lunga che erano necessari tre giri intorno al collo e vi era pur sempre la ricaduta nel suo ventre. Dal principe a un uomo ricchissimo: Robert E. Chanler è stato il suo secondo consorte, conosciuto al “Metropolitan” nel 1907 durante le rappresentazioni di “Fedora”. Durata del matrimonio: una sola settimana. Chanler faceva leva sulle sue ricchezze per tenerla legata a sé, ma lei non ne voleva sapere di trasformarsi da cantante in moglie. Prima della separazione, una cospicua quantità di beni (con assieme anche tre palazzi) passa dall’americano alla Cavalieri. Il terzo marito della serie è stato invece un collega: il tenore francese Lucien Muratore che, sposato nel 1913, riesce nell’intento di farle abbandonare il teatro. Nuovo divorzio nel 1927 perché nel cuore di Lina Cavalieri è entrato Giovanni Campari, imprenditore appartenente alla nota famiglia che ha creato la celebre bevanda. Campari è con lei quando rientra in Italia e nel periodo della vecchiaia. Quinto e ultimo compagno di vita è infine Arnaldo Pavoni, meglio conosciuto come Paolo D’Arvanni, suo impresario e segretario. Ancor più nutrita la schiera degli ammiratori: prima del marito Giovanni, un altro Campari era comparso nella sua vita all’inizio del 1900: si trattava di Davide, figlio di Gaspare Campari, ideatore dell’omonimo e famoso aperitivo. Davide si era innamorato di Lina e per starle vicino si era giustificato con la famiglia, parlando di contatti esteri per la vendita del prodotto. In effetti, il successo commerciale fu ottimo, anche se non servì per ottenere il “sì” da lei, che però – come abbiamo già riferito – finirà con lo sposare un Campari qualche anno più tardi. Nella lista degli spasimanti c’è anche il designer Piero Fornasetti e il viso serigrafato che ricorre nelle sue realizzazioni non è altro che un ritratto di Lina Cavalieri, tratto da una rivista del tardo ‘800. E curiosa è anche la storia di un nobile siciliano (dovrebbe essersi trattato del Duca di Carcaci), che le fece da autista per due mesi con il chiaro intento di starle vicino. Ciononostante, l’uomo alla fine dovette arrendersi, pronunciando la seguente frase: “E’ follia sperare di essere amato da voi, che non pensate e non vivete adesso che per la vostra arte”. Non era poi anziana Lina Cavalieri, quando è morta: poco più di 68 anni, che oggi sono davvero pochi (in base all’allungamento della speranza di vita) ma che allora rivestivano un peso maggiore. E sarebbe vissuta di più se non fosse avvenuta la tragica fatalità che esporremo più avanti. Gli ultimi anni della sua esistenza li trascorre nella villa Cappuccina vicino a Rieti, luogo nel quale aveva raccolto tutti i ricordi tangibili più belli della sua carriera; a farle compagnia c’è il figlio Alessandro, avuto ancora giovanissima dalla relazione con il suo insegnante di canto, il maestro Arrigo Molfetta. Quasi come se fosse un’ironia della sorte, il suo unico figlio (che morirà nel 1993 alla bella età di 101 anni) è nato prima dei cinque matrimoni della madre ed è stato tenuto sempre nascosto. In quel periodo, Lina racconta le sue memorie all’ultimo marito, Paolo D’Arvanni e solo lo scoppio della seconda guerra mondiale impedisce alla nota azienda cinematografica Paramount di produrre un film su di lei. La morte la coglie nella sua villa di Firenze, città che amava tantissimo; una villa ubicata nella zona di Poggio Imperiale, in via Suor Maria Celeste. Conduce una vita riservata e raramente la si vede girare per i viali in carrozza, poi nella notte fra il 6 e il 7 febbraio 1944 la sua abitazione viene colpita da una bomba aerea, sganciata dalle truppe alleate. E anche sulla sua fine aleggia il mistero: una versione più romanzata sostiene che lei fosse scampata all’esplosione e fuggita dalla casa per poi tornarvi a recuperare una cassetta di suoi gioielli e morire a causa di un crollo; un’altra più veritiera parla di morte che l’avrebbe sorpresa mentre lei era a letto. E non è tutto: la zona di Firenze in cui viveva era in effetti sotto attacco, ma dei tedeschi e non degli alleati. Quella notte caddero tre bombe su Firenze, tutte a Poggio Imperiale, che non era considerata zona strategica. E allora, bombe sganciate per errore, oppure per punire proprio la Cavalieri, dal momento che frequentava i gerarchi tedeschi a Firenze? Fra le ipotesi, anche quella di un attentato imbastito dai partigiani per punirla, dal momento che appunto frequentava i tedeschi. I funerali di Lina, con la bara avvolta nel tricolore italiano, si tengono a distanza di pochi giorni nella basilica di Santa Croce, sempre a Firenze. La bara viene poi tumulata nella cappella di famiglia a Roma nel cimitero del Verano, dove sono sepolti anche i genitori della stupenda Lina, la cui vita è stata rievocata in chiave alquanto romanzata da Gina Lollobrigida nel film “La donna più bella del mondo”, uscito nel 1955. E per ricordare la Cavalieri, era stata scelta un’altra attrice all’altezza della situazione, degna interprete di quella figura che a inizio del secolo passato aveva incantato l’Italia (e non solo) per la sua straordinaria bellezza.
Giulia Gambacci
Giulia Gambacci - Laureata presso l’Università degli Studi di Siena in Scienze dell’Educazione e della Formazione. Ama i bambini e stare insieme a loro, contribuendo alla loro formazione ed educazione. Persona curiosa e determinata crede che “se si vuole fare una cosa la si fa, non ci sono persone meno intelligenti di altre, basta trovare ognuno la propria strada”. Nel tempo libero, oltre a viaggiare e fare lunghe camminate in contatto con la natura, ama la musica e cucinare.
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