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Mondo Politica: intervista a Riccardo Marchetti deputato Lega di Città di Castello

"Il centrodestra è tutto da riscrivere cosi non andiamo da nessuna parte"
Da oramai quattro anni (cioè da marzo del 2018) siede alla Camera dei Deputati sugli scranni della Lega. Riccardo Augusto Marchetti, 35 anni, è uno degli altotiberini presenti a Montecitorio; vive a Lugnano di Città di Castello, è molto attivo sul versante politico e dal 2020 è anche commissario regionale della Lega Marche. Con lui, gli argomenti di stretta attualità non mancano di certo.
Onorevole Marchetti, l’elezione del Presidente della Repubblica che cosa ha fatto capire: che d’ora in poi dovrà essere il popolo italiano a scegliere?
“Siamo da sempre favorevoli alla sovranità popolare, il nostro disegno è di autonomismo e federalismo, per cui siamo i primi a sostenere che debbano essere gli italiani a votare il loro Presidente. Per ciò che ci riguarda, abbiamo percorso tutte le strade possibili e immaginabili per avere un Capo dello Stato che non provenisse dal centrosinistra; abbiamo candidato Maria Elisabetta Alberti Casellati e come Lega l’abbiamo votata tutti compatti, per cui i voti che le sono mancati sono quelli di Coraggio Italia e Forza Italia, che evidentemente non ha voluto il proprio candidato, a dimostrazione del fatto che il centrodestra non esiste più. Non solo: Elisabetta Belloni era stata proposta da Giuseppe Conte e da Enrico Letta. Matteo Salvini si era preso del tempo per valutare e dopo qualche ora ha confermato l’appoggio della Lega. Quello della Belloni era il nome migliore: il giorno successivo Conte ha confermato il suo ok, ma poi per qualche corrente interna del Pd, l’accordo è saltato, e allora ecco il Mattarella bis, che comunque è stata una scelta di continuità a favore di un Presidente che ha svolto con competenza e dedizione il suo incarico per sette anni”.
A questo punto, come Lei ha anticipato, è il caso di “ripensare” un centrodestra nel quale adesso Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia sgomitano sempre più per avere la leadership?
“Diciamo che il centrodestra è tutto da riscrivere. Salvini ha rilanciato l’idea del manifesto politico repubblicano per dare una svolta liberale alla coalizione e avviare la trattazione di temi urgenti quali la tassazione, la sicurezza, costi dell’energia e lavoro. Il centrodestra, laddove governa, riesce a fare scuola; bisogna allora ripartire dai punti di unione a livello nazionale. Noi della Lega abbiamo fatto la scelta di appoggiare il governo Draghi in un momento storico senza precedenti, mentre la Meloni e il suo partito non ci hanno messo la faccia, preoccupandosi solo di criticare e di protestare. La differenza sta tutta qui: c’è chi ha messo davanti il bene del Paese e chi invece il bene del partito. L’Italia, per storia e costituzione, è un Paese antifascista, pertanto anche l’elettorato di destra è in prevalenza moderato e liberale, non certo estremista”.
Quali sono le grandi sfide che il governo dovrà affrontare nel 2022?
“Sicuramente il caro energia è la principale. Dobbiamo mettere in campo azioni e non ideologie per trovare una soluzione all’aumento di gas e luce, non dimenticando il carburante. Fuori allora le ideologie e dentro il nucleare di terza generazione, come stanno facendo Francia e Finlandia. Dobbiamo quindi riaprire i nostri gasdotti: abbiamo il gas nell’Adriatico e ne usufruiscono dall’altra parte, perché non trivellare anche noi? Questa settimana stanzieremo sette miliardi per commercio, imprenditoria e famiglie: sono poco, ma pur sempre meno di niente. È il caso poi di rifare un referendum dopo il “no” sul nucleare, ricordando che le energie “green” sono gas e nucleare. Per ciò che riguarda l’altro grande noto, cioè la pressione fiscale, qui con il Covid-19 abbiamo terrorizzato la gente: per far ripartire l’economia bisogna riaprire gradualmente dal 31 marzo, con la fine dell’emergenza”.
Parlando a bocce ferme della sconfitta elettorale del centrodestra a Città di Castello, oggi che cosa non rifareste?
“Dico la verità: i militanti tifernati della Lega non erano propensi a che la scelta ricadesse su figure che, politicamente parlando, avevano fatto il loro tempo. Dopo una riunione di sezione, si è quindi deciso a maggioranza di far ricadere la candidatura a sindaco su un nome civico, auspicando che anche le altre forze politiche di Centrodestra avrebbero appoggiato questa scelta.
Purtroppo però abbiamo incontrato un muro e questo ha creato la spaccatura in due, che abbiamo pagato in sede elettorale. Con il senno di poi avrei lavorato con più determinazione per convincere i contrari che la scelta migliore sarebbe stata comunque l’unità, anche se avremmo dovuto fare un passo di lato per farne poi due in avanti insieme, perché a ottobre abbiamo in effetti perso una grande occasione”.
E a proposito delle critiche sull’operato della giunta regionale umbra, guidata da Donatella Tesei, specie sull’organizzazione dei centri vaccinali, cosa risponde?
“Che siamo l’unica regione “bianca”: evidentemente la gestione della pandemia è stata ottimale. La presidente Tesei lavora bene, ha il solo difetto di comunicare poco: se relazionasse pubblicamente quanto fa con la sua giunta, sarebbe molto meglio. È una giunta che lavora tanto e che ha preferito il lavoro alla carta stampata. Stiamo riscrivendo il piano socio-sanitario e c’è tanto impegno anche su infrastrutture ed economia, ma deve essere ben spiegato ai cittadini. Il popolo è abituato a chi strilla, ma non significa assolutamente che abbia ragione chi tiene il volume più alto”.
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