Stellantis, svolta verde da 30 miliardi: a Termoli il super-polo delle batterie
La strategia di elettrificazione del colosso dell’auto
Una scommessa da 30 miliardi sull’elettrico. Stellantis, il colosso nato dalla fusione tra Fca e Psa, mette in campo un maxi-investimento da qui al 2025 per la transizione e i software, con l'obiettivo di diventare leader nel mercato dei Lev (i veicoli a basse emissioni), con una quota di vendite di oltre il 70% in Europa nel 2030. Gli obiettivi della società sono stati svelati dall'ad Carlos Tavares, nell'Electrification Day del gruppo, che disegna la strategia del gruppo dell’auto. In Italia questi sforzi si tradurranno, tra le altre cose, nella creazione di una gigafactory a Termoli, la terza in Europa del gruppo, che ne creerà cinque a livello mondiale per supportare i propri sforzi. L'allocazione del terzo sito europeo in Italia, dopo quelli in Francia e Germania, «è la conferma dell'impegno di Stellantis in Italia e della volontà dell'azienda di continuare a investire sul suo sistema produttivo» spiega il gruppo. L'identificazione dell'impianto powertrain di Termoli, spiega la società, «rappresenta una scelta coerente nel contesto del percorso di Stellantis verso la completa transizione energetica», sulla scia di quanto annunciato per Douvrin in Francia e per Kaiserslautern in Germania. Stellantis, riassume Tavares, «sta lavorando con determinazione e velocità per anticipare e supportare la transizione energetica di tutti i suoi siti industriali italiani, con l'obiettivo di garantirne la sostenibilità attraverso il miglioramento delle loro performance e per far giocare al Paese un ruolo strategico tra i principali mercati domestici del gruppo».
Il piano sarà divulgato e comunicato con un approccio graduale e al momento opportuno, ma intanto viene fatto notare come Mirafiori non fosse mai stata una possibile scelta, perché per il ruolo di gigafactory Stellantis ha puntato su impianti che producessero motori termici. Dal territorio però si alzano voci critiche. «Questa decisione tradisce Torino. Tradisce il Piemonte, la sua storia, i suoi lavoratori, le sue Università ed in generale una terra che ha inventato l’auto, ha investito, ha rischiato. Una terra che ha un credito enorme verso questa azienda e verso questo Stato» dichiarano così il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e la sindaca di Torino Chiara Appendino. «Oggi – continuano – ci sentiamo traditi e chi è tradito prova rabbia. Una rabbia che chi, come noi, ha responsabilità istituzionali deve trasformare in una azione. Attendiamo di avere parole chiare da Roma per capire su che basi questa scelta sia stata condivisa con il Governo. Convocheremo già domani tutte le Istituzioni piemontesi».
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