Qualità della vita: vince il Nord ma i numeri non raccontano tutta la verità

L’indagine non considera aspetti fondamentali
L’ormai tradizionale indagine sulla qualità della vita nelle province italiane quest’anno ha premiato Trento davanti a Bolzano e Udine. Tutta la parte alta della classifica è dominata dalle province del Nord, il Sud come consuetudine occupa i posti più bassi. Il responso è dunque sempre lo stesso: nel Settentrione si vive bene, nel Meridione male. Risultato che tuttavia stride rispetto alla percezione comune che vede, nonostante i tanti problemi quotidiani, i meridionali più felici dei settentrionali. Cosa c’è dunque che non quadra nell’analisi sulla qualità della vita? Per capirlo bisogna ovviamente guardare dentro la metodologia utilizzata.
Gli indicatori utlilizzati
La classifica si fonda su novanta indicatori che coprono ambiti diversi e vengono raggruppati in sei aree tematiche principali: la dimensione economica, che valuta ricchezza e consumi; il mondo del lavoro, con dati legati a occupazione e attività imprenditoriali; la sfera sociale e sanitaria, che comprende demografia, istruzione, aspettativa di vita e benessere complessivo; l’ambiente e la qualità dei servizi presenti sul territorio; la sicurezza, misurata attraverso criminalità, incidenti e andamento della giustizia; e infine la cultura e il tempo libero, che considerano l’offerta culturale e le opportunità di svago. Il sistema è dinamico e viene aggiornato periodicamente per riflettere i cambiamenti nella società, includendo di anno in anno nuovi fattori legati a sicurezza, salute pubblica, mobilità, ambiente e condizioni demografiche.
Gli aspetti qualitativi ignorati
Pur essendo articolata e numericamente robusta, l’analisi non riesce tuttavia a catturare pienamente la qualità della vita reale perché ignora diversi aspetti qualitativi fondamentali. Qualità della vita significa anche senso di comunità, qualità delle relazioni umane e familiari, bellezza dei luoghi, serenità, identità culturale ovvero dimensioni che sono difficilmente misurabili e che sono assenti nell’analisi che sistemicamente premia il Nord e penalizza il Sud.
Il ribaltamento della classifica finale
Se gli aspetti qualitativi ignorati potessero essere misurati e convertiti in indicatori, l’impatto sarebbe significativo: molte città del Sud Italia, oggi penalizzate dai parametri economici e infrastrutturali, mostrerebbero livelli molto più elevati di benessere percepito. La forza delle reti sociali, il ruolo della famiglia allargata, la vivacità culturale diffusa, l’importanza della socialità quotidiana, costituirebbero veri fattori premianti. La classifica apparirebbe quindi profondamente diversa, rivelando che il vivere bene non coincide necessariamente con il vivere in contesti più ricchi o organizzati, ma spesso con l’essere parte attiva di una comunità capace di produrre senso, relazione e supporto reciproco.
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