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Quattro chiacchiere con Alessia Uccellini ristoratrice di Sansepolcro

Gestisce assieme al fratello Alessandro il Ristorante Fiorentino, il più antico della città
Assai più di una normale ristoratrice. La cultura dell’accoglienza e della qualità a tavola l’ha appresa dai genitori e l’ha integrata con le sue conoscenze. Alessia Uccellini, ora assieme al fratello Alessandro, ha preso in consegna il testimone del Ristorante Fiorentino, il più antico di Sansepolcro con 213 anni di storia alle spalle lungo via XX Settembre, nel cuore del centro storico cittadino. Ambasciatrice vera e propria della città alla quale è legatissima, attraverso la sua partecipazione fissa alla trasmissione Geo sui Rai Tre (che su Sansepolcro ha realizzato diversi servizi speciali), Alessia ha ottenuto una serie di prestigiosi riconoscimenti grazie alla cura che mette in ogni piatto, esaltando in pieno la tradizione gastronomica locale. E anche per il Fiorentino, è iniziato il dopo lockdown.
Alessia, siete ripartiti da un mese dopo il periodo di chiusura. Come sta procedendo la situazione?
“Piano piano si sta notando l’incremento di gente. È una sorta di evoluzione graduale, settimana per settimana. E di positivo c’è anche che ogni week-end le persone sono sempre di più; la capienza del ristorante è stata ridotta per ovvi motivi e allora negli ultimi fine settimana abbiamo istituito il doppio turno”.
In base al “termometro” che un’operatrice come lei può avere, è il caso di dire che a Sansepolcro sono tornati i turisti?
“Sì, i turisti ci sono e sono anche rimasti male del fatto che il museo civico sia ancora chiuso, ma ho spiegato loro che si stanno adoperando al meglio per poterlo riportare alla migliore fruizione. I turisti sono in prevalenza italiani e si è rivisto anche qualcuno che possiede la casa dalle nostre parti”.
Le nuove disposizioni anti Covid-19 stanno creando qualche difficoltà?
“Al di là della sanificazione fissa, che avviene come minimo 3-4 volte al giorno sui posti a sedere occupati dai nostri clienti, è chiaro che adesso nella grande sala al coperto non riesco a mettere più di 25-30 persone, anche se – come ho detto – abbiamo provveduto a colmare il gap con il doppio turno. Nella pertinenza esterna lungo la strada abbiamo altri posti, ma soltanto nell’ultima settimana abbiamo potuto fare qualcosa, perché fino al 21 giugno è piovuto per diversi giorni e quindi c’era di fatto l’impossibilità di far accomodare la gente fuori. Altro particolare: manteniamo per 14 giorni le liste delle persone che non sono venute a consumare il pasto da noi”.
Come stanno funzionando le modalità dell’asporto e della consegna a domicilio?
“Continuiamo a fare regolarmente entrambi, nel senso che c’è chi viene da noi a prendere i pasti e allo stesso tempo noi li consegniamo a domicilio a chi ne fa richiesta. Non solo: ho alcune aziende che continuano a servirsi qui da noi per i pranzi; li prepariamo, poi li portiamo direttamente sul posto e credo che anche in futuro potremo andare avanti con questa pratica che finora era sconosciuta, forse uno dei pochi risvolti positivi di una emergenza coronavirus che a volte mi sembra abbia creato un mondo surreale, dal quale stiamo cercando progressivamente di staccarci per riprendere la normalità”.
È semmai preoccupata per un possibile ritorno del virus in autunno, come in molti temono?
“Se tornasse, le speranze per tutti si assottiglierebbero ancora, quindi mi auguro di no: per me, per la mia famiglia, per i miei dipendenti, per tutti. Poi, io e mio fratello staremo a vedere quale piega prenderanno le cose e se riusciremo a resistere: d’altronde, non è facile inseguire le certezze in un momento di paura diffusa”.
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