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Quattro chiacchiere con Roberto Tredici direttore del supermercato Coop di Sansepolcro

Il punto vendita più grande del capoluogo biturgense e di tutta la Valtiberina Toscana

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Dal 2007 è il direttore del supermercato Coop di Sansepolcro, legato a Unicoop Firenze. Il punto vendita più grande e più frequentato del capoluogo biturgense e di tutta la Valtiberina Toscana, con un elevato numero di soci che provengono anche da vicine regioni quali Umbria ed Emilia Romagna. Con Roberto Tredici, parliamo della maniera con la quale è stato fronteggiato il delicato periodo dell’emergenza Covid-19 in un luogo nel quale il movimento – seppure regolamentato – non è mai venuto a mancare e dove pulizia e igiene da sempre sono il primo requisito. 

Direttore Tredici, qual è stata la sua reazione nel momento in cui si imponeva una gestione particolare dell’emergenza all’interno del supermercato Coop? 

“Inizialmente, qualcuno avrebbe potuto parlare di contesto persino drammatico. Dovevamo intanto gestire un enorme numero di soci-clienti, perché non appena siamo entrati nella fase più delicata ognuno di essi interpretava il Covid-19 in maniera diversa: alcuni erano ipertesi e preoccupati, mentre altri non avevano ancora capito l’effettiva gravità della situazione. E poi, dovevamo gestire anche il personale dipendente, altro aspetto non certo secondario e facile, ma alla fine siamo riusciti a superare il momento topico senza alcuna problematica”.

I soci-clienti sono stati rispettosi delle disposizioni, cercando di agevolare il lavoro del supermercato?

“Nei primi giorni – lo dico con sincerità – siamo stati costretti a ricorrere anche a un appello televisivo, perché in diversi non avevano compreso che le regole erano cambiate. Bisognava recarsi singolarmente al supermercato e non in coppia e non venirvi tre volte al giorno, come spesso facevano soprattutto gli anziani. Era preferibile semmai il contrario, cioè che venissero una volta ogni tre giorni. E poi, non era consentito soffermarsi sui punti vendita o comunque intrattenersi a lungo senza motivo”.

Nel periodo del “lockdown” – è stato sottolineato a più riprese – la gente costretta a stare in casa si è adoperata di più in cucina e fra i fornelli. Ma per voi e per la grande distribuzione in generale vi sono state ugualmente delle ripercussioni di carattere economico?

“Dovrei rispondere “sì e no” insieme, però non nego che, nonostante l’essenzialità del servizio e il fatto che si dovesse uscire di casa solo per fare spesa, qualcosa sia venuta a mancare anche a noi. Con gli ingressi che erano stati contingentati, entravano meno persone, che magari facevano una spesa più cospicua, però questo cambio di “tipologia” ha prodotto alla resa dei conti una diminuzione negli incassi. L’emergenza ha rivalutato il negozio posto sotto casa, non dimenticando un particolare importante: noi abbiamo un bacino di utenza esteso a più Comuni, appartenenti per giunta a regioni diverse. La chiusura dei confini regionali fino a inizio giugno e di quelli comunali in precedenza, sommata a chi ha evitato di venire da noi perché scoraggiato dalle lunghe file di attesa, si è fatta sentire e abbiamo tentato di rispondere con la nuova app dal titolo “salta la fila”, alla quale hanno fatto ricorso in diversi”.

Come supermercato Coop, avete messo in piedi anche iniziative lodevoli dal punto di vista sociale. Quali?

“Soltanto alla comunità di Sansepolcro, abbiamo donato 8800 euro di buoni pasto alla locale Caritas sotto forma di voucher. In più, abbiamo stipulato un accordo con il comitato biturgense della Croce Rossa Italiana e la Confraternita di Misericordia per accompagnare a fare la spesa le persone in condizioni particolari, vedi gli anziani, facendo loro saltare la fila”.

Vi sono impostazioni del lavoro adottate in regime di Covid-19 che potranno rimanere valide anche dopo l’auspicato ritorno alla totale normalità?

“Diciamo che determinate situazioni hanno suggerito diversi spunti di carattere commerciale, specie per le persone bisognose o che di aiuto necessitano in un particolare momento. In questo ultimo periodo, poi, abbiamo notato come i nostri clienti preferiscano il confezionato allo sfuso perché evidentemente ora si sentono più rassicurati in questa maniera. Confidiamo su un ritorno al fresco: il confezionato sarebbe un errore anche dal punto di vista della salvaguardia dell’ambiente. Per ciò che riguarda gel igienizzante e guanti all’ingresso (il gel è anche all’uscita), non è escluso che questa disposizione diventi per noi fissa. Ricordiamo infine che la sanificazione dei nostri locali viene eseguita due volte al giorno e che poi, nel corso della giornata, vi è un’impresa che si occupa in continuazione di sanificare manici di carrelli e carrellini, lettori salvatempo, casse e tutto ciò che viene toccato con maggiore frequenza”.                   

Redazione
© Riproduzione riservata
20/06/2020 08:02:43


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