Davide Pecorelli: Lettera aperta all'Onorevole Walter Verini, “nuk ka viktima nuk ka mashtrim”

"Sono rinchiuso, ingiustamente, nel carcere più duro e malfamato di tutta l’Albania"
Egregio Senatore,
la ringrazio in anticipo per quello che ha fatto e, spero, che potrà fare. Mi trovo a scriverle in circostanze che mettono in gioco la mia stessa sopravvivenza. Come ricorderà, da diversi mesi sono rinchiuso, ingiustamente, nel carcere più duro e malfamato di tutta l’Albania; il tristemente noto “BURG 313”. Vivo in condizioni igienico-sanitarie pessime, che ricordano le peggiori strutture detentive del Pakistan e dello Yemen. Lei è al corrente, altresì, che sia il Ministro degli Esteri, onorevole Antonio Tajani, che l’Ambasciatore italiano a Tirana, dott. Marco Alberti, conoscono benissimo la grave situazione in cui mi trovo ma, ad oggi, non hanno mosso un dito. Evidentemente, non mi chiamo né Cecilia Sala, né tanto meno Ilaria Salis, ma credo che la vita di ogni essere umano, dal più noto a quello più disperato, possieda il medesimo valore. Quando sono stato tradotto in carcere, nel mese di maggio, ero in ottime condizioni di salute. Da allora, però, ho condiviso con altre 7 persone spazi angusti, sudici, degradati, con un bagno senza scarico e infestato da topi e insetti di ogni tipo, una cucina (se così la si può chiamare) lercia, le cui condizioni sono lontane dal rispetto di qualsiasi norma igienica. Questo è un luogo nel quale la morale, i più elementari diritti umani e il rispetto della vita non hanno accoglienza! Le posso assicurare che ho potuto sopportare tutto ciò solo grazie allo spirito di sopravvivenza e al mio spiccato senso di adattamento. Ciò non toglie, però, che la mia salute ne risulti ora profondamente minata: in questo periodo ho sperimentato un senso crescente di debolezza e perso 12 kg in 4 mesi. Date le condizioni estreme in cui sono costretto a vivere, che le ho solo sommariamente descritto, ho chiesto di poter effettuare le analisi del sangue. Il prelievo si è svolto il giorno 26 agosto 2025 e ne è risultata la positività al virus dell’epatite C. Dalle prime ecografie non è ancora chiaro se il virus abbia già danneggiato il fegato in modo irreversibile. Nel giro di 48 ore ho reperito, e acquistato privatamente, l’unico medicinale che, se assunto in tempo, potrebbe salvarmi la vita; il “Maviret”, il cui costo è di oltre 20.000 €! D’altro canto, non avevo altre opzioni, vista la gravità della situazione e, di certo, non potevo attendere le infinite trafile burocratiche per ottenere le agevolazioni fiscali. Gentile Senatore, pur non credendo nella giustizia umana, e pervaso dal timore che la malattia si aggravi minando la mia salute in modo da non lasciarmi alcuna speranza, le chiedo di ascoltare un’ultima mia volontà: far luce con tutti i mezzi a sua disposizione sulla vicenda giudiziaria che mi vede protagonista e, in particolare, sull’udienza finale che si terrà il 18 settembre 2025 alle ore 18.00, presso la corte d’appello di Tirana. Concludo questa lettera con la stessa frase albanese con cui l’ho iniziata e che vorrei fosse ribattuta come titolo da tutti i giornali italiani e albanesi: “nuk ka viktima nuk ka mashtrim” (“NON C’E’ VITTIMA NON C’E’ TRUFFA”) nella speranza che il giudice si renda conto che non c’è stata nessuna truffa e i danni che ho fatto sono stati interamente e ampiamente risarciti. Il detenuto n. 34, Davide Pecorelli
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