Tutti si sono meravigliati. Ma cosa sta davvero accadendo?

La Cina risponde ai dazi, alle sanzioni e al dominio del dollaro con un nuovo ordine finanziario
Mentre il mondo guarda con stupore all’ascesa dello yuan digitale, la Cina risponde ai dazi, alle sanzioni e al dominio del dollaro con un nuovo ordine finanziario. Come nella guerra del Peloponneso, il vero scontro non è militare, ma strategico.
L’illusione della meraviglia
Tutti si sono meravigliati. Della velocità con cui la Cina ha implementato una moneta digitale di Stato. Della sua diffusione nei trasporti, nei negozi, nei mercati finanziari. Della sua accettazione nei commerci con la Russia, l’Iran, il Brasile. Ma la meraviglia è spesso l’anticamera della miopia, soprattutto quando non si leggono i segnali nel contesto corretto.
Quello che sta accadendo è una manovra geopolitica, chiara, determinata, silenziosa.
La risposta ai dazi di Trump
Nel 2018, l’amministrazione Trump impose dazi punitivi su centinaia di miliardi di dollari di prodotti cinesi, nel tentativo di riequilibrare la bilancia commerciale e colpire il cuore industriale di Pechino. Ma come ogni mossa muscolare nella storia, anche questa ha avuto una conseguenza strategica.
La Cina ha compreso che il vero punto debole non era tanto il commercio quanto la moneta. La supremazia del dollaro — e quindi il potere degli Stati Uniti di controllare le transazioni globali, imporre sanzioni, escludere interi paesi da SWIFT — era il vero tallone d’Achille dell’attuale sistema internazionale.
E così, Pechino ha cominciato a costruire un’alternativa digitale, statale, tracciabile e sovrana: lo yuan digitale, o e-CNY. Una moneta programmabile, che può essere spesa ma anche ritirata, congelata, diretta. Una moneta progettata non per il popolo, ma per la politica estera.
Dallo yuan al potere: la nuova Bretton Woods
Lo yuan digitale non è una criptovaluta. Non è Bitcoin, non è Ethereum. È uno strumento di potere. Con il supporto della Nuova Banca di Sviluppo dei BRICS, con progetti pilota di pagamenti cross-border con la Russia e l’Iran, con transazioni in yuan per il petrolio acquistato da PetroChina, la Cina sta sostituendo il dollaro dove può — e costruendo un nuovo sistema dove prima ce n’era solo uno.
La transazione del 19 ottobre 2023, in cui PetroChina ha acquistato 1 milione di barili di greggio in e-CNY, non è un dettaglio tecnico: è la prova che la Cina ha i mezzi, i partner e la volontà di cambiare le regole del gioco globale.
Come nella Guerra del Peloponneso
Nel IV secolo a.C., durante la Guerra del Peloponneso, Atene e Sparta si confrontarono in uno scontro lungo, distruttivo, segnato tanto da battaglie quanto da diplomazia, alleanze, propaganda e risorse economiche. Demostene, grande oratore ateniese, capì che la forza militare non era nulla senza strategia, visione e controllo dei flussi economici e informativi. La guerra non si vinceva solo con le armi, ma con la capacità di convincere e coordinare.
Oggi, la Cina gioca come Sparta, con pazienza, disciplina e controllo delle proprie risorse. Gli Stati Uniti, più simili ad Atene, governano ancora i mari commerciali, ma iniziano a dipendere da alleanze fragili e da un modello che altri vogliono superare.
L’ascesa dello yuan digitale è la nuova forma di assedio. Non un assalto diretto, ma un lento, determinato svuotamento del potere monetario americano.
Il mondo multipolare è già qui
Nel silenzio delle cancellerie e nei corridoi delle banche centrali, la domanda non è più “se” il yuan digitale diventerà uno strumento globale, ma quanto tempo impiegherà a consolidarsi. E soprattutto, quale sarà il prezzo da pagare per chi arriva tardi.
Come disse Demostene: “Non è il fatto che non vedete il pericolo. È che non volete vederlo.”

Maurizio Bragagni
Maurizio Bragagni è laureato in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Pisa, Master in Business Administration alla Cass Business School, City London University, specializzando a Cambridge in Sutainable Stategy ed Chartered Director of the Institute Director of London, Dottorato Honoris Causa in Economia Politica conferito dalla Bolton University. Il dottor Maurizio Bragagni è Visiting professor alla Bolton, Manchester University, in Leadership, ed è Honorary Senior Visiting Fellow of The Bayes Business School (formerly Cass), the City University of London in management. Maurizio Bragagni è sempre stato impegnato nel dialogo tra nazioni, e nel promuovere la Pace e l’uguaglianza tra le nazioni. Nel 2018 gli è stato conferito O.M.R.I., Cavaliere al Merito della Repubblica Italiano dal Presidente Mattarella, per aver aiutato il dialogo tra Italia e Regno Unito durante la Brexit. Nel 2021 è stato nominato Officer British Empire dalla Regina Elisabetta II (Elizabeth the Great), e nel 2022 la Repubblica di San Marino gli conferisce il Cavalierato col grado di Grand Ufficiale dell’Ordine di San Agata per aver aiutato la Repubblica durante la Pandemia del Covid (Awards). Il dottor Maurizio Bragagni è direttore della Tratos UK Ltd, Freeman della City, Fellow della Society of Leadership Fellows at St George’s House, Windsor Castle,e Fellow della The Royal Society for Arts, Manufactures and Commerce (RCA), presidente della Fondazione Esharelife con cui aiuta più di 3000 bambini, in maggioranza bambine e mussulmane ad uscire dalla povertà. Il dottor Maurizio Bragagni è autore di diversi libri From Roman Invasion to unshakable Bond: The Ango Italian Relationship: A Constant Renaissance, Brexit Business Better Britain, Insight to Hindsight.
Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.
Commenta per primo.