Opinionisti Mara Ercolanoni

Fabrizio De André

Vorrei parlare di questo nostro gioiello di artista

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Visto che l'11 gennaio é stata la ricorrenza della morte di Fabrizio de Andrè, detto anche faber, soprannome dato dall’amico Paolo Villaggio, per il suo amore verso i pastelli e matite della Faber-Castell, e ovviamente per l’assonanza con il suo nome.

Vorrei parlare di questo nostro gioiello di artista, persona, uomo italiano sempre dalla parte sbagliata, o come sempre dico io da quella giusta forse, il cantautore degli emarginati, il poeta degli sconfitti.

Lui è uno degli esponenti della scuola genovese con Bruno Lauzi, Gino Paoli, Umberto Bindi e Luigi Tenco, esponenti di una cerchia di artisti che rinnovò profondamente la musica leggera italiana.

È l’artista con maggiori riconoscimenti da parte del club Tenco.

Nel 1997 gli venne conferito il premio Lunezia, per il valore musical-letterario della canzone Smisurata preghiera.

La sua vita giovanile insieme al suo compagno di scorribande Paolo Villaggio era senza schemi e cercavano ogni sera la compagnia di persone di tutte le estrazioni sociali e culturali e viaggiando, la sua compagna nel 1960-61 è una prostituta di via Prè, Anna, con grande disappunto del padre, uomo di rigore e di buona famiglia.

Sbarcava il lunario con lavoretti occasionali, anche cantando su navi da crociera, visse per alcuni periodi ospite di un amico tetraplegico.

Un vero creativo, in una vita dissennata, andando a caccia di amici terribili.

È in questo periodo che Faber inizia a bere.

 Negli anni seguenti grandi letture lo influenzano nelle ideologie sulla visione del mondo e della società stessa.

L’unico e la sua proprietà del filosofo tedesco Max Stirner, da qui si autodefinisce anarco-individualista.

Il suo artista preferito Georges Brassens, considerato come un “maìtre a penser”, un maestro del pensiero, che non vuole mai incontrare a causa del suo famoso carattere tenebroso e burrascoso, ma che inserirà in alcuni suoi dischi con le dovute traduzioni.

Nel 1960 scrive la sua prima canzone:

“La ballata del Michè”

La canzone è scritta in collaborazione di Clelia Petracchi, qui si sente l’esistenzialismo francese.

E poi vennero:

“Nuvole barocche”

“E fu la notte”

“Il fannullone”

La vera canzone che lo rende celebre è stata “la canzone di Marinella” cantata anche da Mina.

Da qui tantissimi successi, il mio preferito è :

“Via del campo”.

Via del Campo, c'è una graziosa
Gli occhi grandi color di foglia
Tutta notte sta sulla soglia
Vende a tutti la stessa rosa

Via del Campo, c'è una bambina
Con le labbra color rugiada
Gli occhi grigi come la strada
Nascon fiori dove cammina

Via del Campo, c'è una puttana
Gli occhi grandi color di foglia
Se di amarla ti vien la voglia
Basta prenderla per la mano

E ti sembra di andar lontano
Lei ti guarda con un sorriso
Non credevi che il paradiso
Fosse solo lì al primo piano

Via del Campo, ci va un illuso
A pregarla di maritare
A vederla salir le scale
Fino a quando il balcone è chiuso

Ama e ridi se amor risponde
Piangi forte se non ti sente
Dai diamanti non nasce niente
Dal letame nascono i fior


Dai diamanti non nasce niente
Dal letame nascono i fior

Ho sempre amato Fabrizio De Andrè spesso colonna sonora della mia vita.

Nei giorni in cui avevo voglia di pensare e riflettere e cantare quello che più mi si addice e che comprendo anche io fin dalla mia pubertà, e dai miei anni da artista di strada, in giovane età, dove ho incontrato più umanità e felicità negli sguardi di poeti dimenticati e ballerine con il rossetto sbaffato che nei corridoi comunali.

La storia di Faber è così lunga da potervici perdere come lui stesso si è perso in tanti modi nella sua vita.

Chi non si perde non può mai ritrovare la strada smarrita.

Chi non cambia idea è solo uno stupido.

Vorrei chiudere questo articolo ricordando di ascoltare bene le sue canzoni che possono come un libro farci girare pagina, aprirci la mente, farci girare lo sguardo, e non sempre dall’altra parte.

Pensate che aveva paura di esibirsi dal vivo chiamandolo “il timore oscuro”.

È stato anche vittima di rapimento insieme a Dori Ghezzi, nel 1979,  da parte dell’anonima sequestri sarda, alle pendici del Monte Lerno presso Pattada, furono liberati dopo 4 mesi dietro pagamento di un riscatto di 550 milioni di lire.

De Andrè intervistato all’indomani della liberazione, ha parole di pietà verso i suoi carcerieri dicendo “ci consentivano, a volte di stare slegati e senza bende.” E ancora “Noi ne siamo venuti fuori, mentre loro non potranno mai farlo”.

Le sue canzoni sono impregnate di indulgenza e non plenaria.

Apriamoli questi occhi bellissimi che ci hanno donato per vedere il male e il bene che ci circondano.

Siamo davvero liberi in questo tempo? E quando mai lo siamo stati oserei dire io.

Ecco Faber era un uomo libero.

Un altro uomo libero un giorno disse:

“Libertà è partecipazione”

Mara Ercolanoni
© Riproduzione riservata
13/01/2024 11:54:10

Mara Ercolanoni

MARA ERCOLANONI: Nata a Castel del Piano, un piccolo paese nella provincia di Perugia è innamorata della cittadina di Sansepolcro, dove vive con la sua famiglia da ormai 15 anni. Nel 2020 ha pubblicato il suo primo romanzo: "Alla ricerca della Felicità" che racchiude il suo percorso introspettivo e la sua strada verso un’idea di felicità. Ama scrivere da quando aveva 10 anni e crede nella scrittura come forma di terapia. Ha collaborato con la casa editrice Pagine per una raccolta di poesie e con la Onlus la Voce del Cuore con altri percorsi.


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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