Opinionisti Mara Ercolanoni

Maledizioni, intrighi, tra leggenda e realtà

Jacque de Molay

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Sto scrivendo il mio secondo romanzo.

Che comprende, in particolare la storia di Jaque de Molai.

Non so se la conoscete.

Ho scoperto questa storia, facendo delle ricerche per il mio romanzo storico, fantasy, e anche un po’ romance.

Con molto stupore e incredulità, che in genere mi contraddistingue, mi fece inorridire con quanta atrocità e negligenza, da parte del papato e del re vigente in quell’epoca, calpestarono gli stessi uomini che avevano loro stessi, creato.

Invece è proprio una storia vera, una brutta pagina come tante, purtroppo di soprusi, ingiustizie, di uomini di potere verso uomini al servizio dello stesso e medesimo potere.

Moltissimi anni fa durante le crociate si formarono i primi racconti sull’ordine massonico e dei cavalieri templari che vennero ben presto segretati lasciandoci credere che fosse una vera e propria eresia.

Poi nel ‘700 eccoli riapparire di nuovo in rapporto a tensioni tra correnti spiritualiste e razionaliste. Ma torniamo indietro, l’alone di segretezza che circondava il potente ordine medievale dei Cavalieri templari: la loro era l’unica corporazione a difesa dei pellegrini, che si recavano a Gerusalemme, e nella città santa intorno all’anno 1000.

Non era affatto sconosciuta alla Chiesa, che anzi ne garantì la segretezza, al fine di permettere a questi uomini, di rimanere nell’ombra per non essere uccisi, o trovati e imprigionati durante il loro arduo compito. Ben presto si unirono all’ordine uomini di alto rango attratti dai privilegi che in ottemperanza all’ordine furono sempre di più: ricchezze di ogni genere, diritto ad essere al di sopra di qualsiasi giurisdizione.

 Il loro compito era quello di proteggere il Santo Graal.

Si dice che la loro prima sede si trovasse sul Monte del Tempio, assegnata dal re Baldovino II di Gerusalemme, dove i templari operarono per circa 75 anni. 

Il monte del Tempio è sacro per ebrei, cristiani e musulmani e si crede che si tratti del posto dove giacciono le rovine del Tempio di re Salomone, oltre ad essere l’antico luogo di custodia dell’Arca dell’Alleanza.”

G - “Si benissimo, bellissima storia.  Cosa c’entra con me? E con questo libro? “.

Mi guardò come si guarda qualcosa di sacro, o di profano, non riuscivo a capirlo, e disse “non ho finito” aveva uno sguardo che mi faceva quasi paura.

T - “Hai mai sentito parlare di Jacque De Molay, chiamato anche in italiano Giacomo dei Molai? Era il gran maestro dell’ordine dei templari, sembra sia nato tra il 1242 e il 1249 e nel 1265 fu accolto nell’ordine dei templari a Beaune. Nel 1270 venne ribattezzato Outremer, che significa terra santa, poi nel 1291 si trasferì a Cipro scomparendo dalla storia dei templari del momento.

Ritornò nel 1294 e divenne capo dell’ordine.

Sembra che l’ordine costituito divenne una ricca e potente sovranazionale accusata di seguire strani rituali: sembravano essere stati sedotti dall’islam e attirati dall’eresia catara.

Si racconta inoltre di strani riti di affiliazione, alla corporazione, che consistevano nello sputare sulla croce, per questo furono imprigionati in attesa di processo, che poi in realtà non ci fu.

 Furono ascoltate le deposizioni e tutte le carte del processo scomparirono misteriosamente e si dice che dentro le prigioni ci sia scritta la verità sulla falsa condanna rivendicata da Jacques De Molay.

Clemente V insieme al re Filippo il bello furono i veri ideatori della loro messa al bando, decisero la loro condanna: furono arsi vivi come le streghe del tempo.  troviamo nel Le leggende dell’epoca Le leggende del tempo, narrano che Jacque De Molay lanciò una maledizione sulla dinastia francese che si abbatté su tutta la casata dei re di Francia. Il rogo fu consumato a Parigi, sull’isola della Senna detta Dei Giudei, nei pressi di Notre Dame.

Si dice che De Molay invitò Re Filippo il bello e Papa Clemente V a comparire di fronte al tribunale di Dio.

La morte entro l’anno di entrambi non fece che rafforzare l’idea che Jacque fosse caduto vittima dell’ingiustizia.

Mentre bruciava sul rogo lanciò la dannazione “io maledico la vostra casata fino alla tredicesima generazione, Dio mi è testimone! Che siate tutti maledetti!” Tutti i possedimenti, i beni e le ricchezze dei templari furono confiscati e l’ordine sciolto per sempre. La maledizione in punto di morte sortì l’effetto desiderato, infatti tra il 1314 e il 1328 le sorti della dinastia dei Capetingi hanno portato molti a credere che la casa regnante fosse maledetta da cui il nome di “re maledetti” (rois maudits).

Al trono di Francia infatti si susseguirono rapidamente i figli di Filippo IV: il regno di Luigi X durò soltanto 2 anni, morì giovane lasciando la moglie incinta con in grembo l’erede al trono Giovanni I ma il bambino visse soltanto cinque giorni, probabilmente avvelenato.

Il trono proseguì con un altro dei figli di Filippo IV, Filippo V, incoronato a 23 anni morì sei anni dopo in circostanze inspiegabili. In assenza di figli il trono passò al fratello Carlo IV ma morì anche lui in circostanze strane sei anni dopo. Senza eredi maschi si estinse la dinastia Capetingia in breve tempo. Si susseguirono sul ramo genealogico i Valois escludendo i rami femminili di Navarra e d’Inghilterra. Tutto continuò fino alla fine della monarchia assoluta con la rivoluzione francese.

Si dice che il boia Charles Henri Sanson prima di calare la ghigliottina sulla testa del sovrano re Luigi XVI di Francia mormorò: io sono un templare e sono qui per portare a compimento la vendetta di Jacques De Molay.

Sembra che sia stato fatto redigere un manoscritto sui templari, e noi lo troveremo, insieme ad una fortuna immensa nascosta da Jacque prima di essere imprigionato, un piccolo dettaglio tecnico che potrebbe renderci ricchissimi, lo capisci?!!”

In anteprima una piccola parte del mio nuovo romanzo.

Ricerche storiche.

E la storia dell’ultimo templare.

 Venerdì 13 ottobre 1307 venne arrestato assieme a tutti gli altri Templari di Francia. Nel corso del processo fu sottoposto a tortura avallando le tesi dell'accusa e quindi condannato alla prigionia a vita. Il sacerdote e studioso di simbolismo cristiano Louis Charbonneau-Lassay ipotizzò che i graffiti nella torre del castello di Chinon fossero opera di Jacques de Molay e di Geoffrey de Charnay durante la loro prigionia. L'Ordine dei Templari fu sospeso dalla Chiesa cattolica nel 1308, e non definitivamente soppresso, come comunemente si crede.

In seguito Jacques de Molay ritrattò le sue dichiarazioni. Ciò lo condannò al rogo assieme al compagno di prigionia Geoffrey de Charnay. Il rogo fu consumato a Parigi sull'isola della Senna detta dei giudei, nei pressi di Notre Dame, l'11 o il 18 marzo 1314[2][3][6][7][8] [9]. La leggenda narra che prima dell'esecuzione Jacques de Molay abbia maledetto la stirpe di Filippo IV e inveito contro Papa Clemente V . Solo un mese dopo il Papa morì e nell'inverno di quello stesso anno anche al re di Francia toccò la stessa sorte. Ciò non fece altro che rafforzare l'idea comune che egli fosse caduto vittima di un'ingiustizia e che le maledizioni da lui scagliate si fossero avverate.[10] In tempi più recenti si è diffusa la leggenda secondo cui l'esecuzione di Luigi XVI durante la Rivoluzione francese - che pose fine in qualche modo alla monarchia assoluta in Francia - sarebbe stata il coronamento della vendetta dei templari (alcuni storici sensazionalisti dell'epoca riportarono la notizia che il boia Charles-Henri Sanson, prima di calare la ghigliottina sulla testa del sovrano, gli avrebbe mormorato: «Io sono un Templare, e sono qui per portare a compimento la vendetta di Jacques de Molay»).[11]

Secondo alcune testimonianze dell'epoca, mentre l'assistente del boia Sanson mostrò la testa mozzata di Luigi XVI, uno sconosciuto in mezzo alla folla gridò: «Jacques de Molaysei stato vendicato!».

Sul luogo della sua esecuzione lo ricorda ancor oggi una piccola lapide. Essa si trova sul lato occidentale del Pont Neuf sulla Île de la Cité di Parigi. La lapide si trova ai piedi del ponte, su muro opposto all'ingresso al parco dell'isola.

Barbara Frale[12] ha rinvenuto agli inizi degli anni duemila negli Archivi vaticani un documento, noto come pergamena di Chinon,[13] che dimostra come papa Clemente V intendesse perdonare i templari nel 1314, assolvendo il loro maestro e gli altri capi dell'ordine dall'accusa di eresia, e limitarsi a sospendere l'ordine piuttosto che sopprimerlo, per assoggettarlo ad una profonda riforma ma il potere esercitato sulla sua persona dal re francese era troppo schiacciante per permettergli di decidere in autonomia.

A De Molay è intitolato l'Ordine di DeMolay, un'associazione internazionale per ragazzi che si basa sui principi della Massoneria, fondata nel 1919 negli Stati Uniti. Gli è stata dedicata, inoltre, una canzone dei Grave Digger, intitolato The curse of Jacques. Più in generale l'album dalla quale proviene Knights of the Cross (1998) è dedicato all'ordine dei cavalieri templari.

Jacques De Molay viene citato nel videogioco Assassin's Creed: Unity, nel videogioco Broken Sword, The shadow of the Templars del 1997 e nel videogico per PC il tesoro di venezia della panebarco e della deagostini. Compare in La maledizione dei Templari, miniserie TV del 2005, nella quale è interpretato da Gérard Depardieu, basata proprio sulla fantomatica maledizione che de Molay lanciò dal rogo. Viene inoltre citato nel libro Devil's Kiss di Sarwat Chadda. Nella serie televisiva Knightfall del 2017 viene interpretato da Robert Pugh (nella prima stagione) e da Matthew Marsh (nella seconda stagione).

Viene fatto riferimento alla storia di Jacques de Molay e all'Ordine del Tempio anche nell'opera di Paulo Coelho Il Cammino di Santiago.

Viene nominato nella canzone di Rancore (rapper): "Questo pianeta".

Fonte Wikipedia.

Tra leggenda e realtà.

Mara Ercolanoni
© Riproduzione riservata
27/07/2022 09:04:05

Mara Ercolanoni

MARA ERCOLANONI: Nata a Castel del Piano, un piccolo paese nella provincia di Perugia è innamorata della cittadina di Sansepolcro, dove vive con la sua famiglia da ormai 15 anni. Nel 2020 ha pubblicato il suo primo romanzo: "Alla ricerca della Felicità" che racchiude il suo percorso introspettivo e la sua strada verso un’idea di felicità. Ama scrivere da quando aveva 10 anni e crede nella scrittura come forma di terapia. Ha collaborato con la casa editrice Pagine per una raccolta di poesie e con la Onlus la Voce del Cuore con altri percorsi.


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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