Scandalo intercettazioni, Sarkozy condannato in appello a 3 anni

Uno da scontare ai domiciliari con il braccialetto elettronico
Nuova tegola per Nicolas Sarkozy: la Corte d’Appello di Parigi ha condannato per corruzione e traffico di influenze l'ex presidente francese a tre anni di prigione, di cui due con la condizionale da scontare ai domiciliari con il braccialetto elettronico, per quello che è stato ribattezzato come «l’affaire delle intercettazioni». La pena prevede anche l'interdizione dai diritti civili per tre anni, che impedisce all'ex inquilino dell'Eliseo di candidarsi a cariche pubbliche. Mai prima d’ora un presidente francese aveva ricevuto una condanna così pesante. Nel 2011 il suo predecessore, Jacques Chirac, era stato condannato a due anni con la condizionale per un caso di impieghi fittizi risalenti al periodo in cui era sindaco di Parigi.
Alla sbarra anche il suo storico avvocato, Thierry Herzog, e l’ex magistrato Gilbert Azibert, per i quali sono state decise le stesse pene di Sarkozy, che ha subito annunciato attraverso i suoi avvocati il ricorso in Cassazione. «Arriveremo fino alla fine del percorso giudiziario», ha garantito l’avvocato Jacqueline Laffont, parlando di una sentenza «stupefacente».
Sarkozy, che al termine dell’udienza non ha rilasciato dichiarazioni, è stato ritenuto colpevole di aver ottenuto nel 2014 informazioni da Azibert in merito ad un processo che lo vedeva coinvolto in cambio di un sostegno per un posto da magistrato nel Principato di Monaco, mai arrivato. «Non ho mai corrotto nessuno e dovremmo poi aggiungere che si tratterebbe di una corruzione ben strana, senza denaro, neppure un centesimo per nessuno, senza vantaggi, nessuno ne ha avuti, e senza vittime, poiché non ci sono persone lese», aveva dichiarato l’ex presidente durante il processo in prima istanza.
Per Sarzoky, però, i problemi giudiziari non si fermano a questo dossier. In autunno arriverà un'altra sentenza della Corte d'Appello nell’ambito di un processo che lo vede coinvolto per sospetti finanziamenti illegali della campagna per le elezioni presidenziali del 2012. Nei giorni scorsi, inoltre, a Procura nazionale finanziaria (Pnf) ha chiesto il suo rinvio a giudizio per sospetti finanziamenti libici alla corsa per l’Eliseo del 2007.
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