Israele e l’intelligenza artificiale: i nuovi conflitti come laboratorio di guerra tecnologica

Banco di prova per droni autonomi, sistemi di sorveglianza biometrica e algoritmi di targeting
La guerra è la più grande disgrazia che possa capitare all’umanità, e con l’avvento dell’intelligenza artificiale rischia di trasformarsi in una calamità ancora più devastante. Secondo un'inchiesta pubblicata lo scorso aprile 2025 dal New York Times, Israele sta utilizzando le sue recenti offensive militari come un laboratorio in tempo reale per testare e implementare tecnologie militari basate sull’IA, raggiungendo livelli senza precedenti nella storia.
La collaborazione con le big tech americane
Gran parte di queste nuove tecnologie sono sviluppate in collaborazione tra l’intelligence militare israeliana (Unità 8200) e riservisti che lavorano in aziende tecnologiche di punta come Google, Microsoft e Meta, all’interno di un centro chiamato "The Studio" che unisce logiche di venture capital e azione militare.
Software di riconoscimento facciale ai checkpoint
Israele utilizza telecamere ad alta risoluzione ai checkpoint temporanei di Gaza per scansionare i volti dei palestinesi, inviando le immagini a sistemi di riconoscimento facciale basati su intelligenza artificiale. Questi sistemi, come Blue Wolf e Red Wolf, cercano di identificare sospetti e creare database biometrici, ma presentano margini di errore significativi senza però fermare arresti e detenzioni arbitrarie.
Chatbot in arabo per analizzare comunicazioni e social media
L’Unità 8200 ha addestrato un modello linguistico avanzato in arabo, basato su decenni di intercettazioni, per sviluppare un chatbot capace di effettuare ricerche mirate tra conversazioni digitali, immagini e video. Questo sistema supera le barriere dei dialetti arabi, facilitando l’analisi e il monitoraggio delle comunicazioni palestinesi in tempo reale.
Strumenti di localizzazione audio per individuare obiettivi militari
Israele impiega tecnologie di localizzazione audio per identificare con precisione la posizione di bersagli militari, sfruttando algoritmi avanzati che analizzano suoni e rumori sul campo di battaglia. Questi strumenti permettono di individuare la fonte di spari o esplosioni, migliorando l’efficacia degli attacchi mirati.
Sistemi di droni autonomi
I droni autonomi israeliani, sviluppati anche grazie al contributo di riservisti provenienti da aziende tecnologiche come Google e Microsoft, vengono impiegati per attività di sorveglianza, raccolta di informazioni e attacchi mirati. Integrano avanzate capacità di intelligenza artificiale che consentono di operare in modo autonomo nei cieli, raccogliendo e analizzando dati in tempo reale per supportare le operazioni militari con maggiore precisione ed efficienza.
La denuncia delle Nazioni Unite
L’uso massiccio dell’IA nelle operazioni militari israeliane ha sollevato preoccupazioni etiche e umanitarie. Organizzazioni internazionali, tra cui le Nazioni Unite, hanno denunciato l’alto numero di vittime civili e la distruzione di infrastrutture pubbliche, mettendo in discussione il rispetto del diritto internazionale umanitario nel contesto del conflitto a Gaza e Cisgiordania. L’uso di tecnologie IA come software di riconoscimento facciale, chatbot per l’analisi delle comunicazioni, e strumenti di localizzazione audio ha portato a casi documentati di identificazioni errate, arresti arbitrari e morti di civili, con un impatto umano molto grave.
La questione etica sull’utilizzo dell’IA a scopo militare
Anche tra gli ufficiali israeliani sono stati espressi, in forma anonima, timori riguardo all’uso eccessivo e poco regolamentato dell’IA in guerra, evidenziando i rischi di affidarsi a sistemi automatizzati per decisioni di vita o di morte e la difficoltà di controllare errori e conseguenze non intenzionali. L’adozione di queste tecnologie ha infatti aperto un dibattito critico sull’etica militare, la trasparenza e la responsabilità, soprattutto quando l’IA viene impiegata in un contesto di conflitto asimmetrico con una popolazione civile altamente vulnerabile.
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