Covid, un’impresa su tre a rischio sopravvivenza
Secondo l’Istat il 45% delle aziende italiane sarebbe “strutturalmente a rischio”
Un’impresa su tre a rischio sopravvivenza, quasi una su due “strutturalmente” in crisi. E ancora: “Solo l’11% risulta solido, ma spiega quasi la metà dell'occupazione e oltre due terzi del valore aggiunto complessivi”. Il Rapporto 2021 sulla competitività dei settori produttivi pubblicato dall’Istat mostra la fotografia di un Paese piegato dalla crisi e dove il “valore aggiunto è diminuito dell'11,1% nell'industria in senso stretto, dell'8,1% nei servizi, del 6,3% nelle costruzioni e del 6,0% nell'agricoltura”. Ecco perché il 45% delle imprese, se esposto a una crisi esogena, “subirebbe conseguenze tali da metterne a repentaglio l'operatività”.
Si tratta per lo più di imprese nei settori a basso contenuto tecnologico e di conoscenza: “La crisi pandemica – scrive l’Istat – ha inciso anche sulle strategie di finanziamento delle imprese che, per fronteggiare la crisi di liquidità, hanno utilizzato un insieme ampio di strumenti nell'ambito dei quali il credito bancario ha rivestito un ruolo centrale. In generale, sulla base delle indicazioni fornite dalle imprese per il 2021, le modifiche ai canali di finanziamento indotte dalla pandemia appaiono transitorie e legate per lo più alle conseguenze economiche dell'emergenza sanitaria. L'insolvenza di molte imprese, che costituisce il principale rischio nei mesi a venire per il sistema produttivo italiano, aumenta l'esposizione del sistema bancario a possibili trasmissioni dello choc dal segmento non finanziario, implicando possibili tensioni sia sui bilanci delle banche, sia sui rapporti banca-impresa”.
Anche per questo il sottosegretario alla Difesa, Giorgio Mulè, ha ribadito la necessità “di un nuovo, immediato scostamento di bilancio di almeno 20 miliardi: servirà ad attivare linee di credito fino a 250 miliardi di euro per erogare prestiti garantiti dallo Stato alle imprese che fatturano fino a un milione dell'importo di 100 mila euro da restituire in trent'anni”.
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