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Mondo Economia: intervista all'imprenditore Roberto Antonelli

Personaggio di successo della Valtiberina assieme alla moglie Giovanna
Una famiglia di Sansepolcro impegnata su due versanti e nel territorio comunale di Monterchi: è la famiglia Antonelli. Nella zona produttiva, è titolare dell’affermata azienda che porta il suo cognome e che è specializzata nella raccolta, trasformazione e commercializzazione di materiali legnosi quali trucioli, cippato, tronchetti e pellet, che produce dal 1996. Da poco tempo, poi, ha rilevato la struttura dell’ex mattatoio di Villamagra, nei pressi di Le Ville, trasformandola nel frantoio “Ville Di Monterchi”. Di questo difficile anno parliamo con Roberto Antonelli, al timone delle due realtà assieme alla moglie Giovanna.
Antonelli, quali sono state le ripercussioni del Covid-19 sulla vostra attività?
“Le ripercussioni vi sono state: ci riteniamo fortunati rispetto al contesto generale perché comunque produciamo e vendiamo beni di consumo, quindi alla fine l’utilizzo arriva, anche se il fatturato quest’anno avrà un segno “meno” nel raffronto con i precedenti. Le ripercussioni sono state evidenti nell’indotto: noi serviamo alberghi, agriturismo, ristoranti e terme, tutte strutture hanno subito il fermo e di conseguenza anche gli impianti di riscaldamento sono rimasti inutilizzati. È su questo ambito che insomma abbiamo pagato il Covid-19”.
Tutto ciò ha inciso anche nell’organizzazione del lavoro, fino a costringervi ad adottare meccanismi quali la cassa integrazione?
“L’abbiamo utilizzata soltanto per due dipendenti, che sono rimasti fuori un paio di settimane ciascuno e a turno nel mese di aprile, per cui si è trattato di una cosa banale. I due sono poi subito rientrati e abbiamo ricominciato a lavorare a pieno regime. Per ciò che riguarda l’applicazione dei protocolli, le disposizioni sono state seguite alla lettera anche sui distanziamenti, così come ci era stato detto di fare, ma non è stata una disciplina che ha stravolto la situazione. Abbiamo poi avuto tre casi di Covid-19, tutti relativi ad asintomatici e presi per tempo: si tratta di altrettanti autisti, cioè di singole persone che non avevano particolari contatti”.
Il 2021 dovrà pertanto servire per compensare quanto è venuto a mancare nel 2020?
“In base a un calcolo sommario, la stima è intorno a un 10-12% in meno di fatturato. La speranza è quella di poter recuperare: dipenderà anche dall’andamento climatico, per cui se la stagione sarà più fredda del solito è chiaro che venderemo un prodotto maggiore, ma se anche dovessimo realizzare il massimo rimane pur sempre il fatto che ciò che è stato perso in quei frangenti rimarrà tale e che non potrà esservi un meccanismo di recupero”.
Se dunque sul pellet e sui materiali legnosi resta il periodo di fermo della prima parte dell’anno, sul versante del frantoio il 2020 è stato foriero di buone notizie?
“Se parliamo del frantoio, siamo molto contenti, perché abbiamo registrato un buon andamento a livello sia di quantità che di qualità: è stata un’annata molto sana, perché non si è reso necessario effettuare alcun tipo di trattamento, né per combattere la mosca, né sugli olivi. Direi che è stata un’annata fra le più proficue”.
Qual è pertanto l’auspicio per il 2021 legato alla produzione dell’olio?
“Siamo un po’ sulla stessa onda del pellet, nel senso che torniamo a cadere sul settore della ristorazione e, più in generale, del turismo e delle attività ricettive: nel 2020, il fermo dei ristoranti ha impedito anche i consumi di olio. Inizieremo perciò il nuovo anno in condizioni difficili: è ovvio che spero in un’evoluzione in positivo della situazione nel 2021, anche se nei primi mesi succederà ben poco. L’auspicio è allora quello di ripartire gradualmente, una volta che l’avvento della stagione primaverile ridarà fiato al settore”.
Quale evoluzione prevede per il Covid-19 e quindi anche per l’economia in generale?
“Siamo fiduciosi sulle vaccinazioni, che già in passato hanno salvato il mondo. Non appena si comincerà a iniettare il vaccino, cominceremo finalmente a toglierci di torno il virus. Per ciò che riguarda i tempi, se tutto dovesse andare come da programma, sono convinto e mi auguro che con l’arrivo dell’estate si cominci a venirne fuori, ma il primo semestre del nuovo anno sarà molto delicato, perché ancora risentiremo degli effetti della pandemia. Diciamo allora che in estate il Covid-19 dovrebbe iniziare ad alleviarsi per poi accompagnarci verso un inverno nel quale dovremmo riprenderci la normalità”.
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