Economia in Primo Piano: intervista al cavalier Valentino Mercati

Non è certo una persona che ha bisogno di presentazioni. Il cavalier Valentino Mercati, presidente di Aboca spa (azienda nata nel 1978), è uno fra gli imprenditori di eccellenza e non soltanto dell’Alta Valle del Tevere, alla testa di un gruppo che oramai annovera oltre mille dipendenti in totale. Una processo di crescita che non si è arrestato nemmeno nel corso di quest’anno, anche se ovviamente i numeri sono leggermente più contenuti.

Cavalier Mercati, quali sono state le ripercussioni del Covid-19 sull’azienda Aboca?

“Vi è stato un po’ di sfasamento: un qualcosa, a livello di vendite, si è notato sia in Italia che nei Paesi europei, ma diciamo che di fatto la situazione generale è rimasta sotto controllo e che il calo di redditività è stato assai contenuto. Abbiamo pertanto dovuto rimodificare i piani, finendo sotto di pochi punti rispetto al budget; preferisco tuttavia parlare di sostanziale tenuta”.

Come è stata gestita la pandemia a livello nazionale?

“Non voglio dire bene o meno bene. Dico che non è certo facile assumersi un compito del genere e che probabilmente meglio di così non si sarebbe potuto fare. D’altronde, siamo italiani e non tedeschi, per cui tendiamo a improvvisare senza prevedere, ma va bene così”.

Ha un’idea di come si sia generato il virus? E potrebbe essere venuto da laboratorio, come qualcuno ha insinuato?

“No, credo piuttosto che sia stato un fatto “normale”. O meglio, la normale evoluzione di una situazione che sta andando avanti da tempo e che rischia in questo modo di metterci davanti in futuro ad altri virus. Abbiamo fatto fuori il 70% delle specie viventi e in questi ultimi 50 anni siamo voluti andare verso la creazione di intelligenze artificiali: per creare l’uomo del domani abbiamo fatto in modo che nel frattempo si estinguesse quello di oggi”.

Il Covid-19 non ha certo interrotto il processo di espansione di Aboca?

Certamente no! Quello della crescita è un obiettivo costante per noi, purchè accompagnato da tutte le cautele del caso. Quando c’è innovazione, come nel nostro caso, dobbiamo stare attenti a non fare il passo più lungo della gamba, altrimenti ti fanno fuori”.

Quale progetto ha in mente per la porzione di Centro Valtiberino che è stata da voi acquisita?

“A me sembra purtroppo che a Sansepolcro non interessi più di tanto e man mano che andiamo avanti ho la sensazione che interessi sempre meno. Abbiamo riaperto il passaggio in via dei Filosofi, perché l’immobile acquistato è stato messo in sicurezza; il progetto di ristrutturazione è già stato presentato in Comune. Vedremo: se son rose, fioriranno”.

Quali sono le disposizioni anti Covid-19 adottate da Aboca?

“Per il lavoro all’aperto, sui campi, è più facile garantire i distanziamenti; se poi vi sono dubbi o casi di positività nei reparti, procediamo con la sostituzione del turno. Lo smart working, poi, non è stato per noi una novità. Lo adottiamo già da tre anni e per un giorno alla settimana lo abbiamo reso persino obbligatorio”.

La prossima primavera si tornerà a votare per le comunali a Sansepolcro. cosa ne pensa dell’avanzata del centrodestra a livello di Valtiberina, come ha evidenziato l’esito delle recenti regionali in Toscana?

“A parte il fatto che il centrosinistra non stava già brillando, penso che la vera differenza non stia nello schieramento, ma nella validità delle persone. Lo abbiamo visto in Umbria: c’era fino a un anno fa il centrosinistra e adesso ci confrontiamo con il centrodestra, per cui l’appartenenza politica conta poco o relativamente; anzi, quando abbiamo a che fare con interlocutori all’altezza della situazione, non conta proprio nulla”.

Come vede la situazione attuale di Sansepolcro?

“Mi sembra una città ripiegata su sé stessa, come del resto accade in mezza Italia. Mi dispiace dover dire “lasciamo perdere” per focalizzare gli obiettivi su ambiti più grandi, anche se credo di affermare che, con la nostra azienda e con i numeri che esprime, per Sansepolcro abbiamo fatto e tuttora facciamo abbastanza. Abbiamo a nostro modo preso il posto della Buitoni, con dimensioni maggiori e con più soldi che riusciamo a portare qui”.

Commercio, agricoltura, turismo: su quale di questi ambiti la Valtiberina deve puntare per il proprio futuro?

“Sono tutti collegati fra di essi. Parlare di agricoltura deve significare fare in modo di intossicarsi di meno e di spendere meno soldi per la salute. Siamo di fronte a un contesto di fondovalle che deve porsi queste domande, perché i pesticidi e altre sostanze nocive impiegati adesso lasceranno il segno su di noi e sui futuri neonati di questo comprensorio. La parte di pianura della vallata rischia di pagare queste conseguenze. Noi come azienda abbiamo dimostrato che si può invertire la rotta, ma tutti rimangono ciechi e sordi”.