Opinionisti Olinto Gherardi

4-3-1984

Una brutta esperienza

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Partimmo la sera dopo cena, come sempre quando le trasferte erano lontane, quando i chilometri da percorrere era nell’ordine di diverse centinaia, eravamo diretti a sud, giù nello stivale, in quel di Cosenza, dove l’indomani e per altri due giorni, si sarebbe tenuto il carnevale e noi eravamo stati invitati per dare spettacolo e colore durante la sfilata dei carri allegorici…ricordo che io ero uscito da un paio di giorni dall’ospedale nel quale un intervento di chirurgia plastica aveva ridato un senso alla malformazione labiale che avevo dalla nascita a distanza di anni dal pastrocchio realizzato a Milano poco dopo la mia nascita, ma di grazia per quei tempi, era già un gran risultato. Avrei dovuto fungere da accompagnatore, da responsabile del gruppo, essendo fra i più anziani di quella trasferta, non avrei sbandierato ne sfilato, dovevo solo tenere le redini della truppa, e poco altro… I chilometri si snodavano nel buio notturno, il pullman, non esattamente un GT, ma abbastanza comodo scivolava sull’asfalto con qualche scossone ogni tanto, dopo qualche ora di baraonda ordinaria molti provarono a sonnecchiare in previsione della lunga giornata che ci attendeva l’indomani-Facemmo una sosta logistica sotto Roma e poi di nuovo la corsa verso sud-Ci fermammo di nuovo in piena notte, forse le due o le tre dopo Sala Consilina, una piccola area di sosta nel nulla assoluto, una sola luce accesa una sola persona all’interno dietro il bancone sul quale campeggiava la illusoria scritta Autogrill…non funzionava nemmeno la macchina del caffè ed il barista era l’esatto contrario della disponibilità e gentilezza. Eravamo scesi in pochi, faceva freddo, era comunque inizio Marzo ed eravamo ad altezze montane, il vento portava l’odore della neve dalle cime più alte. Dopo aver inveito contro il profondo sud, come se ne avesse colpa ed espletato bisogni impellenti fra delle frasche (il wc dell’Autogrill era guasto, fantozzianamente) risalimmo sul potente mezzo per percorrere l’ultima parte di viaggio che ci avrebbe condotto a Paola dove avremmo avuto la nostra base logistica. Imboccata la tratta calabrese dell’autostrada incontrare qualche altro mezzo in viaggio aveva del miracoloso, la strada si inerpicava verso l’alto con graduale difficoltà fino a che arrivammo all’uscita che dovevamo prendere per recarci a Paola, Lagonegro Nord, da li poco più di un’ora di statale fatta di curve, tornanti, restringimenti, buio ci avrebbe condotto a destinazione…però purtroppo non ci arrivammo, o meglio non come pensavamo noi e nemmeno nei tempi calcolati…ho un pezzo di vuoto del tragitto a scendere, mi manca proprio in quanto mi ero addormentato nel penultimo sedile in fondo al bus ed il risveglio fu all’insegna del freddo, sentivo il ruvido sotto le mani, il vaffanculo uscì dirompente rivolto al presunto incauto che aveva aperto le porte posteriori per scendere dal mezzo…poi mi resi conto che non era la porta aperta, ero io che ero finito fuori dal pullman cadendo a terra dopo avere attraversato uno dei finestroni posteriori…era successo un incidente ed un miracolo al contempo, l’autista si era trovato improvvisamente una lastra di ghiaccio che fece sbandare il bus spingendolo verso il limite della carreggiata, solo la forza e la prontezza dell’autista evitarono il peggio, infatti riuscì a tenere il mezzo in strada che slittando andò a sbattere a schiaffo contro l’inizio di una galleria artificiale paramassi, la botta mi catapultò fuori e quando finalmente riaprii gli occhi mi resi conto del casino, mentre non mi resi conto delle molteplici ferite in faccia causate dai vetri e da un cartello stradale, me lo fecero capire gli sguardi sbigottiti di alcuni amici che mi portarono a guardarmi in uno dei retrovisori del bus…tutto il delicato lavoro del chirurgo era andato a puttane in pochi minuti, ma c’era chi stava molto peggio di me, Franco era rimasto incastrato fra due sedili, essendo proprio nel punto nel quale il bus impattò con il cemento della galleria e nessuno di noi riusciva a tirarlo fuori, era incosciente, non ricordo chi, gli teneva la lingua affinchè non soffocasse…nel buio assoluto mi recai ad una fontanella per lavarmi il viso, poi il rumore di un motore che saliva, un’auto che illuminò la scena ed invece di fermarsi diede gas e si allontanò senza soccorrerci, Francesco cominciò a correre in direzione di alcune luci in lontananza in cerca di aiuto, finchè arrivò ad una caserma dei carabinieri e riuscì a dare l’allarme, fu allertato l’Ospedale di Paola, ma l’unica ambulanza aveva le ruote a terra…poi un po’ alla volta con mezzi di passaggio e dei carabinieri quelli feriti furono accompagnati all’ospedale. Mentre al pronto soccorso attendevo il mio turno di essere curato finalmente arrivò anche Franco, ancora incosciente sopra una barella, un pastore, mi fu poi raccontato, un omone era salito sul pullman ed aveva divelto il sedile che lo incastrava riuscendo a tirarlo fuori e ad accompagnarlo in ospedale…ogni tanto appariva un medico, poi un altro, poi delle suore e ancora altri medici che confabulavano scuotendo la testa come ad affermare poche speranze…Franco era in coma per il colpo ricevuto nell’impatto ed i dottori discutevano se fare o non fare, al che anche se frastornato per l‘accaduto, mi tirai su a sedere sulla barella e dopo un paio di colorite espressioni folkloristiche toscane, alle quali i due medici rimasero interdetti, dissi loro di smettere di discutere e prendere una decisione, perché se Franco non ce la faceva, per loro si metteva scura…dopo 10 minuti lo caricarono su un’ambulanza scortata dalla Polizia e lo mandarono a Messina in un ospedale attrezzato per quel tipo di trauma, io venni rammendato con 56 punti, senza anestesia, quindi apprezzando la delicatezza del sarto, Silvano e Luigi se la cavarono con qualche punto anche loro, la maggior parte fortunatamente senza un graffio, a parte il trauma emotivo di quanto successo…alcuni anni dopo sono tornato alla Crocetta, il luogo dell’incidente, ho bevuto a quella fontanella ed ho guardato oltre il ciglio della strada quei duecento ed oltre metri di dirupo roccioso…qualche Santo quella notte ci ha protetti sicuramente. L’unico neo è che non abbiamo visto il carnevale di Cosenza, ma volendo ancora del tempo ne rimane, se lo fanno ancora.

Nell’immagine a corredo la piccola festa in via Matteotti per il ritorno di Franco dopo il ricovero a Messina.

Redazione
© Riproduzione riservata
03/08/2020 15:19:30

Olinto Gherardi

Operaio – Scrittore - Apolitico – 21 anni nel Gruppo Sbandieratori di Sansepolcro dall’avvento del Dott. Piero Gennaioli - Scrittore di poesie - Due pubblicazioni nel 2013(Lo Sbandieratore di Emozioni) e 2015 (All’ombra della Torre) con lo pseudonimo di Uguccione de’ Fiaschi – Collabora alla mostra fotografica di Francesca & Angelo Petruzzi, ManiAnime del Borgo 2016 – Attenzione rivolta al territorio, al Borgo ed al suo patrimonio artistico; diretto e chiaro nell’esposizione del pensiero critico, ma costruttivo. Fotografo amatoriale per hobby-Calcio e Pallavolo gli sports seguiti in prevalenza. redazione@saturnonotizie.it


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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