Opinionisti Giorgio Ciofini

Il bar del Bimbiri

Qui si sono fermati a prendere un cappuccino gli etruschi, i romani e i berberi

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‘L su’ bar, a l’angolo tra via del Trionfo e via Romana, è sempre stato un avamposto su la via per Roma. Lì si fermò a prendere ‘n caffè anche Mario e Silla, quando mise a ferro e foco la città ch’ha sempre penduto a sinistra e s’era schierata col nemico. Il Bimbiri mi rivelò che, ‘na volta, i saiones co le gabelle e tutto, la mattina ciandavano a fasse ‘n capuccino tiepido. Insomma è il bar più storico de ’Rezzo e da tutti era conosciuto come ‘l bar del Bimbiri, anche s’ufficialmente s’è sempre chiamato Bar Europa. Una volta era pieno d’aretini e straripante di discussioni e cuori amaranto, anche se il Bimbiri è sempre stato a strisce rossonere. Più che ‘n bar era una fumisteria, come quei locali ‘n do’ i cinesi vanno a fumare l’oppio, che pu’ da noi sarebbe ‘l pioppo. L’aretini ciandavano a fare il girone, la briscola, ‘l tressette e scopa poca, almeno a giudicare da quello che c’era per terra. Comunque, al bar Europa, ‘l fumo si tagliava a fette com’il salame che ‘l Bimbiri infilava nei panini, se preferivi fare colazione col salato. Ma se volevi entrare ne la sala giochi, dovevi mettere la maschera antigas. Il Bimbiri viaggiava sempre dietro al su’ bancone da ‘n do’, bighino com’è, appena gli spuntava il capo. Qualche volta ti toccava afacciatte per vedere se c’era, ma ‘l più delle volte non c’era manco bisogno de vedello, perché non s’azzittava un minuto. Avanti e ‘ndietro pressava il bancone com’il Milan di Sacchi, col su’ strofincaccio a strisce rosso nere. È stato da quando il Berlusca s’è messo a comprare solo vecchie glorie a parametro zero, che ‘l Bimbiri è andato in depressione e ha deciso di vendere ‘l bar Europa ai cinesi. Nel su’ bar si faceva l’alba a parlare di calcio o a fare ‘l girone in fumisteria. Era ‘n bar polivalente e democratico, dov’ognuno era libero di fare quel che gli pareva, ma ‘n do’ tutti avevano l’Arezzo nel cuore. Praticamente dal Bimberi si cementò la coscienza collettiva e lo spirito d’appartenenza dell’aretinità. Fu un rifugio d’identità cittadina e lo spazio multietnico, ‘n do’ l’integrazione e la connivenza tra’ popoli ha mosso i primi passi. Una volta sbarcavon tutti dal Bimberi col gommone e, al posto d’un caffè, si poteva pigliare ‘n tea a cavalcioni d’un tappeto volante. Ogni tanto arivava anche ‘n fachiro col su’ piffero e una cesta di serpenti a sonagli que la musichetta che li fa ‘ncantare. Insomma il Bar del Bimbiri è sempre stato un luogo di frontiera, ‘n do’ passarono anch’i pionieri prima d’andare in California, l’estrema propaggine della città verso il mondo e non poteva essere venduto ch’ai cinesi. Non si può invertire il corso della storia e ‘l Bimberi, firmando il contratto di cessione ai nuovi propietari, l’ha dato una mano. Quando il bar Europa s’è arreso ai cinesi, è crollata la grande muraglia, l’ultimo fortilizio dell’aretinità sulla via per Roma. Ma ora Pechino è ‘n fondo a via del Trionfo e ci si può andare anch’a piedi.

Giorgio Ciofini
© Riproduzione riservata
08/11/2018 17:23:15

Giorgio Ciofini

Giorgio Ciofini è un giornalista laureato in lettere e filosofia, ha collaborato con Teletruria, la Nazione e il Corriere di Arezzo, è stato direttore della Biblioteca e del Museo dell'Accademia Etrusca di Cortona e della Biblioteca Città di Arezzo. E' stato direttore responsabile di varie riviste con carattere culturale, politico e sportivo. Ha pubblicato il Can da l'Agli, il Can di Betto e il Can de’ Svizzeri, in collaborazione con Vittorio Beoni, la Nostra Giostra e il Palio dell'Assunto.


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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