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Chiuso il gruppo "Mia Moglie": nella chat anche alcuni uomini del Casentino

Il sindaco di Talla Eleonora Ducci parla dello scandalo Facebook

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Lo scandalo del gruppo Facebook “Mia moglie” dedicato alla condivisione, spesso non consensuale, di immagini private di donne, ora al centro di un’indagine della Polizia Postale, riguarda un po' anche il Casentino. All’interno del gruppo, aperto nel 2019 e completamente libero, sembra figurino nomi di residenti sul territorio. Ieri il gruppo, segnalato da diverse associazioni femminili, è stato chiuso. 


Sulla vicenda interviene Eleonora Ducci in qualità di Assessora alle pari Opportunità dell’Unione del Comuni Montani del Casentino, Sindaca di Talla e per un decennio delegata Anci Toscana per il contrasto alla violenza di genere. 


Sindaca, Jim Lovell sull’Apollo 13 disse “Huston abbiamo un problema”, qui ne abbiamo 32 mila e sembra, anche vicini. 


Esatto. Ci siamo scandalizzati per il caso Pelicot, un caso lontano, che invece non è così lontano e lo dimostra ampiamente il gruppo “Mia moglie”. Perché il problema non è solo di coloro che hanno condiviso foto senza il consenso delle mogli ma anche di coloro che – vogliamo dire con leggerezza? – hanno messo mi piace e hanno partecipato senza chiedersi nulla e senza fare nulla, di chi sta a guardare senza chiedersi cosa ci sia dietro, se quelle donne sapessero o volessero”. 


Abbiamo cioè un problema con il tema del consenso?
E’ un punto dolente in Italia quello del consenso, in realtà non ne stiamo parlando a sufficienza e quando accade è in cerchie ristrette di persone che si stanno adoperando in questo senso con non poche difficoltà. In Francia per esempio, se ne parla molto, sia dal punto di vista sociale, educativo e a livello di giurisprudenza, dove si è andati anche oltre, definendo confini e affrontando il tema del consenso insieme a quello del desiderio. Purtroppo in Italia abbiamo in questo senso un problema educativo che parte da lontano, cito solo un titolo “Dalla parte delle bambine”, un libro che dice tanto sulla questione femminile nel nostro paese”.


Qual è il suo punto di vista su questa vicenda?
Sarò diretta: si tratta di un gruppo di cialtroni che fanno online quello che nella vita quotidiana non riescono a fare. E comunque resto dell’idea che non possiamo derubricare la cosa come una leggerezza, una cosa tanto per ridere o cose simili. Certamente ad indagare penseranno le autorità, ma già è emerso che situazioni del genere servono comunque per altro, per adescare e questo ci riporta nuovamente al caso Pelicot. Non possiamo abbassare la guardia, anche se l’abuso sembra solo digitale diciamo. Rilancio la domanda di un libro che ritengo illuminante: “Possiamo vivere con gli uomini? La risposta è agire, noi come donne ma anche gli uomini che non si ritrovano in questa cultura. Tacere non è possibile”. 


Cosa si sta facendo anche a livello locale sul fronte dell’educazione alla cultura di genere?
La Regione Toscana in questo è molto sensibile, sono state stanziate risorse importanti nei PEZ per portare nelle scuole progetti sulla parità di genere e sull’educazione verso questi temi. Come zona abbiamo attivato da tempo uno sportello territoriale a Poppi dedicato alle donne, collaboriamo con il Pronto Donna con tante iniziative nelle scuole; siamo partners di un progetto sulla tratta e promuoviamo direttamente anche percorsi negli istituti scolastici del Territorio. Ma rimane il tema dell’educazione all’affettività che non si vede e non si fa e questo non aiuta. Dobbiamo aiutare anche le famiglie che non riescono ad arginare ad esempio il problema dei social, sui quali le pratiche sessuali e i corpi esposti come merce, ci rendono tutti fragili, impreparati”. 


Sindaca il privato è politico, come si diceva in altri tempi?
Io dico che siamo soggetti collettivi e chi amministra ha ancora più responsabilità in questo. La questione che molti definiscono banale del linguaggio è un tema tra tanti: se non declino al femminile i ruoli, significa che le donne in quei ruoli sono invisibili e un corpo invisibile è un corpo che può essere utilizzato anche senza il consenso. Abbiamo come amministratrici e amministratori un obiettivo collettivo. Parlo di sorellanza: non possiamo tacere e non agire quando accade qualcosa che coinvolge una donna nel suo essere parte di una società e di un soggetto collettivo, quello delle donne, si tratta di un vero e proprio progetto politico che è innanzitutto un percorso di rispetto reciproco e di equità”.

Redazione
© Riproduzione riservata
21/08/2025 16:15:57


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