Torna a casa lo studente di Città di Castello che era stato trattenuto in Giordania

La famiglia lo aspetta oggi all'aeroporto di Fiumicino a Roma
“Suo figlio è stato rilasciato, le indagini hanno dato esito negativo. Venerdì 15 agosto potrà tornare a casa”. Le parole del console tunisino in Giordania sono arrivate come un goccia d’acqua nel deserto. La famiglia di Kameleddine Haj Mabrouk non aveva più notizie del loro figlio, giovane studente tifernate di 22 anni, da domenica, quando la sua vacanza si era trasformata in un incubo. Kameleddine era in stato di fermo in Giordania. Erano in corso delle indagini sul suo passato e sulla natura del suo viaggio in Giordania: in quel lembo di terra che non ha pace da secoli e dove l’uomo in questi anni ha perso la sua umanità il giovane tifernate si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato. Il suo essere cittadino tunisino (si è trasferito a Città di Castello all’età di tre anni e dunque è solo residente in Umbria ma non è cittadino italiano), la sua laurea in ingegneria e la perfetta conoscenza dell’inglese lo hanno reso un sospettato in un paese che vive da vicino l’orrore della Palestina. Nel futuro di Kameleddine, dopo una brillante laurea in ingegneria al politecnico di Torino e il diploma di informatica con il massimo dei voti al Franchetti Salviani c’è l’università di Trento per iscriversi alla magistrale: il suo obbiettivo fare ricerca. “Mio fratello è un ragazzo abitudinario, per lui deve essere stato molto difficile affrontare questi giorni e uscire dai propri ritmi ... voglio ringraziare quanti ci sono stati vicini in questi giorni nella nostra comunità tifernate. Per noi è stato importante e ci ha dato forza”. Nelle prossime ore la famiglia potrà riunirsi a Città di Castello: sarà la madre di Kameleddine ad aspettarlo all’aeroporto di Fiumicino a Roma, con il primo volo disponibile.
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