Esiste sempre la politica in Italia?
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Basta cavalcare il lamento e il vittimismo
Con il mese di febbraio riprende questa mia rubrica, iniziata in “sordina” diversi anni fa, ma molto seguita attualmente. Lo dimostrano le tante persone che mi fermano per strada quando mi trovo a passeggiare nei Comuni in cui viene distribuito l’Eco del Tevere o coloro che mi contattano per prendere un caffè o mangiare una pizza per parlare di quello che scrivo. In questo numero voglio parlare della politica italiana, ponendomi una domanda: “Esiste ancora la politica in Italia?”. Se devo rispondere di “pancia” direi assolutamente no, ma il tema merita di essere sviscerato, anche se non è possibile farlo in maniera esaustiva per mancanza di spazio. Se la politica è riferita a qualche decennio fa, quando era rappresentata da grandi statisti come Berlinguer, Almirante o Fanfani, solo per citarne alcuni, siamo lontani anni luce. Qui si parlava di persone che non erano mai banali nei loro pensieri, che hanno ricostruito l’Italia dopo il conflitto mondiale e con un bagaglio culturale politico di grande spessore. Oggi se guardiamo chi ci rappresenta in Parlamento (di ogni colorazione politica), ti cadono le braccia, persone che fanno parlare più per la loro vita privata che per quello che riescono a realizzare. Il rovescio della medaglia è dato da una popolazione che ha sposato la politica del “piagnisteo e della polemica”, esplosa con l’arrivo dei social, dove persone, di cui non si sa nemmeno quello che hanno fatto nella vita, o protagonisti di fallimenti, si ergono come “paladini del mondo”. Persone che vogliono tutto e subito, ma non per la collettività, solo per se stessi. Individui negativi che si lamentano di tutto, se non fai nulla si lamentano, se fai qualcosa ti criticano e se lo fai bene scatta l’invidia e la polemica. Quindi da una parte abbiamo una politica debole, dall’altra parte una popolazione che cavalca il “lamento o il vittimismo”. E allora uno potrebbe dire, cosa dovrebbe fare la politica? Forse a porre limiti e paletti, a garantire che nessuno possa prevaricare sugli altri e che settori come la scuola, la sanità, la giustizia e la sicurezza, siano delle priorità: la politica seria, dovrebbe garantire un’equilibrata convivenza sociale, dovrebbe dire “no” alle richieste assurde, puramente recriminatorie o sostenute solo dalle emozioni collettive o interessi personali. Fare attenzione alle richieste economiche, legittime e comprensibili per tutti quei cittadini che si trovano in condizioni di oggettiva difficoltà. Ma se si dovesse dare retta alle diverse categorie, tutte impegnate a chiedere sussidi e aiuti pubblici, saremmo in bancarotta nel giro di una settimana. Per essere il Paese col più alto risparmio privato al mondo, sembra che nessun italiano abbia due euro in banca… Oggi prevalgono nelle classi politiche istanze demagogico-populistiche: si tende a promettere di tutto, si dà ragione a chiunque chieda qualunque cosa, nella logica del massimo consenso o del massimo gradimento. Tra i principali contestatori del sistema politico attuale ci sono sicuramente i giovani, i figli dei figli del boom economico, abituati dunque ad avere tutto o quasi, i giovani d’oggi nemmeno riescono ad immaginare quanto la storia dell’umanità sia stata segnata dalle privazioni, dalle rinunce, dai sacrifici e dalla fatica. Questo non è moralismo conservatore, è solo la presa d’atto di un’accelerazione violenta della storia destinata, secondo me, a produrre lacerazioni e conflitti: tra persone e nelle persone. Quindi si capisce che dove la classe politica non è preparata e la popolazione sposa il lamento, uscire da questa nassa non è facile. Chi mi conosce bene (non quelli che mi apprezzano o mi odiano senza conoscermi), sanno perfettamente che il mio orientamento politico è moderato, da sempre credo nella meritocrazia, nella tolleranza e nel dialogo, ma spesso mi chiedo: quali sono le differenze tra la sinistra o nella destra di oggi? Quando sento parlare alcuni nostalgici di Comunisti o Fascisti mi viene da sorridere, dove sono finiti gli ideali, quando in molti casi politici o politicanti saltellano da un partito a un altro o mantenendosi il proprio simboletto governano assieme sia a livello nazionale che locale? A leggere quello che ho scritto qualcuno potrebbe dire, ma allora cosa ci riserva il futuro? Non posso essere certo io a dare la “ricetta giusta”, non ho la competenza e forse nemmeno la voglia; ormai sono diventato “grande”, ma sarebbe importante tornare a “formare” chi vuole fare politica, magari riaprendo le sezioni e i circoli dei partiti che erano il luogo predominante in cui veniva a convergere la ricerca sociale, il dibattito culturale nei suoi aspetti di massa e l’espressione diretta di tante ansie e domande. Dall’altra parte non è facile fermare l’avanzata dell’antipolitica, oggi in mano ai “leoni da tastiera”, del tutto dovuto e non meritato, che personalmente non condivido. Mi vedo d’accordo invece nel fatto che in politica girano troppi soldi, troppe caste e sono profondamente contrario ai “politici a vita” o al terzo mandato ai presidenti di Regione. La politica non può e non deve essere un ufficio di collocamento!
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Punti di Vista
Imprenditore molto conosciuto, persona schietta e decisa, da sempre poco incline ai compromessi. Opera nel campo dell’arredamento, dell’immobiliare e della comunicazione. Ha rivestito importanti e prestigiosi incarichi all’interno di numerosi enti, consorzi e associazioni sia a livello locale che nazionale. Profondo conoscitore delle dinamiche politiche ed economiche, è abituato a mettere la faccia in tutto quello che lo coinvolge. Ama scrivere ed esprimere le sue idee in maniera trasparente. d.gambacci@saturnocomunicazione.it
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