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Medici di famiglia, da autonomi a dipendenti del Ssn

Tutte le novità della riforma del servizio sanitario

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E' terminato, dopo oltre due ore, il vertice a Palazzo Chigi focalizzato, tra l'altro, su sanità e riforma dei medici di medicina generale. Tra i presenti anche il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca. Vediamo come potrebbe funzionare. 

Le novità

Il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) si trova a un bivio cruciale: garantire cure e prestazioni a tutti i cittadini in modo universalistico e sostenibile, senza gravare economicamente sulle famiglie. Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, punta su una riforma strutturata su due pilastri chiave:

  • Prevenzione, per ridurre l'incidenza delle malattie croniche e ottimizzare l'uso delle risorse sanitarie.
  • Medicina del territorio, con un potenziamento delle Case della Comunità e degli Ospedali di Comunità, per migliorare l’accesso alle cure primarie.

Il ruolo della prevenzione nella sanità pubblica

46 anni dalla nascita del SSN, la prevenzione diventa centrale nella riforma sanitaria. Ridurre le malattie prevenibili significa liberare risorse per innovazione, ricerca e infrastrutture sanitarie. "Se vogliamo mantenere un servizio sanitario universalistico, dobbiamo ridurre il numero di pazienti con patologie croniche", ha dichiarato Schillaci durante un convegno della Società Italiana di Radiologia (SIRM). Questo obiettivo si traduce in una maggiore attenzione alla prevenzione primaria e secondaria, con programmi di screening, educazione sanitaria e diagnosi precoce.

Medicina territoriale e ruolo dei medici di base

Oltre alla prevenzione, la riforma prevede un potenziamento dell'assistenza territoriale, con il coinvolgimento diretto dei medici di medicina generale (MMG) nelle nuove Case della Comunità. L'obiettivo è garantire un servizio capillare e accessibile, evitando il sovraccarico degli ospedali. Tuttavia, il dibattito sullo status dei medici di base è ancora aperto. L'ipotesi di trasformarli in dipendenti del SSN ha suscitato polemiche, ma il ministro assicura che il rapporto fiduciario con i pazienti sarà preservato. Inoltre, si punta a una specializzazione universitaria per la Medicina Generale, per migliorare la formazione dei futuri professionisti del settore.

Come potrà funzionare il nuovo modello di assistenza?

La bozza di riforma stabilisce che i medici di base dovranno lavorare 38 ore alla settimana, mentre attualmente il minimo garantito varia tra le 5 e le 15 ore, a seconda del numero di pazienti. In particolare, si specifica che queste 38 ore dovranno essere suddivise in base al numero di assistiti, secondo il seguente schema:

-  fino a 400 assistiti: 38 ore da rendere nel distretto o sue articolazioni, delle quali 6 ore da dedicare agli assistiti e le restanti per le esigenze della programmazione territoriale;

-  da 401 a 1.000 assistiti: 12 ore da dedicare agli assistiti e le restanti per le esigenze della programmazione territoriale;

- da 1001 a 1.200 assistiti: 18 ore da dedicare agli assistiti e le restanti per le esigenze della programmazione territoriale;

-  da 1.201 a 1.500 assistiti: 21 ore da dedicare agli assistiti e le restanti per le esigenze della programmazione territoriale;

-  oltre a 1.500 assistiti: 24 ore da dedicare agli assistiti e le restanti per le esigenze della programmazione territoriale.

Nessuna privatizzazione della sanità

Schillaci ribadisce che la riforma non punta alla privatizzazione del SSN. "Ogni volta che si prova a cambiare qualcosa si parla di privatizzazione, ma il nostro obiettivo è rafforzare la sanità pubblica", ha dichiarato. In conclusione, il futuro del Servizio Sanitario Nazionale dipenderà dalla capacità di realizzare queste riforme strategiche, mantenendo l’universalismo e garantendo una maggiore efficienza, senza gravare economicamente sui cittadini.

Notizia e foto tratta da tiscali.it
© Riproduzione riservata
12/02/2025 18:43:23


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