Tutto ciò che mangiamo è a rischio. La causa?
Gli eventi estremi che spaccano l'Italia in due
"Gli eventi meteo estremi sono quintuplicati in 10 anni e spaccano in due l'Italia". Lo afferma il Wwf che, nell’ambito della campagna 'Our future', pubblica un resoconto sugli effetti degli eventi meteorologici estremi sulle nostre colture, quindi sulla nostra economia. Secondo l'associazione "rischiamo di perdere colture tradizionali mentre nascono mercati 'tropicali'. Al Sud crollano produzioni tradizionali come cereali, ciliegie e olio. Al nord il Clima affligge il mercato del mais, e le colture vinicole salgono sempre più in alta quota. E per quest'anno addio al miele"
Meno legumi, foraggio, e anche meno kiwi
Tra gli impatti della siccità al Sud, "c’è il calo della produzione agricola. Il grano duro, per esempio, ha mostrato una riduzione della produzione di quasi l’8% rispetto alla campagna precedente. In Sicilia la siccità primaverile ha portato danni a varie colture da seme: al 60% della produzione di legumi, al 70% dei cereali e all’80% delle foraggere, con punte del 100%. In Basilicata, la campagna di raccolta del kiwi ha patito il Clima siccitoso che ha portato a una riduzione della pezzatura media ma soprattutto a raccolti del 30% più bassi". Poi "le pere sono diventate l’emblema della crisi produttiva che negli ultimi anni sta interessando gli alberi da frutto del nostro Paese. Alte temperature e siccità agiscono producendo uno stress termico e idrico che indebolisce le piante di pero e le espone all’azione dei patogeni. Negli ultimi anni la produttività è scesa del -75% e una perdita totale quantificabile in 340 milioni di euro.
Vino, ciliegie e olio sono in pericolo
La Puglia è la maggiore produttrice di ciliegie in Italia: il caldo anomalo della primavera ha più che dimezzato la produzione delle pregiate ciliegie Ferrovia con una riduzione di oltre il 50% rispetto allo scorso anno. Le lunghe ondate di calore e siccità in regioni come Sicilia, Calabria e Puglia hanno compromesso anche la campagna olearia 2024 che stima un drastico calo del 23%". Ma "l'impatto dei cambiamenti climatici sta gravando anche sulla produzione vinicola che, nonostante mostri un segnale di ripresa del +7% per la vendemmia 2024 rispetto al 2023, soprattutto al Sud vede raccolti che rimangono al di sotto della media degli ultimi anni. La geografia della produzione vinicola sta cambiando: non è un caso che negli ultimi anni la viticoltura si stia spostando sempre più in altitudine, con vigneti piantati, nel nostro Paese, a 700, 800, 900 e 1.000 metri".
Rischio alluvioni per l'agricoltura del nord
Al Nord, "l’eccesso di precipitazioni è stato causa di perdita di rese agricole, rendendo i campi inaccessibili ai trattori per le lavorazioni, ritardando le semine, e impedendo la raccolta del primo taglio di fieno, con ripercussioni sul settore zootecnico. Localmente gli allagamenti possono danneggiare o far morire colture come il mais. In parte per i ritardi sulle semine, in parte per le condizioni avverse, le stime di produzione per il mais indicano un calo produttivo complessivo fra il 30% e il 35%". Sempre al Nord, "piogge e maltempo durante la primavera 2024 hanno compromesso irreparabilmente il raccolto dei mieli primaverili, tra cui quello pregiato di acacia. L'apicoltura italiana rimane quindi in una situazione di crisi grave. Altro aspetto da considerare è anche l’effetto che l’innalzamento delle temperature provoca direttamente sulle api"
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