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Ferrer Vannetti, imprenditore all’avanguardia e presidente di successo
Intervista esclusiva all'imprenditore di Sansepolcro
L'imprenditore biturgense Ferrer Vannetti é venuto a trovarci nie nostri uffici e con lui abbiamo fatto una chiaccherata a 360 gradi.
- Che anno è stato il 2023 per la Donati Legnami e quali sono le prospettive per il 2024?
“Il 2023 è stato un anno di grande crescita per la Donati Legnami: abbiamo consolidato la nostra presenza in molti Paesi esteri ed è stato un po’ il coronamento di un lungo lavoro di preparazione. Ad oggi abbiamo rappresentanti in tutto il medio oriente: India, Emirati Arabi, Arabia Saudita, tutti i Paesi del nord Africa e Pakistan; quindi, stiamo svolgendo un lavoro molto attento e il mercato ci sta dando soddisfazioni perché riconosce una grande qualità dei prodotti che esportiamo. Per cui abbiamo avuto una grossa crescita, si parla di incrementi di fatturato a due cifre e soprattutto si corona un percorso che da tanti anni ci vede lavorare in maniera assidua: una crescita anche sana, non viziata da quelli che sono stati gli incentivi. Un segno positivo non solamente nel reparto del legname, quindi della materia grezza, ma sia nelle costruzioni in legno - dove abbiamo delle squadre di montaggio specializzate - che in particolare in quella nicchia di mercato che riguarda i pavimenti in legno. La Donati Legnami ad oggi è una delle aziende italiane di maggior pregio riguardo proprio la qualità dei prodotti che riusciamo a mettere nel mercato: sono tutti prodotti particolari che vanno nella direzione di commesse veramente di livello internazionale; proprio nell’ultimo periodo è stata fatta un’enorme fornitura per una delle più grandi case di moda al mondo. Quello che ci viene riconosciuto è la professionalità, un prodotto di artigianato di altissimo livello. Anche le prospettive, quindi, sono quelle di crescita: già nei primi due mesi del 2024, nonostante tutte le situazioni che ci sono nel mercato tra guerre, problemi di trasporti e mi riferisco in particolare al blocco della navigazione sul Mar Rosso che per noi è una tratta abituale, vedo che il nostro trend è comunque sempre in crescita”.
· La sua azienda spazia in diversi settori tra cui il commercio di legname, l’arredo, i pavimenti in legno e altro: quale segmento sta dando le maggiori soddisfazioni e sono previste le aperture di nuove linee di mercato?
“Le tre linee essenziali delle nostre produzioni che sono quelle della segheria, delle costruzioni e dei pavimenti stanno procedendo tutte in una crescita uniforme. Questo ci fa ben sperare, vuol dire che l’azienda è centrata in un target di operatività che è sicuramente valido. Noi abbiamo diverse sedi operative e presto ne apriremo un’altra in Friuli Venezia Giulia. Oggi fare il nostro lavoro, tenendo in considerazione anche il fattore di economia circolare e quindi voler dare un’impronta che sia ambientalista, è un equilibrio molto difficile da portare avanti. In azienda abbiamo fatto delle scelte importanti come quella di non utilizzare materiali che non venissero da filiere controllate, quella di non utilizzare materiali in legni esotici che in qualche modo sfuggissero al controllo; facciamo un’opera di new diligence sui materiali che acquistiamo tracciando le filiere e la legalità delle fonti di approvvigionamento. Da sempre c’è un’attenzione innata verso questo argomento: oggi fa ‘moda’, ma la Donati Legnami da tempo lo portava avanti come un simbolo. Siamo un’azienda quasi completamente autosufficiente da un punto di vista energetico perché con gli scarti produciamo energia termica che serve ai nostri impianti, mentre tramite pannelli solari quasi la totalità di quella elettrica. Per cui i nostri scarti sono una filiera circolare, nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma. Tutto è controllato per cui non facciamo assolutamente parte di quella flangia che fa il disboscamento selvaggio o altro: abbiamo scelto una strada che sia sostenibile per tutti”.
· Vannetti, Lei da molti anni è impegnato a livello associativo nel mondo di Confartigianato: ci può fare un’analisi dell’artigianato in provincia di Arezzo?
“Quello dell’artigianato è un mondo che ho sotto osservazione da tanto tempo. Devo dire che quando sono entrato in questo contesto, quello associativo, per me è stata anche una sorta di sorpresa: entrare in delle associazioni di categoria per un imprenditore è sempre un po’ un salto nel buio e all’inizio avevo qualche remora riguardo a questo tipo di mondo. Gli imprenditori sono sempre stati abituati a lavorare a testa bassa, poi andando avanti mi sono reso conto come questo sia un mondo estremamente importante, dove c’è il confronto ed in cui si possono cogliere tanti spunti ma soprattutto un mondo dove ci si evolve. All’interno si trovano tante professionalità e oggi vicino all’azienda c’è la necessità di avere molteplici figure e capacità che vanno dal sindacale, al legale o l’amministrativo. Quindi è importante avere un mondo così vicino in un tessuto artigianale come esiste in Toscana: queste sono davvero zone che sono state una fucina di crescita e di nascita per tante aziende. Tanti artigiani si sono poi evoluti da essere un’azienda individuale a una più complessa. Abbiamo uno strato delle attività nel nostro territorio che è eccezionale: vedi alcuni settori, come può essere quello della moda, le maestranze che abbiamo sono eccellenze a livello mondiale tante vero che le grandi case del lusso, che in certi momenti delocalizzavano le produzioni, negli ultimi anni hanno riaccentrato e molti di quei marchi li ritroviamo accanto a noi. Da abitanti vediamo il nostro territorio periferico, ma alla fine ci rendiamo conto che così tanto periferico non lo è; molto spesso non siamo noi che guardiamo il mondo, ma è il mondo che ci guarda”.
· Arezzo Fiere e Congressi sotto la sua guida sembra aver ritrovato il vecchio splendore, ci può svelare come è intervenuto quando è diventato presidente e i progetti futuri della struttura?
“Quando si entra in una situazione con tante problematiche come quelle che Arezzo Fiere e Congressi aveva, secondo me occorre un pragmatismo di base che ti porti a capire soprattutto dove hai messo i piedi e senza fare troppi voli pindarici capire quali cose sono possibili e quali no. Magari si parte con qualcosa di piccolo, ma si realizza. Questa è stata un po’ la dinamica che mi ha fatto andare avanti e diciamo che ho avuto la fortuna di incrociare il mio cammino con la dottoressa Sandra Bianchi che era già stata mandata dalla Regione Toscana, in veste quasi di amministratrice di controllo dell’ente prima che io raccogliessi la presidenza. Una figura con la quale mi sono trovato bene fin dall’inizio tante vero che mi sono messo al suo fianco nell’aiutarla in quelle che sono state le difficoltà, che inevitabilmente lei stessa ha trovato nei primi momenti in cui si è affacciata nella realtà aretina. È nato quindi un sodalizio che ha trovato poi soddisfazione nel fatto che abbiamo ricominciato un percorso valido per quanto riguarda l’ente. C’è stato un periodo in cui le manifestazioni hanno ripreso a crescere: questo inevitabilmente è anche il frutto di un lavoro capillare fatto con la volontà di tutti. Per quanto riguarda le prospettive mi sto giocando una partita con Arezzo Fiere e Congressi che è quella di poter riaprire quella struttura anche agli spettacoli pubblici, sia non sportivi che anche ludici di altri tipi. È una partita che vede delle tappe obbligate e sono quelle delle autorizzazioni degli enti preposti, le stiamo ottenendo tutte e stiamo rivalutando tutti gli impianti che sono all’interno riottenendo le conformità. È un percorso lungo perché dobbiamo confrontarci con tante realtà, al tempo stesso anche costoso perché rappresenta comunque un investimento importante: lo sto facendo con lo spirito del ‘buon padre di famiglia’; cioè di quello che si prefissa uno scopo, ma non ha nulla da disperdere e focalizza tutto quello che ha per raggiungere un risultato. Non ultimo oggi, dopo tanti anni di diatribe e situazioni strane, stiamo allargando i parcheggi; nonostante i cantieri comunali in corso per la viabilità, sono riuscito a far svincolare una grossa parte di quello che era il campo scuola e li stiamo già realizzando. Ad oggi sarà comunque una situazione ‘di emergenza’, nel senso che saranno fruibili anche se non asfaltati, però questo significa dare una prospettiva; crescere sì con le manifestazioni e portare gente, ma anche far sì che questo non vada poi a cadere con disagi per gli abitanti della zona che si vedono assaltati da parcheggi sfrenati. Una sinergia tra Arezzo Fiere e Congressi con la città che spero sia un’aspirale virtuosa sempre in crescita, ma crescere senza portare quelle negatività che alle volte flussi di persone importanti si portano dietro”.
· L’ultima novità è la presidenza regionale toscana di Confartigianato Imprese: cosa rappresenta per lei questo nuovo impegno?
“Il proseguo di un percorso. Sono oramai tanti anni che dedico del tempo a questo mondo e non è un tempo che ho regalato, perché poi i ritorni sono stati tantissimi. Sono stati quei ritorni di conoscenza, di consapevolezza e di rapporti che nel tempo sono poi maturati e si sono rivelati molte volte assolutamente soddisfacenti. Avere la capacità e la volontà di non fare solo l’imprenditore fine a sé stesso, ma di avere in qualche modo anche un ruolo sociale soprattutto legato ai nostri territori. Essere comunque nel territorio una persona attiva. C’è chi lo fa con il volontariato e chi attraverso altre cose. Io ho scelto di farlo in quei settori dove avevo più dimestichezza, che sono quelli dell’impresa e del lavoro”.
· A livello politico cosa ne pensa del Governo Meloni?
“Faccio parte di un’associazione di categoria che ha pure delle radici storiche, perché la Confartigianato è da sempre un’associazione ‘bianca’ nel senso che non ha mai avuto colorazioni politiche estremiste. La forza della Confartigianato di oggi è quella di poter essere veramente super partes e parlare liberamente di quelle che sono le istanze dei propri associati e le politiche dei territori; questo lo deve fare con qualsiasi Governo. Devo dire che con il Governo Meloni abbiamo trovato un dialogo costruttivo e un’attenzione veramente importante. Questo, effettivamente, ci ha permesso anche in tutte le evoluzioni che ci sono state delle ultime leggi che sono state prorogate, di vedere accolte molte di quelle istanze che avevamo presentato. Voglio quindi dare del Governo Meloni un parere estremamente positivo, poi è ovvio che la strada è fatta di tante curve e di tante situazioni diverse; credo, però, che quando c’è una volontà sana di parlare dei problemi e di cercare le soluzioni questo è poi il miglior biglietto da visita”.
· Se dovesse chiedere alla Meloni tre cose per le piccole e medie imprese, quali sarebbero?
“Prima di tutto dovrebbero avere una tassazione che gli permetta di poter fare un lavoro dignitoso e non sentirsi solamente produttori di reddito indipendentemente da tutto e da tutti. L’impresa, in particolare quella artigiana, è una realtà che ha una connotazione sociale enorme dei territori: rappresenta probabilmente la faccia più sana della nostra economia. Anche le imposizioni fiscali devono tenere conto di questo: mi sembra che comunque la politica della riduzione delle imposte verso certe categorie vada in questa direzione. Altra cosa. L’impresa artigiana non può essere strangolata da tutta una serie di leggi, cavilli e burocrazia; mentre la grande impresa ha disponibilità di personale di gestione in grado di poter anche ottemperare spalmando costi su volumi enormi, la piccola impresa molto spesso viene schiacciata da queste situazioni sia a livello di costi che di adempimenti. Si rischia quindi di avere un effetto di insicurezza: tra mille adempimenti per l’imprenditore non c’è mai la tranquillità di essere in regola con tutto. Quindi più chiarezza, meno burocrazia e un occhio speciale anche alla formazione del personale”.
· A livello locale in particolare a Sansepolcro che è il luogo dove risiede e insiste la sua azienda, ci dice cosa è mancato a livello politico negli ultimi dieci anni?
“Se potessi rispondere ad una domanda del genere sarei troppo bravo. Non sono un politico, ma ho il massimo rispetto per chi si prende incarichi di questo genere. Al dì là della visibilità il rischio enorme è sempre quello che siano più gli scontenti che quelli contenti. Io non lo so come si amministra un territorio, credo però che fondamentale sia parlare con la gente coinvolgendo molto le persone e le associazioni di qualsiasi natura. È un lavoro di grande pazienza perché mettere d’accordo tante anime in un percorso comune è quasi da vocazione, di grande intuito. Io penso che un territorio come il nostro abbia delle enormi potenzialità e per farle emergere veramente occorre il confronto con le persone. Però è facile parlarne, molto più difficile metterle in atto. Forse è proprio lì che si vede la bravura di un’amministrazione, quando riesce veramente a stabilire una strada e portare in quel percorso gente convinta”.
· Se invece dovesse chiedere tre cose al sindaco di Sansepolcro Fabrizio Innocenti, quali sarebbero?
“Se facciamo un’analisi di quello che c’è a Sansepolcro troviamo quattro zone industriali: già questa è un’anomalia per una realtà piccola come la nostra, ma soprattutto per un paese che è una città d’arte. In queste zone industriali, fino a pochi anni fa, non c’erano né collegamenti adeguati, né acqua potabile. Oggi, diciamo, che tutto quello che sta avvenendo in più è comunque un passo in avanti e in un momento in cui l’economia volava, forse c’era anche più sostanza per fare programmazione. L’economia non sta andando male in generale anche se siamo soggetti a duemila cambiamenti al giorno, oltre ad una situazione di incertezza che spinge nella nostra quotidianità. Credo che un progetto per Sansepolcro dovrebbe prevedere quel giusto equilibrio tra produttività e turismo, forse in questo fronte bisognerebbe lavorare molto. Cercare di attrarre aziende qualificanti sul territorio: ricordiamoci che nel corso degli anni, molte realtà che avevano avuto origine a Sansepolcro sono emigrate per territori diversi e c’è stato un impoverimento importante sotto questo aspetto. Anche rivalutare l’aspetto del turismo che, mi rendo conto delle difficoltà, ma Sansepolcro ha forse delle carte importanti da giocare in questo senso. Pianificare veramente un percorso di crescita che interessi il tema dall’accoglienza, del decoro urbano e una serie di eventi da poter organizzare su Sansepolcro”.
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