Rubrica Lettere alla Redazione
Un mio pensiero agli amici e colleghi agricoltori
la questione è molto complessa e delicata ed è assolutamente essenziale evitare facili equivochi
Sono Federico Franchi, un piccolo agricoltore di Caprese Michelangelo e questi giorni di grande visibilità degli agricoltori mi sono trovato più volte a disagio.
Mi sembra che la rappresentazione dell'agricoltura che emerge dal racconto delle proteste in atto sia molto parziale. Poi mi sono imbattuto nella nota redatta dagli agricoltori per la sua presentazione durante il Festival di Sanremo e ho pensato che per fortuna non è stata letta nella sua integralità, omettendo alcuni passaggi davvero critici.
Allora ho capito che le istanze portate avanti a suon di marce con i trattori non sono soltanto parziali ma ingiuste nei confronti delle decine di migliaia di realtà più o meno piccole come la mia che si fondono sul tipo di passione, di precarietà e di impegno che ci sono richiesti proprio dalle ridotte dimensioni delle aziende.
Sono le aziende impegnate non soltanto nella produzione primaria ma anche nella trasformazione dei propri prodotti, alla ricerca di una redditività che i soli raccolti non garantiscono.
Sono le realtà che più facilmente garantiscono il rapporto diretto tra produttore e consumatore, dal campo alla forchetta come si dice, attraverso una commercializzazione diretta nei mercati e fiere del territorio o negli spazi aziendali, mettendoci la faccia giorno per giorno.
Sono le azienda impegnate in attività multifunzionali come la didattica in fattoria o l’agriturismo.
Sono le realtà che diversificato le proprie produzioni, che conoscono il valore delle continue rotazioni e del riposo dei terreni per mantenerne la fertilità, perché nella qualità dei terreni sta la loro più grande risorsa.
Sono le aziende profondamente legate alle tradizioni del proprio territorio in un legame identitario che si tramanda da generazioni, fino ad impegnarsi nella conservazione e custodia di vecchie pratiche e varietà locali a rischio di estinzione.
Sono le aziende che percepiscono chiaramente lo stretto rapporto tra declino delle api da un lato e qualità dell’ambiente e cambiamenti climatici dall’altro.
Sono le realtà preoccupate per la generale perdita di biodiversità, per l'eccessivo uso di agrofarmaci già al confine con i loro appezzamenti.
Sono le realtà preoccupate per il rapido cambiamento delle condizioni climatiche (siccità e inondazioni in primis) che condiziona e condizionerà sempre più spesso i raccolti e che non permette di guardare al futuro con adeguata serenità.
Tutto questo non è soltanto assente nelle proteste dei trattori. Tutto questo è messo a rischio da quelle proteste, che pretendono di condizionare le politiche agricole su modelli industriali: più pesticidi, più monocolture, più grande distribuzione dei prodotti. Proteste che ignorano che proprio questi modelli sono la causa prima della precarietà (climatica ed economica) della agricoltura di oggi, grande o piccola che sia.
Per questo motivo credo che anche la piccola agricoltura debba aver voce in questo dibattito, arrivare a esprimersi nel nostro territorio dove siamo conosciuti e apprezzati per il nostro lavoro, nella speranza che questo possa contribuire ad uscire da una marginalità a cui ci stanno costringendo.
Federico Franchi
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