Campioni e custodi del Tevere: la bella’ realta’ del Canoa Club Citta’ di Castello

La discesa verso Roma di quattro amici segna l’inizio della storia di questo sodalizio
Ha un acronimo facilmente memorizzabile, poiché composto da quattro lettere C, che stanno per Canoa Club Città di Castello. Una società sportiva (ma non solo) in vita da 54 anni, tanti quanti – numero più, numero meno – sono i titoli italiani e mondiali conquistati dai suoi atleti con la canadese e con il kajak nella specialità della discesa fluviale, gara di velocità che ha il solo limite di non essere olimpica: esistono campionati e titoli italiani, europei e mondiali, ma non medaglie olimpiche, perché l’unica gara riconosciuta è quella dello slalom e non appunto della discesa libera. Una fra le realtà più belle del panorama sportivo e agonistico tifernate, con la sede all’altezza del ponte sul Tevere a due passi al rione Prato. Già, il Tevere: è l’impianto sportivo naturale nel quale i canoisti si allenano e gareggiano; dopo aver ricevuto le acque di affluenti più copiosi (il Singerna e l’Afra dal versante toscano; il Vertola, il Sovara e il Cerfone in territorio umbro), proprio a Città di Castello comincia ad assumere le prerogative di vero e proprio fiume e quelli del Canoa Club amano definirsi le “sentinelle” del Tevere, perché attraverso la pratica sportiva svolgono anche un’attività di vigilanza e controllo quotidiana su di esso: dal colore delle sue acque ai rifiuti trasportati, dalla disciplina delle sponde alle segnalazione di situazioni anomale. Sport, salute, ambiente e anche sociale dal 1969 a oggi: la passione per la canoa, a livello di tesseramenti, non ha di fatto conosciuto momenti di flessione.
Tutto è partito dall’audace impresa di quattro amici di Città di Castello, datata appunto 1969: sono Luca Duca, Mauro Gattini, Zelindo Gustinucci e Franco Petruzzi, che decidono di raggiungere Roma via Tevere. A dire il vero – ricorda il collega Massimo Zangarelli, autore del libro “Quaranta anni in canoa”, pubblicato nel 2009 – anche a cavallo fra fine ‘800 e inizio ‘900 in città vene formulata la proposta di introdurre questa attività per far divertire i giovani. Bisognerà attendere qualche decennio perché ciò diventi realtà in una Castello che in ambito sportivo ha la squadra di calcio reduce da un’annata in Serie C, la pallavolo femminile che imbocca la rampa di lancio verso la massima serie, il tennis agli albori alle Terme di Fontecchio e ciclismo e bocce che sono gli sport popolari. Ma torniamo ai quattro tifernati che, con l’avallo del Canoa Club Milano, decidono di scendere fino alla Capitale con un pesante catamarano ricavato da vecchie tubature per l’essiccazione del tabacco. Sono accompagnati da canoisti provenienti da tutta Italia e arrivano stremati dopo sette tappe a ponte Milvio: la gente è pronta ad attenderli e i vigili urbani li accompagnano in Campidoglio per l’omaggio del sindaco, che allora era Rinaldo Santini e che consegna a ciascuno una medaglia d’oro a nome della città. Grande è anche la risonanza mediatica dell’evento su scala nazionale, tanto che la costituzione del Canoa Club diventa un passaggio quasi scontato, dopo che il Tevere era frequentato fino a quel momento dal “Tramaglio Club”, associazione condita di goliardia e sarcasmo che prendeva il nome dalla rete da pesca calata verticalmente in acqua, con il risultato di catturare pesce in abbondanza da gustare in laute grigliate. Il “Tramaglio” consegna il testimone al neonato Canoa Club, che si organizza per i primi raduni, le prime gare e le prime trasferte. Il primo presidente è un imprenditore da poco scomparso, ma conosciutissimo: Antonio Gasperini, titolare dell’omonimo scatolificio, mentre Amleto Bambini è il costruttore delle canoe e Giovanni Morbidelli quello delle pagaie. Lo sport della canoa ha dunque i suoi pionieri a Città di Castello e già l’anno successivo, il 1970, è quello della prima edizione della discesa lungo il Tevere, che inizialmente va da Sansepolcro a Città di Castello per un totale di circa 20 chilometri, poi il percorso viene accorciato con partenza da San Giustino e adesso è più che dimezzato, con il via dato a Piosina. Giorgio Gattini, Sandro Paoloni, Fabrizio Patrizi e Luca Duca (che poi diverrà presidente) sono gli animatori e intanto il club comincia a crescere, con una quarantina di iscritti nel ’71. Paoloni acquista due canoe da discesa di 12 chilogrammi e da una di esse ricava il calco dal quale verranno riprodotte quelle leggere; nel ’72, arrivano in dotazione le canoe da discesa e l’avvento dell’allenatore Roberto D’Angelo segna l’inizio vero e proprio dell’attività agonistica. Anche a livello istituzionale, il Canoa Club gode delle dovute attenzioni: il vicesindaco di allora, Antonio Dino Calagreti, assegna lo spazio del ponte sul Tevere ai soci del sodalizio perché vi costruiscano la sede. In parallelo, si registra il debutto in una gara per ragazzi a Verona: vi partecipano Antonello Capecci, Marcello Mencaccini e soprattutto Maurizio Bianconi, il popolare “Gnao”, morto prematuramente, che resta ancora la figura simbolo del Canoa Club. Nel 1974, torna la discesa Città di Castello-Roma, con la differenza che questa è la prima organizzata dal Canoa Club. Il percorso evolutivo continua, grazie anche all’arrivo del nuovo presidente, il farmacista Francesco Ducci. Per ciò che riguarda la sede lungo il Tevere, in principio la situazione non è semplice, perché quel terreno è occupato da orti e chi li coltiva si reca in Comune a protestare, anche se il vicesindaco Calagreti riesce a comporre la diatriba. La crescita implica però un ampliamento di struttura e persone, da reperire soprattutto fra gli appassionati. Dopo Ducci, la figura chiave alla presidenza diventa Giancarlo Gildoni, dirigente della Comunità Montana Altotevere Umbro, che prende in mano il timone nel 1976. È con lui – sottolinea Massimo Zangarelli nel suo libro – che il Canoa Club Città di Castello compie il salto di qualità, nel rispetto di due valori che Gildoni aveva radicati: l’amore per l’ambiente e per la natura e la passione per i giovani e per la loro formazione, al di là del risultato sportivo. Il sacrificio e la determinazione richiesti da una disciplina dura come la canoa sarebbero stati una palestra ideale in vista delle responsabilità che poi avrebbe comportato la vita di tutti i giorni. Con Gildoni, la sede munita di palestra passa di proprietà comunale e la gestione è affidata al Canoa Club mediante convenzione; verrà poi ampliata, modificata e messa a norma negli anni 1983, 2000 e 2015. Al piano superiore vi sono adesso ufficio e palestra, a quello inferiore la rimessa di canoe, pagaie ed equipaggiamenti, più gli spogliatoi e le docce divisi fra maschi e femmine. Un presidente mai dimenticato dai tifernati della canoa e non solo, Giancarlo Gildoni La discesa sul Tevere di primavera (periodo di Pasqua, poi terza-quarta domenica di marzo, in base anche alla portata del fiume) diviene con il tempo la gara di apertura del calendario nazionale Coni-Fick ed è preceduta il sabato da quella sul Candigliano, a Piobbico. Tanti i campioni di livello mondiale che esaltano la gara: Oreste Perri, Marco Previde Massara, Alberto Spoladori e Fabio Ceccato; con gli anni, poi, aumenta anche il numero degli stranieri presenti, portacolori di nazioni quali Jugoslavia, Francia, Germania, Svizzera e Cecoslovacchia, alcuni dei quali firmano l’albo d’oro: lo svizzero Giancarlo Parmeggiani (1977), il belga pluricampione del mondo Jean Pierre Bourney (1982) e il tedesco Karl Srobel (1990). Anche il pubblico non è mai mancato lungo il percorso e vicino al ponte. Dalla seconda metà degli anni ’80, il numero dei partecipanti supera i 200 (300 con i turisti) e vengono stabilite due partenze: da Regnano per allievi, cadetti e ragazzi; da San Giustino per junior, senior e veterani. L’arrivo è per tutti sotto il ponte di Castello, dove c’è la sede del Canoa Club. Nel 1989, un altro riconoscimento: la discesa diventa valida quale selezione degli atleti per il mondiale negli Stati Uniti e già da dieci anni c’è anche quella turistico-ecologica da Città di Castello a Roma, lunga 290 chilometri e da coprire in sette giorni; anche in questo caso gli equipaggi arrivano a 200 e gli stranieri sono sempre di più. Il cambio di impostazione dell’attività in chiave agonistica a tutti gli effetti voluto dal presidente Gildoni, con tanto di preparazione atletica e scuola di canoa (unica in tutta l’Umbria, con l’assistenza del medico sportivo), porta nel 1989 al bronzo mondiale di Maurizio Bianconi negli Stati Uniti. E intanto, già i bambini dagli otto anni in su possono frequentare il Canoa Club: è un modo per reclutare giovani leve, farle crescere sane, secondo i principi dell’etica sportiva, educarle e tenerle lontano dalla strada. Sempre sotto la presidenza Gildoni, gli atleti percorrono dai 20mila ai 30mila chilometri l’anno e la società prende parte a tutte le gare più importanti a Reggio Emilia, Policastro, Bergamo, Piacenza e Merano. Non solo: partono anche iniziative collaterali quali il “Fluvisport”, salone degli sport fluviali, negli anni ’80; i concorsi di pittura, le mostre fotografiche, la fiera dei prodotti del bosco, il giornalino del Canoa Club, il gemellaggio nel 1986 con il Canoa Club Val d’Enza, ma soprattutto un appuntamento fra i più suggestivi del calendario annuale, quello dei “Babbo Natale in canoa”, che nel pomeriggio del 25 dicembre portano i dolciumi ai bambini assiepati sulle sponde del fiume, mentre la luce dei giochi pirotecnici illumina il presepe sul Tevere. A fine anni ’80, il Canoa Club Città di Castello è oramai una realtà sportiva affermata in ambito nazionale (c’è anche la schiera degli amatori), che decide di impegnarsi anche sul versante ambientale: il Tevere versa in stato di degrado e il primo campanello di allarme era suonato nel 1982, quando la fuoriuscita di melassa da una ditta locale aveva provocato una ingente moria di pesci; il Comune progetta due parchi fluviali nel 1987 e un percorso verde realizzato e inaugurato nel 2001, tutt’oggi scelto da chi va a cavallo e in bici, ma anche da podisti e da semplici camminatori. E oggi? “Gli agonisti sono 12 – precisa il tecnico Massimo Spelli – e con gli amatori arriviamo a 60. C’è un nostro giovane, Edoardo Collesi, che ha appena conquistato un argento mondiale, lo scorso 8 luglio, in Repubblica Ceca sul K1 Junior. In quanto alla programmazione del lavoro, procediamo in parallelo fra inverno ed estate, nel senso che durante la stagione fredda lo distribuiamo al 50% fra palestra e acqua, poi quando arriva quella più calda stiamo per l’80% sul fiume. La geografia della canoa fluviale è presto fatta: al sud troviamo Policastro, poi salendo c’è Cassino e in Umbria siamo noi e Terni. Per il resto, fulcro spostato al nord”. I tifernati continuano a seguire le vicende dei portacolori con la pagaia, anche perché l’attività non si ferma alle gare: “Oltre alla discesa sul Tevere di marzo – dice Nicola Landi, presidente del club dal gennaio del 2022 dopo il decennio con al timone Sandro Paoloni – abbiamo l’evento dal titolo “La canoa per tutti”, che si tiene in settembre, con attenzione speciale verso i diversamente abili e durante le festività l’appuntamento con i Babbo Natale in canoa. C’è poi un progetto importante, chiamato “Tiber dragon lady”, riservato alle donne operate al seno (le cosiddette “farfalle”) che salgono sul nostro dragone, quindi teniamo in considerazione anche l’aspetto sociale. Fino al 2017 organizzavamo la passeggiata ecologica per gli studenti all’ultimo giorno di scuola e posso garantire fin da ora che il prossimo giugno la ripristineremo”. Il Tevere è sempre sotto la sorveglianza dei canoisti, che controllano le acque, ripuliscono il letto dai rifiuti trascinati, tengono pulite le sponde assieme ai nostri volontari e segnalano le situazioni più delicate ad Arpa e carabinieri forestali. “I rapporti con le istituzioni – ricorda il presidente Landi – continuano a essere buoni e costruttivi: siamo una società che nei decenni ha dato lustro a Città di Castello con le imprese dei suoi atleti. Il nuovo consiglio che presiedo è composto da giovani volenterosi, intenzionati a ricreare il clima degli anni migliori, sulla scia di chi ha preceduto”. Chi sono le figure simbolo del Canoa Club, oltre ai già citati presidenti? Senza dubbio, Maurizio Bianconi, il primo grande campione di questa società: purtroppo, un crudele destino lo ha portato via a soli 33 anni (era nato nel 1959) dopo che il bravo “Gnao” aveva conquistato un bronzo iridato nella gara a squadre sulla canadese doppia (C2) e ben tre titoli italiani, oltre ad aver indossato la maglia della Nazionale. Dal ’92, per ricordare la figura sportiva e umana di “Gnao”, in occasione della discesa sul Tevere è istituito il Trofeo Bianconi, riservato alle categorie giovanili e alla promozione dello sport della canoa. Un altro personaggio cardine, non in acqua, è Giovanni Spelli, il popolare “Cici”: il classico volontario a 360 gradi, oltre che padre dell’iridato Mirko, lavoratore instancabile e oggi, a 81 anni, socio onorario del Canoa Club, del quale è stato direttore sportivo e presidente, oltre che presidente e vicepresidente regionale della federazione, nonché membro della consulta nazionale. Spelli è stato insignito lo scorso 30 giugno della Stella d’Oro al Merito Sportivo, ma già nel 2003 aveva ricevuto la Stella al Merito Sportivo dal Coni nazionale. “Ogni presidente ha fatto la sua epoca – dice Spelli – e contribuiva a rendere viva l’attività, come quando per sette anni abbiamo organizzato la regata dei rioni, iniziativa poi interrotta. Voglio ricordare poi un fatto del 1992, l’anno in cui ci rubarono il furgone: ebbene, tutte le società sportive cittadine contribuirono per permetterci di riacquistarne un altro”. Da Giovanni al nipote Massimo, altro elemento di spicco che dapprima è stato campione canoista (ai tempi in cui preparatore atletico era Oliviero Fiorucci fuori dall’acqua e Maurizio Bianconi sul Tevere) e poi da lungo tempo è l’allenatore. Tanti i portacolori che in oltre cinquant’anni il Canoa Club Città di Castello ha consegnato alla Nazionale – una ventina in tutto - e corposo il medagliere di questi 54 anni, non dimenticando un particolare: alcuni hanno vinto poi anche difendendo i colori del Corpo Forestale dello Stato, senza contare i secondi e i terzi posti collezionati. Mirko Spelli si è aggiudicato due mondiali a squadre negli anni ’90 (uno dei quali Juniores) nella C1 e ha collezionato ben 15 successi tricolore fra C1 e K1 sia nelle giovanili che fra i seniores dal 1985 al 1999, mentre nel 2004 Carlo Mercati – attuale direttore sportivo – ha conquistato il titolo iridato nella discesa classica sul K1 in Germania. Una vittoria ai premondiali, sempre di Spelli, in Norvegia nel 1991 (C1 Junior) e poi la miriade di titoli italiani: oltre ai 15 complessivi dello stesso Mirko Spelli, vi sono i 6 di Michele Pazzaglia, i 5 di Carlo Mercati, i 4 di Federico Belli e Raffaele Ronti; i 3 di Maurizio Bianconi, Stefano Pasquetti, Marco Rossi, Massimo Spelli ed Enrico Tornelli, poi i 2 di Luca Pellegrini, Stefano Migliorati, Alessandro Peroni e Raffaele Ronti, Daniele Agostini, Alessandro Peroni, Tommaso Valori, Matteo Maurizi, Martino Beccari, Alessandro Gavarini e Michele Pasqui e infine si sono fregiati del titolo anche i vari Francesco Capecci, Federico Pecorelli, Federico Conti, Angelo Mencarelli, Alessio Tomassucci, Giulio Marini, Marco Caponeri, Andrea Lepri e Giulio Ventanni. In campo femminile, Elena Taffini ha conquistato il titolo italiano di discesa classica sul K1 Junior nel 1999, anno nel quale il Canoa Club Città di Castello ha fatto suo il titolo italiano per società e Under 23 nella C1. Chissà se non abbiamo fatto qualche omissione o sbagliato qualche conteggio! Il concetto di fondo però non cambia: comunque sia, tutti hanno tenuto alto il nome di Città di Castello.
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