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Biden, "storica" visita in Israele: "La soluzione due Stati rimane la migliore"

"L'Iran non può avere armi nucleari, gli Usa sono pronti a usare la forza"

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"La soluzione dei due Stati rimane la migliore per garantire pace e stabilità a israeliani e palestinesi". Lo ha ribadito il presidente americano, Joe Biden, durante la sua visita in Israele, definita dal premier Yair Lapid "storica". "Non bisogna essere ebrei per essere sionisti", ha detto il numero uno della Casa Bianca, secondo il quale le relazioni tra Stati Uniti e Israele non sono state mai così "forti e profonde". Quasi 50 anni dopo la sua prima visita da senatore neo eletto nel 1973, Joe Biden torna in Israele per la prima volta da presidente con l'obiettivo,  non facile, di rassicurare il governo sul sostegno degli Stati Uniti contro la minaccia dell'Iran e promuovere una maggiore integrazione dello Stato ebraico con i vicini. 

"Iran ora è più vicino ad avere armi nucleari" - In un'intervista registrata con il canale israeliano Channel 12 prima della partenza per Tel Aviv, il presidente americano ha avvertito che l'Iran ora è "più vicino ad avere le armi nucleari di quanto non lo fosse prima" e che è stato un "errore enorme uscire dall'accordo" Ovviamente da attribuire al suo predecessore Donald Trump. "L'unica cosa peggiore dell'Iran attuale è un Iran con le armi nucleari", ha messo in guardia Biden, dicendosi disposto a usare la forza contro Teheran ma solo "come ultima risorsa". Il capo della Casa Bianca ha anche chiarito di essere determinato a lasciare le Guardie della rivoluzione islamica nella lista americana delle organizzazioni terroristiche, anche se questo vuol dire seppellire l'accordo sul nucleare con Teheran.

Lapid: "Rinnovare coalizione globale per fermare Teheran" - Nel governo israeliano c'è frustrazione per i negoziati avallati da Washington per far rientrare Teheran sotto l'ombrello dell'intesa del 2015, tanto che il premier Yair Lapid nel suo discorso di benvenuto non si è perso in troppi convenevoli e ha messo in chiaro che al centro dell'agenda c'è "la necessità di rinnovare una forte coalizione globale che fermi il programma nucleare dell'Iran". Come ha spiegato il consigliere per la sicurezza nazionale americana, Jake Sullivan, l'amministrazione Usa continua a essere convinta che gli sforzi diplomatici siano il modo migliore per convincere Teheran a rispettare le regole, ma allo stesso tempo Washington non esiterà a continuare a usare lo strumento delle sanzioni economiche per fare pressioni sull'Iran.

La minaccia russa - Sullivan ha anche messo in guardia sulla "grave minaccia" rappresentata dall'invio di droni iraniani alla Russia. Mosca che "rafforza un'alleanza con l'Iran per uccidere gli ucraini è una grave minaccia per tutti il mondo, ma particolarmente acuta per i Paesi della regione", ha avvertito Sullivan, sottolineando che il tipo di droni che l'Iran ha inviato o potrebbe inviare alla Russia "sono gli stessi che hanno distrutto infrastrutture e ucciso persone sia in Arabia Saudita che in altri Paesi del Medio Oriente".

La soluzione dei due Stati - Biden ha assicurato che gli Stati Uniti continuano ad essere impegnati per la sicurezza dello Stato ebraico e per una maggiore integrazione di Israele nella regione, evocando in particolare un "partenariato sui sistemi di difesa più sofisticati del mondo". Ma ha ribadito anche la convinzione che la soluzione a due Stati resta "la via migliore per garantire un futuro di libertà, prosperità e democrazia per israeliani e palestinesi". Tra i temi al centro della visita anche la riapertura di un consolato americano a Gerusalemme. Inizialmente Sullivan ha parlato della zona est della città, ma qualche ora dopo il portavoce della Casa Bianca lo ha corretto spiegando che l'intenzione è riaprire il consolato chiuso da Trump nel 2019, nella parte ovest di Gerusalemme.

La visita a Betlemme, poi la tappa in Arabia Saudita - Anche di questo Biden parlerà con Abu Mazen venerdì a Betlemme, prima di partire per l'Arabia Saudita. La prima giornata del presidente americano in Medio Oriente si è conclusa allo Yad Vashem, il Museo della Shoah a Gerusalemme. Dopo aver ravvivato la fiamma perenne in memoria dei 6 milioni di ebrei uccisi dai nazisti e deposto una corona di fiori, Biden, accompagnato dal segretario di stato Antony Blinken, si è intrattenuto a lungo con due sopravvissute alla Shoah, Rena Quint e Giselle Cycowicz. "Non dimenticare mai", ha scritto il presidente nel suo messaggio al memoriale, sottolineando che "l'odio non è sconfitto, ma si nasconde".

Il giallo sulle strette di mano negate - Non è sfuggito poi agli osservatori americani che in tutti i suoi impegni in Israele il presidente non abbia stretto le mani di nessuno. Ha abbracciato le due donne sopravvissute all'Olocausto ma quanto ai suoi incontri con i rappresentanti del governo si è limitato a un saluto con il pugno. Secondo la Casa Bianca si tratta di un protocollo anti-Covid, ma per alcuni analisti è invece una scelta in previsione della seconda tappa della missione, quella in Arabia Saudita, dove Biden vedrà il principe ereditario Mohammed bin Salman, considerato responsabile dell'assassinio del giornalista dissidente Jamal Khashoggi. Il presidente americano è stato molto criticato per l'incontro e si presume non voglia stringere la mano al reggente di fatto della monarchia saudita, da qui la scelta di non farlo neanche in Israele.

notizia e foto tratte da Tgcom 24
© Riproduzione riservata
14/07/2022 05:27:27


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