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Violenza contro le donne: in Altotevere nasce una rete per combattere il fenomeno

Dieci donne allontanate dalla famiglia dall’inizio del 2020: 7mila i potenziali casi

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Stalking, violenza domestica, violenza sessuale. Anche in Alta Valle del Tevere le donne pagano un prezzo altissimo nella relazione con gli uomini, se è vero che da gennaio 2020 in 10 sono già state assistite dai Servizi Sociali territoriali e sono state allontanate dal proprio ambito familiare.  Lo specchio di una quotidianità sommersa, che nel comprensorio potrebbe raggiungere potenzialmente i 7.000 casi rapportando alla popolazione residente la media del 22 per cento di donne che in Europa subiscono violenza e la media del 20 per cento che si registra in Italia, sulla quale da oggi accende una luce il protocollo per la costituzione della “Rete Territoriale interistituzionale antiviolenza” che è stato firmato nella residenza municipale tifernate. A sottoscrivere l’intesa sono stati il Comune di Città di Castello, con l’assessore al Sociale Luciana Bassini come capofila della Zona Sociale 1 della quale fanno parte gli otto comuni del comprensorio altotiberino; l’Usl Umbria 1, con il direttore del Distretto Altotevere Daniela Felicioni per conto del commissario straordinario Gilberto Gentili; la Questura di Perugia, con il vice questore Francesca Domenica Di Luca in rappresentanza del dirigente del Commissariato di Pubblica Sicurezza locale Adriano Politano; la Legione Carabinieri Umbria con il comandante della Compagnia dei Carabinieri di Città di Castello Giovanni Palermo; il Centro Pari Opportunità della Regione Umbria con la neo presidente Caterina Grechi, accompagnata nell’occasione dal segretario dell’Ufficio di Presidenza Elda Rossi; Libera…mente Donna Ets, con la vice presidente Alessandra Angiolini. Oltre ai rappresentanti delle amministrazioni del territorio e dei soggetti coinvolti, alla firma è intervenuta anche Giuliana Astarita, consigliera per le Pari Opportunità della Provincia di Perugia.

L’obiettivo del protocollo è di coordinare le azioni dei soggetti coinvolti per offrire alle donne, eventualmente anche ai figli, il sostegno e la protezione attraverso i quali intraprendere un percorso di tutela personale e di uscita dalla violenza, ma anche compiere un’opera di prevenzione, secondo le azioni codificate nel progetto “RAV: insieme per il territorio” sul quale saranno investiti 22 mila 500 euro, di cui 18 mila finanziati dalla Regione Umbria e 4 mila 500 euro dai Comuni della Zona Sociale 1. Si comincerà subito, attraverso l’attivazione del centro antiviolenza, al quale, in un luogo riservato, le donne potranno rivolgersi per ricevere aiuto e protezione, grazie al supporto di personale adeguatamente formato dell’associazione Libera…mente Donna Ets, che opererà in sinergia con tutti i soggetti firmatari del protocollo. “Oggi possiamo dire che tutte le donne dell’Alta Valle del Tevere hanno finalmente un punto di riferimento al quale rivolgersi in qualsiasi momento si trovino in difficoltà per la violenza a cui sono sottoposte”, hanno dichiarato il sindaco Luciano Bacchetta e l’assessore al Sociale Luciana Bassini, che hanno sottolineato “la soddisfazione per il coronamento di un percorso di civiltà, che punta a riportare al centro dell’attenzione generale il rispetto della persona”. “E’ importante che le persone deboli, in condizione di pregiudizio fisico e psicologico, abbiano la possibilità di entrare in contatto con le istituzioni e le forze dell’ordine, senza timore, per denunciare ciò di cui sono vittime”, ha rimarcato Bacchetta nel puntualizzare “l’importante ruolo che dovrà essere dato anche al mondo scuola”, mentre Bassini ha chiarito: “nel momento in cui dimostriamo di esserci, le persone arrivano e dico a tutte le donne che noi siamo qui per accogliere e aiutare”. Nel dirsi “orgogliosa di apporre la firma su protocollo frutto di un grande lavoro corale”, la presidente del Centro Pari Opportunità della Regione Umbria, Grechi, ha indicato l’obiettivo di “promuovere, con una forte assunzione di responsabilità, la crescita culturale della nostra società, perché se c’è violenza sulle donne è perché si è perso il rispetto della persona, che si considera un oggetto, e bisogna assolutamente lavorare al recupero di questo valore alla base della convivenza civile”. A rappresentare la soddisfazione del mondo della Sanità è stata la responsabile dell’Usl Umbria 1 Felicioni, che ha ricordato come “tutti gli ospedali dell’azienda, in particolare Città di Castello che è il più grande e strutturato, applichino il codice rosa per l’assistenza delle vittime di violenza, nell’ambito di un’attività dei servizi territoriali sempre in prima linea al fianco delle donne, che vanno difese, perché sono un valore aggiunto per la società, per la loro capacità di agire per quello che sono e di preoccuparsi per gli altri”. Dalla vice presidente di Libera…mente Donna Ets Angiolini, che si è detta “pronta ed entusiasta per questa nuova sfida”, è stata espressa la riconoscenza all’amministrazione comunale di Città di Castello “per la particolare attenzione e la sensibilità con cui ha lavorato a questo progetto, insieme agli altri enti locali, operando costantemente per trovare soluzioni e garantire il raggiungimento dell’obiettivo”. “Per chi come noi è in prima linea di fronte ai crimini perpetrati con l’uso della violenza, l’imperativo è di operare con senso di responsabilità, facendoci trovare preparati, soprattutto a declinare la capacità di accogliere e di essere sensibili nei confronti delle vittime che hanno tutti gli uomini della Polizia di Stato e soprattutto le donne della Polizia di Stato”, ha sostenuto la vice questore Di Luca, mentre il comandante dei Carabinieri Palermo ha rimarcato come “la forza e la capacità di fare rete, insieme  allo sviluppo di adeguate professionalità, siano indispensabili per affrontare situazioni delicate, che sono tante e non si sono arrestate nemmeno durante il lockdown, come dimostrano le costanti denunce”. A lanciare un appello alle istituzioni pubbliche, alla politica, “perché nel rispetto delle donne sia garantita la fondamentale programmazione degli interventi e delle risorse disponibili” è stata la consigliera provinciale Astarita, nell’esprimere l’esigenza che “vengano garantiti con continuità i percorsi di tutela della dignità delle donne”.

Il Progetto. La responsabile sociale della Zona Sociale 1 Maria Cristina Donati Sarti, coadiuvata dalla referente progettuale Lorenza Scateni, ha curato la redazione del progetto “RAV: insieme per il territorio” con la finalità di attivare strategie condivise tra i vari soggetti istituzionali, le forze dell’ordine e le associazioni coinvolte. Gli obiettivi sono la prevenzione e il contrasto del fenomeno, la costituzione di una “rete” territoriale integrata, efficiente ed efficace, nel solco del lavoro dei tavoli interistituzionali con i tutori della legge che il Comune di Città di Castello ha attivato nell’ultimo anno per l’individuazione di prassi integrate, finalizzate alla messa in sicurezza e al sostegno delle vittime di violenza. L’intervento farà perno sul lavoro di tutti i protagonisti: i Comuni della Zona Sociale 1 si occuperanno del coordinamento della rete, della tutela dei minori, della consulenza-segretariato sociale per l’orientamento e l’accesso alle risorse, della presa in carico dei casi e dell’elaborazione di un progetto individualizzato di sostegno, della messa a disposizione di servizi e strutture, di un’attività di sensibilizzazione pubblica in collaborazione con l’Usl Umbria 1; le forze dell’ordine lavoreranno sui versanti dell’informazione, della valutazione dei casi di violenza e dell’attivazione delle procedure di tutela delle vittime e di individuazione dei responsabili del reati; lo Sportello antistalking della Provincia di Perugia (con il patrocinio del Comune di Città di Castello) offrirà il supporto informativo e l’assistenza legale alle vittime, il sostegno psicologico e legale; il Centro per le Pari Opportunità della Regione Umbria assicurerà il funzionamento del numero unico regionale 800.861126 di accesso ai servizi del sistema antiviolenza h24, della progettazione, organizzazione, promozione ed erogazione di percorsi formativi, della predisposizione e dell’aggiornamento della la mappatura dei servizi della rete di prevenzione e contrasto della violenza contro le donne.

Il fenomeno in Altotevere. L’incontro ha offerto l’opportunità di tratteggiare lo spaccato di una realtà dell’Alta Valle del Tevere che denuncia, anche se con numeri esigui, la presenza di tutte le degenerazioni connesse alla violenza contro le donne basata sul genere, reati che provocano danni, sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica, economica. L’ultimo report territoriale del punto di ascolto dell’Usl Umbria 1 parla tra il 2014 e il 2016 di 16 contatti telefonici e 21 colloqui dai quali è venuto il grido di aiuto di donne soprattutto tra i 30 e i 40 anni, italiane e immigrate. L’Ufficio della Cittadinanza dell’assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Città di Castello nell’ultimo resoconto del 2014 ha evidenziato che le donne giungono al servizio prioritariamente per problemi di ordine economico e che in un secondo momento emergono i fenomeni strettamente connessi alla violenza: vissuti problematici che riguardano le relazioni domestiche, contesti veri e propri di violenza strutturale. Secondo gli operatori e le operatrici la violenza di genere in ambito domestico, solitamente, acquisisce visibilità nel momento in cui subentra la volontà della donna di attivarsi per una separazione coniugale. Non riuscire a fornire a una donna che decida di allontanarsi da una situazione di violenza una collocazione adeguata, aumenta il rischio che la stessa corre, unitamente ai figli minori. Tra le storie più complesse ci sono quelle delle donne migranti, che presentano una condizione più vulnerabile. Il reddito, la mobilità e la possibilità di avere relazioni significative e di comunicare agevolmente rappresentano elementi imprescindibili per avere accesso ad una piena cittadinanza.

Redazione
© Riproduzione riservata
24/07/2020 18:04:18


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