Riscoprire le “Vie Romee”
Storia, ambiente, religione camminano insieme come pochi altri aspetti della nostra società
Che il turismo, o meglio i “turismi”, siano oggi un fatto culturale ed economico, è dimostrato da più fattori. Il turismo legato all’ambiente o “en plain aire”, allo stile “salutista”, alla “curiosità” per scoprire quanto ancora ci è nascosto, o lo spirito complesso di chi unisce questi aspetti al “pellegrinaggio religioso” appartengono alla vita quotidiana. Storia, ambiente, religione camminano insieme come pochi altri aspetti della nostra società odierna. L’enfasi, per esempio, per “I cammini di Francesco” è una cosa meravigliosa. Si scoprono appigli per costruire “sentieri” di fatti o uomini illustri, come nel Pratomagno “I sentieri di Guido Monaco”. Ma spesso si mettono in cantina progetti già avviati, pagati e “resilienti” in mezzo a noi.
Cito le “Vie Romee”, che ebbero un centro propulsore in Valtiberina negli anni Novanta del secolo scorso, come preparazione al grande Giubileo del secondo Millennio. Un ruolo centrale, che poi coinvolse non solo studiosi di fama ma anche le regioni Toscana, Marche, Emilia Romagna, perché questo tratto dell’Italia di mezzo è sempre stata un territorio di passaggi, un punto geografico-storico-culturale, dai tempi delle tribù preistoriche, ai Romani, agli eventi storici della ritirata di Garibaldi, o ai baluardi della Linea Gotica come per gli itinerari Lauretani, il “Perdono di Assisi” o i giubilei romani.
Le “Vie Romee” non erano solo “ “brani” di itinerari internazionali ma vie del quotidiano e dello “straordinario” e per questo attrezzate con “ospitali”, cappelle, Compagnie. Gli studi pubblicati allora dagli aretini don Antonio Bacci, Alberto Fatucchi ,Franco Polcri , come quelli di Paolo Caucci Von Saucken, James R. Banker o Adele Bellù, o quelli raccolti nel primo Quaderno delle “Via Romee dell’Appennino”, attestano la serietà dei problemi affrontati e la ricaduta nel territorio, dove ancora si legge una apposita cartellonistica sui luoghi dello spirito. Nei Comuni montani di Sestino-Badia Tedalda fu realizzata anche – con l’apporto critico di “Avvenire”- la “Via Romea dell’Arte contemporanea”.
Se il nuovo affascina, non merita l’eclisse quanto già esiste e che forse – considerato il tutto- richiede una “riscoperta”. Un patrimonio straordinario “polivalente”, che è essenziale per l’economia e il turismo delle realtà che rischiano anche in questo caso, una sempre più evidente marginalità nella corsa al “nuovo” che ogni stagione cerca di proporre per affermarsi.
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