Opinionisti Giacomo Moretti

Non siamo al supermercato

“Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”

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Tra poco sarà il 25 novembre, una giornata forse come le altre, una giornata che nel calendario di questo anno cade di domenica.

No, non voglio parlare della proposta di chiudere i supermercati durante i festivi, probabilmente è a questo che si pensa visto che probabilmente il significato del giorno 25 novembre è sconosciuto ai più.

Come alcuni sapranno, nel 1999 a seguito della Risoluzione n. 54/134 del 17 dicembre, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite istituiva la “Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”.

Scusate la franchezza, ma preso atto nello stato in cui viviamo altro che giornata, qui pare ci vogliano secoli.

Viviamo tempi bui in relazione a questa piaga vergognosa.

Una vergogna infinita, una piaga purulenta che infetta ogni giorno la nostra società senza che vi sia la reazione giusta.

Già mi immagino, come tutti gli anni, le centinaia di iniziative in lungo tutto lo stivale per celebrare tale data.

Vi saranno concerti, spettacoli teatrali, iniziative più o meno di pregio, ma davvero tutto questo basta?

Io credo proprio di no.

Oltre ad essere aggredite da sconosciuti, le donne subiscono continuamente minacce e pericoli da chi dichiara di amarle e proteggerle.

Ovviamente mi soffermo alla condizione in Italia, in altri paesi la condizione delle donne è terribile, ma ciò non ci solleva dalle nostre responsabilità.

Non passa giorno che una donna non subisca violenza, spesso una violenza fatale e brutale che conduce la vittima alla morte.

La statistica è orribile, negli ultimi anni in Italia in media viene uccisa una donna ogni 60 ore, mariti, fidanzati, spasimanti, rapinatori, uomini violenti, o meglio feccia.

Davanti a tutto questo non bastano poche ore, ore per commemorare una strage.

Una strage non di quelle del passato, non una barbarie da ascrivere alla storia, ma una barbarie purtroppo presente e, cosa ancora più tragica anche futura.

Intanto vi è un errore di fondo, una lacuna che andrebbe sanata.

Il problema del femminicidio non è un problema delle donne, le donne ne sono purtroppo vittime ma il problema è degli uomini.

La presenza e l’esistenza di uomini violenti, di vili assassini, il problema è prima di tutto degli uomini e dovrebbero essere proprio gli uomini i primi a mobilitarsi, a scandalizzarsi, a provare quel sano senso di ripulsa nei confronti di chi commette certi atti.

Invece, non so se mi sbaglio ma credo di no, il tutto, mobilitazioni, attività di denuncia varie vengono lasciate alle sole donne.

Ciò a mio parere è un errore.

Un errore che pone anche seri problemi educativi di come vengono cresciuti ed educati certi uomini che poi sfogano le proprie frustrazioni contro le donne.

Non ho verità in tasca, il tema è complicatissimo e molto delicato, sto solo riflettendo a voce alta condividendo alcuni pensieri.

E comunque, oltre al problema educativo ed alla reazione che purtroppo è assente da parte di taluni davanti a simili eventi vi è anche un altro problema.

Quello della punizione.

Mi spiace, ma chi commette violenza contro una donna, a prescindere dal motivo che non mi interessa, deve essere punito, senza sconti, quella è roba da supermercato.

Ormai il problema ha assunto dimensioni talmente gravi da meritare una risposta spietata e decisa da parte dello Stato.

Non si può più indugiare.

A chi uccide o violenta una donna deve essere preclusa qualsiasi possibilità di accedere a riti premiali, vanno sin da subito aumentate le pene minime e massime per tali reati e prevedere norme più stringenti che diano meno spazio ai giudici di poter applicare qualsiasi attenuante.

Ma che volete attenuare?

Qui da attenuare non c’è davvero nulla, la società deve espellere tali soggetti e costringerli a sane rieducazioni dietro delle belle sbarre di ferro.

Non si può più andare avanti così.

Peraltro le modalità di esecuzioni di simili delitti sono di una ferocia inaudita, coltellate, pestaggi violenti.

Di recente ho letto su un trafiletto di un giornale, probabilmente perché la vittima era una donna di origini rumene mentre i carnefice un italiano, che questo…definitelo voi…ha riempito due taniche di benzina e ha dato fuoco alla sua compagna dopo averla cosparsa di benzina.

Una cosa orribile, la donna di 32 anni e madre di tre figli, è morta dopo giorni di atroci sofferenze  in quel letto di ospedale che non è stato altro che una ulteriore tortura, aveva il 95% del corpo arso.

A uno cosi che vuoi scontare?

A uno così cosa vuoi rieducare?

Io uno così non lo voglio incontrare per strada nemmeno tra 30 anni, non voglio che lo incontri mia moglie, non voglio che lo incontrino miei figli, non voglio che lo incontrino i miei nipoti.

Uno così merita un giusto processo, con tutte le garanzie del caso, a cominciare dalle nostre di non rivederlo in giro se non con un paio di manette per raggiungere l’aula di udienza a sentire la sua vita da libero morta e sepolta nel dispositivo di una sentenza.

Altro che sconti…ed è bene che smetta di scrivere che oggi mi pare proprio non sia proprio giornata.

Giacomo Moretti
© Riproduzione riservata
16/11/2018 08:47:09

Giacomo Moretti

Nato ad Arezzo – Dopo aver assolto agli obblighi di leva comincia subito a lavorare, dalla raccolta stagionale del tabacco passa ad esperienze lavorative alla Buitoni e all’UnoaErre. Si iscrive “tardivamente” all’età di 21 anni alla Facoltà di Giurisprudenza di Urbino dove conseguirà la laurea in corso. Successivamente conseguirà il Diploma presso la Scuola di Specializzazione per le professioni legali. Assolta la pratica forense, nel 2012 si abilita all’esercizio della professione forense superando l’esame di stato presso la Corte d’Appello di Firenze. Iscritto all’Ordine degli Avvocati di Arezzo esercita la professione forense fino al dicembre 2016. Attualmente si è sospeso volontariamente dall’esercizio della professione di avvocato per accettazione di incarico presso un ente pubblico a seguito della vincita di un concorso. Molto legato al proprio territorio, Consigliere comunale ad Anghiari per due consiliature consecutive. Pur di non lasciare la “sua” Anghiari vive attualmente da pendolare. Attento alla politica ed all’attualità locale e non solo, con il difetto di “dire”, scrivere, sempre quello che pensa. Nel tempo libero, poco, ama camminare e passeggiare per la Valtiberina e fotografarne i paesaggi unici.


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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