La doppia anima di Carmen Consoli, dentro il tour di "Amuri Luci" che sorprende

Prima parte tutta mitologica, siciliana, etnica, seconda a ripercorrere 30 anni di canzoni
Sempre più mitologica e sempre più etnica. La Carmen Consoli tornata a fare un album di inediti a quattro anni dal precedente Volevo fare la rockstar, oggi non è una rockstar. E ne è felice. Perché "in trent'anni che sono sui palchi", comwe ha ricordato al pubblico del Teatro Massimo di Cagliari, gremito, è diventata una delle cantautrici più originali, artisticamente solide e apprezzate d'Italia. Di più. Senza scimmiottare stelle e stelline di lingua inglese, portandosi appresso il suo siciliano firmato Emma Dante e Rosa Balistreri, Carmen Consoli ha cominciato da anni a suonare anche all'estero, e la critica l'ha molto apprezzata. Gli americani sono impazziti, proprio per la sua specificità. Ecco perché il nuovo album Amuri Luci è in siciliano, e mescola canzone d'autore a suoni world della tradizione siciliana, araba, greca. Dentro ha alcuni dei brani più belli mai scritti dalla cantantessa ora 51enne. E dal vivo, come è accaduto al Massimo, quei brani vivono di uno show di immagini che avvolgono il palco e debordano oltre, quasi a chiamare dentro il palco il pubblico.
Divisa in due
La Carmen Consoli di Amuri Luci è un'artista il cui percorso è nettamente diviso in due. Come conferma lo spettacolo, lungo oltre due ore ("Non è che vi siete addurmisciuti?" ha chiesto ironicamente al pubblico) che compone ogni tappa di questo nuovo tour. Primo tempo tutto dedicato al nuovo album, all'immersione nella lingua siciliana, nel greco, nei miti antichi, come quello dell'amore fra la ninfa Galatea, il gigante Polifemo e il giovane Aci, ucciso dal mostro per gelosia fino a far nascere dal suo rosso sangue innocente la lava dell'Etna e l'acqua azzurra del torrente sotto il vulcano che porta il suo nome. Secondo tempo per ritrovare la lingua italiana, il pop, il rock e le canzoni che hanno prima sfidato ("Ma che tipa è?", "Ma che musica fa?", "Ma che voce ha?") il pubblico italiano e poi lo hanno ammaliato. Quindi da Quello che sento ad Amore di plastica, da In bianco e nero e L'ultimo bacio, a Narciso e Orfeo, fino a Blunotte, Un sorso in più e Autunno dolciastro. Confusa e felice, quella no. In scaletta non c'era, assente perfino dal generoso bis conclusivo, sul palco solo Carmen e il suo chitarrista di sempre, Massimo Roccaforte. La doppia anima di Carmen Consoli, magnetica sul palco, vocalmente in forma smagliante, si chiudeva in un cerchio che è in realtà un nuovo inizio. Chissà se definitivamente etnico e lontano dal pop italiano.

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