Economia L'Esperto

La grande corsa dei mercati 2024: rally, sorprese e tendenze nei principali asset globali

La diversificazione e l’attenzione ai dati macro restano le strategie fondamentali

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Il 2024 ha visto performance straordinarie nei mercati finanziari, con indici azionari in forte crescita, materie prime al rialzo e criptovalute protagoniste assolute. Come sempre, la diversificazione e l’attenzione ai dati macro restano le strategie fondamentali per mantenersi competitivi nel lungo periodo.

Di seguito un’analisi dettagliata, suddivisa per categorie, dell’andamento dei principali asset finanziari nel 2024. Per rendere la lettura più scorrevole e paragonabile a un “circuito di gara”, adotteremo di tanto in tanto termini dal mondo dei motori (ad esempio, “pole position” per indicare la migliore performance e “retrovie” per indicare le performance più deludenti).

Contesto e segnali macroeconomici

Il 2024 è stato caratterizzato da una ripresa economica globale a macchia di leopardo: alcuni Paesi hanno sperimentato una crescita sostenuta, mentre altri hanno ancora risentito di incertezze geopolitiche e dell’inasprimento delle politiche monetarie. Le banche centrali sono intervenute con rialzi o congelamenti dei tassi di interesse, influenzando i flussi di capitali e la direzione dei mercati.Inflazione e tassi di interesse: negli Stati Uniti e nell’Eurozona, l’inflazione è rimasta su livelli relativamente alti rispetto al periodo pre-2022, spingendo le autorità monetarie a un atteggiamento prudente. Le divergenze fra diverse aree geografiche hanno favorito alcune valute a scapito di altre e hanno inciso sulla domanda di titoli di Stato.

  • Fattori geopolitici: tensioni politiche in alcune regioni e sanzioni internazionali hanno rallentato la crescita in taluni Paesi, mentre altrove la situazione è rimasta più stabile, consentendo rally borsistici.

In questo scenario, i mercati azionari hanno mostrato performance positive nella maggior parte dei listini, con qualche eccezione (ad esempio l’RTSI russo). Sul fronte delle materie prime, alcuni beni agricoli hanno segnato incrementi esplosivi, mentre altre commodity energetiche e metalli industriali sono rimaste in retrovia. Il Forex ha visto l’Euro rafforzarsi contro alcune valute, ma indebolirsi contro altre (dollaro in primis). Infine, le criptovalute hanno vissuto un anno euforico, con rendimenti a tripla cifra soprattutto per alcuni progetti emergenti e storici.

Passiamo al dettaglio dei principali indici borsistici, in ordine decrescente di performance:

1. Budapest SE (+30,86%)

  • In “pole position” troviamo la Borsa di Budapest. I forti flussi di investimento esteri e la stabilità relativa dell’economia ungherese hanno attratto capitali in cerca di rendimenti più elevati. Anche la banca centrale ungherese ha mantenuto una politica monetaria meno restrittiva del previsto, alimentando la fiducia degli investitori.

2. Nasdaq (+28,67%)

  • La tecnologia statunitense si conferma ancora una volta tra i settori più apprezzati, trainata dall’innovazione nel campo dell’intelligenza artificiale, del cloud computing e dei semiconduttori. Nonostante le valutazioni in alcuni casi elevate, gli investitori restano fiduciosi sul potenziale di crescita di lungo periodo.

3. Taiwan Weighted (+28,47%)

  • Similmente al Nasdaq, Taiwan ha beneficiato della domanda di chip e componenti elettronici. I forti investimenti in ricerca e sviluppo da parte delle big tech asiatiche e i piani governativi di sostegno all’export hanno sostenuto l’indice.

4. S&P 500 (+23,35%)

  • L’indice azionario di riferimento per gli Stati Uniti ha vissuto un rally costante nel corso dell’anno, guidato in particolare dai settori tecnologico, finanziario e sanitario. Non sono mancati momenti di volatilità, ma gli stimoli fiscali e gli utili aziendali generalmente positivi hanno fatto da carburante.

5. Nikkei 225 (+19,22%)

  • Anche il Giappone ha trovato nuova spinta, grazie a riforme strutturali e programmi di buyback promossi dalle grandi multinazionali nipponiche. La Banca del Giappone, mantenendo una politica monetaria espansiva, ha favorito il flusso di liquidità verso l’equity domestico.

6. DAX (+18,85%), S&P/TSX (+17,99%), Hang Seng (+17,67%), China A50 (+17,56%)

  • DAX (Germania): ottimismo su export e manifattura, complice la graduale ripresa cinese e la domanda internazionale di beni di lusso e auto tedesche.

  • S&P/TSX (Canada): sostenuto sia dal settore finanziario che da quello energetico e minerario.

  • Hang Seng (Hong Kong) e China A50: riflesso della ripresa cinese, ma con qualche incertezza dovuta alle politiche regolamentari e alle tensioni geopolitiche.

7. Nel gruppo mediano troviamo indici come Dow Jones (+12,88%), Shanghai (+12,67%), FTSE MIB (+12,63%), a testimonianza di una crescita generalizzata nei Paesi sviluppati, seppur con ritmi differenti.

8. Parte bassa della classifica:

  • CAC 40 (-2,15%) e WIG20 (-6,44%) hanno faticato, rispettivamente a causa di un mix di incertezza politica interna (Francia) e di esposizione al conflitto in Ucraina (Polonia).

  • KOSPI (-9,63%) e Bovespa (-10,36%) hanno risentito di fattori macro specifici (cambio di governo in Brasile e riduzione delle esportazioni coreane).

  • RTSI (-17,56%) chiude la classifica in retrovia, complice il peso delle sanzioni internazionali e la difficoltà di accesso ai mercati di capitali globali.

Materie prime

Agricoli e metalli preziosi

  • Cacao (+177,39%): è la “vettura in fuga” di questa stagione, con un rally impressionante. Le tensioni geopolitiche e climatiche in alcune aree produttrici hanno fatto crollare l’offerta, spingendo i prezzi su livelli storicamente alti.

  • Caffè C (+72,31%) e Caffè Robusta (+59,91%): alti costi di trasporto, condizioni meteo sfavorevoli in Brasile e Vietnam, uniti a un’ampia domanda globale, hanno mantenuto le quotazioni in rialzo.

  • Succo d’arancia (+57,62%): ancora un’impennata legata ai problemi di produzione (malattie degli agrumeti e fenomeni climatici avversi in Florida).

  • Gas naturale (+55,57%): dopo le fluttuazioni del biennio precedente, il gas naturale si è ripreso, complici l’elevata domanda in Asia e la riduzione delle esportazioni russe verso l’Europa.

  • Oro (+26,14%) e Argento (+20,46%): i metalli preziosi si confermano “beni rifugio” in un contesto di incertezza macro. Gli investitori hanno cercato protezione, sostenendo i prezzi.

Metalli e fonti energetiche

  • Zinco (+12,49%), Alluminio (+7,24%), Rame (+2,95% e +2,69%): performance positive ma più moderate, dettate dall’andamento dell’industria manifatturiera globale. Il rallentamento di alcuni settori (come l’auto) ha limitato i guadagni.

  • Petrolio greggio (+0,17%) e Petrolio Brent (-3,24%): quotazioni sostanzialmente piatte o in lieve calo, a causa di un riequilibrio tra domanda (in lieve crescita) e offerta (tagli OPEC non totalmente incisivi, aumento della produzione USA).

  • Gasolio (-8,41%): soffre l’aumento della capacità di raffinazione in alcune regioni, mentre i costi delle materie prime energetiche non risultano così elevati da spingerne il prezzo.

I peggiori del “campionato” delle commodity

  • Semi di soia (-22,83%), Riso grezzo (-19,35%), Palladio (-18,55%): questi asset hanno subito un calo drastico. Per i prodotti agricoli, l’abbondanza di raccolto in alcune zone ha diminuito la pressione sui prezzi, mentre per il palladio la domanda industriale (soprattutto automobilistica) è stata inferiore alle attese.

  • Cotone (-15,58%): risente di una domanda meno vivace sul versante asiatico e di un aumento delle coltivazioni in alcune aree.

  • Olio di soia (-16,09%): sconta dinamiche simili ai semi di soia, con un surplus produttivo e una domanda non sufficiente a sostenere le quotazioni.

L’Euro contro le principali monete

  • EUR/NZD (+6,01%): l’euro ha guadagnato terreno nei confronti del dollaro neozelandese, complice un calo di fiducia negli asset oceanici e tassi europei più appetibili.

  • EUR/JPY (+4,69%): lo yen continua a essere penalizzato da una politica monetaria ultra-espansiva in Giappone e da un differenziale di tassi elevato rispetto alla zona euro.

  • EUR/AUD (+3,31%) e EUR/CAD (+1,80%): analoghe motivazioni: l’euro ha tratto beneficio dall’inasprimento monetario della BCE, mentre Australia e Canada sono stati relativamente più prudenti.

  • EUR/GBP (-4,46%): la sterlina si è rafforzata grazie a segnali di ripresa interna e a manovre fiscali orientate alla crescita, sorprendendo diversi analisti che si attendevano un calo più marcato.

  • EUR/USD (-6,19%): il “sorpasso” del dollaro sull’euro è dovuto al proseguimento di politiche monetarie restrittive da parte della Fed e a un’economia americana che ha sorpreso in positivo sul fronte occupazionale.

Rendimento dei titoli di Stato a 10 anni

Nel “box” dei titoli di Stato, notiamo uno spettro di rendimenti molto variegato, influenzato dalle politiche monetarie nazionali, dal rischio Paese e dall’inflazione:

Rendimenti elevati:

  • Brasile (15,04%), Russia (15,11%) e Messico (10,83%) si collocano in testa, riflettendo un premio al rischio maggiore e tassi di interesse alti per contenere l’inflazione.

  • Romania (7,34%) e Ungheria (6,54%) restano anch’esse su livelli alti, in linea con le politiche monetarie restrittive per frenare le pressioni inflazionistiche.

Rendimenti medi:

  • Paesi europei come Italia (3,519%), Francia (3,194%), Spagna (3,062%) e Germania (2,362%) si collocano in un range moderato, sostenuti dalla politica monetaria BCE, più aggressiva rispetto al passato ma comunque “coordinata”.

  • Stati Uniti (4,579%): la Fed ha mantenuto un approccio restrittivo, spingendo i rendimenti dei Treasury a livelli più alti rispetto alla media europea.

Rendimenti bassi:

  • Giappone (1,07%): la Bank of Japan continua a mantenere una politica monetaria vicina allo zero (o negativo) e controlla la curva dei rendimenti.

  • Svizzera (0,251%): da sempre considerata “rifugio sicuro”, la Confederazione mantiene tassi bassissimi e un’inflazione contenuta.

  • Cina (1,685%) e Taiwan (1,645%): economie asiatiche a bassa inflazione, ma con politiche monetarie relativamente conservative.

Criptovalute, l’andamento delle prime dieci a livello di capitalizzazione

Le criptovalute hanno vissuto un “gran premio” memorabile nel 2024, con diverse monete in netta crescita. Ecco le prime 10 per capitalizzazione:

1. SUI (SUI/USD +438,64%)

  • Protagonista assoluta di quest’anno, SUI ha catturato l’attenzione grazie a una blockchain di nuova generazione, partnership commerciali aggressive e una community in rapida espansione. L’adozione in piattaforme DeFi e gaming su blockchain ha fatto il resto.

2. RIPPLE (XRP/USD +233,98%)

  • Favorita da alcune sentenze legali negli Stati Uniti che hanno chiarito (almeno in parte) la natura del token. L’incremento dei volumi di transazioni cross-border ha dato un’ulteriore spinta.

3. BINANCE COIN (BNB/USD +125,78%)

  • Beneficia del continuo successo dell’exchange Binance, nonostante alcune controversie normative. L’ecosistema BNB Chain continua ad attrarre sviluppatori DeFi e progetti di NFT.

4. TRON (TRX/USD +135,28%) e TONCOIN (TON/USD +139,78%)

  • TRON si è consolidato come piattaforma di smart contract competitiva, soprattutto nel mercato asiatico.

  • TONCOIN, legato originariamente a Telegram, ha trovato nuovi investitori, ampliando la sua base di utenti.

5. BITCOIN (BTC/USD +119,12%)

  • Resta il “pilota storico” del settore. Nonostante livelli di volatilità elevati, continua a essere considerato dal mercato una riserva di valore digitale. L’halving previsto per l’anno successivo (o successivo ancora, a seconda del block time) alimenta aspettative di ulteriore crescita.

6. ETHEREUM (ETH/USD +47,12%) e STAKED ETHER (STETH/USD +47,12%)

  • La transizione a un modello di consenso Proof-of-Stake ha ridotto la pressione energetica. L’aumento della finanza decentralizzata (DeFi) e dei NFT rimane una componente fondamentale per la crescita dell’ecosistema Ethereum.

7. SOLANA (SOL/USD +87,79%)

  • Ha proseguito la propria corsa grazie alle caratteristiche tecniche (transazioni rapide e a basso costo) e al supporto di venture capital interessati alla DeFi e al gaming.

8. CARDANO (ADA/USD +44,83%)

  • Sebbene la crescita sia stata inferiore rispetto ad altre criptovalute, ADA ha raggiunto importanti traguardi di sviluppo, ampliando le funzionalità degli smart contract e stringendo partnership in ambito accademico e governativo.

Nel “Gran Premio” dei mercati del 2024, troviamo diversi vincitori in categorie differenti:

  • Equity: Budapest SE, Nasdaq e Taiwan Weighted si sono distinti, evidenziando forza nei settori tecnologici e manifatturieri.

  • Commodity: i beni agricoli (cacao, caffè, succo d’arancia) hanno fatto da “sorpresa” grazie a fattori climatici e geopolitici, mentre alcuni metalli industriali e fonti energetiche sono rimasti più stabili.

  • Forex: l’euro ha corso contro NZD, JPY e altre valute, ma ha perso terreno contro il dollaro USA e la sterlina britannica.

  • Bond: elevati rendimenti in Brasile e Russia evidenziano i rischi collegati a questi Paesi, mentre Giappone e Svizzera restano “isole” di tassi estremamente bassi.

  • Cripto: i progetti emergenti come SUI e i token con fondamentali solidi (Ripple, Bitcoin, Binance Coin) hanno condotto una corsa a ritmi da record.

Le prospettive future dipenderanno molto dai prossimi “pit-stop” delle banche centrali (ovvero i loro meeting sui tassi) e dall’evoluzione delle tensioni geopolitiche. Il 2024 si conferma un anno di grandi opportunità, ma anche di rischi, per chiunque decida di muoversi tra le diverse classi di attivo. Come sempre, la diversificazione e l’attenzione ai dati macro restano le strategie fondamentali per mantenersi competitivi nel lungo periodo.

Buon 2025!

La citazione di oggi è la seguente:

"Il più grande rischio è non assumersi alcun rischio... In un mondo che cambia così rapidamente, l'unica strategia che è garantita a fallire è non rischiare." Mark Zuckerberg

Per chi vuole acquistare i libri, il cui ricavato andrà totalmente in beneficenza:

https://www.amazon.it/kindle-dbs/entity/author/B08FF1ZFV9

Notizia e foto tratta da tiscali.it
© Riproduzione riservata
04/01/2025 12:37:21


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