"Mancano i soldati? Ci siamo noi". Chi sono le Streghe di Bucha e per cosa combattono
Donne che si stanno addestrando nelle foreste di Kiev per abbattere i droni russi
Dopo mille giorni di guerra in Ucraina mancano i soldati. Tanti uomini sono fuggiti all'estero, altri sono morti al fronte, altri ancora sono stati fatti prigionieri. Ecco perché sono sempre di più le donne che stanno scegliendo di far parte di unità di volontarie che due giorni a settimana (conciliando questa esperienza con le loro professioni) prestano servizio come soldate. Impiegate, insegnanti, commercianti, ingegnere. Vengono da lavori e hanno età diverse ma sono unite dalla volontà di proteggere il loro Paese dall'invasione russa. Le 'Streghe di Bucha', come sono state ribattezzate queste combattenti che provengono dalla periferia di Kiev, continuano ad addestrarsi a sparare con diverse armi nella foresta appena fuori la capitale. Il loro obiettivo è abbattere i droni kamikaze Shahed che l'Iran ha fornito all'aeronautica militare russa. Droni che l'unità militare volontaria composta al 90% da donne intercetta perché ''la nostra esistenza è in gioco'' e ''non possiamo arrenderci'', dicono (leggete qui). Bucha è teatro di alcune delle peggiori atrocità commesse dall'esercito di Mosca ai danni dei civili. Impossibile dimenticare i tanti civili (anche donne e bambini) giustiziati per strada. C'è chi ha perso figli, chi il marito o i nipoti. Tutte hanno uomini impegnati al fronte. Alcune hanno perso il lavoro ma non la speranza di vincere questa guerra. Di certo non la voglia di difendere il loro Paese e di ''incanalare la rabbia'' nella mitragliatrice che stringono tra le mani con gli occhi puntati al cielo.
Le storie di Tetyana e Valentina
Racconta alla Nbc News, Tetyana, 41 anni, originaria di Bucha: "Tutta la mia famiglia è stata distrutta e combattere, come volontaria dell'unità militare, è un modo per 'incanalare la rabbia''. Suo marito e suo fratello sono stati uccisi, in guerra. Suo nipote, che combatteva nell'esercito, è stato dichiarato disperso. "Non credo che questa guerra possa essere fermata con i negoziati", ha detto Valentina, una nonna di 49 anni, insegnante di matematica alle medie, che fa parte del gruppo di volontarie. Suo figlio e suo genero stanno combattendo in prima linea. "Non ci si può fidare di Putin", ha detto alla Nbc News vestita in mimetica e impegnata ad allenarsi al gelo.
L'addestramento per uomini e donne è uguale
“Uomini e donne si addestrano allo stesso modo. Non facciamo distinzioni sulla base di genere” spiega il colonello Verlaty. “Tutte loro sono volontarie, tutte loro sono combattenti e svolgono le missioni di combattimento con onore”. Tecnicamente nelle unità volontarie territoriali di difesa “nulla è diverso dall’esercito”. Precisando però come si possa bilanciare la vita civile e chi sta qui “non sta nelle caserme ma può tornare a casa e prendersi cura dei figli”. Una motivazione in più per chi è rimasto qui e non è al fronte, ma ha deciso di aiutare come può. “Dato che i nostri ragazzi sono in prima linea, dovevo aiutarli qui, se potevo”, racconta Svitlana, account manager per un’azienda di logistica. Sta tutto il giorno davanti al computer, una parte della sua famiglia ha servito nell’esercito ma “mai mi sarei immaginata sarei diventata un soldato che spara per abbattere droni”, racconta. L’invasione l’ha vista dalla finestra di casa sua, non lontana da Hostomel, l’aeroporto – assaltato da più di quaranta elicotteri russi la mattina del 24 febbraio del 2022 - che doveva servire ai russi per conquistare Kiev e tutta l’Ucraina. Non è successo e al fronte come attorno alla capitale lavorano tutti perché non accada più. Perché come spiega Valkiria prima di ripartire ad addestramento finito e tornare alla base, “noi apparteniamo a questo posto”.
La paura sul futuro
Per queste donne la promessa del presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump di ''mettere fine alla guerra in un giorno'' e la prospettiva di un accordo di pace sotto la nuova presidenza americana crea un ulteriore livello di incertezza. Perché, in Ucraina, si teme che una tregua possa solo aiutare il presidente russo Vladimir Putin a riorganizzarsi militarmente. "Non possiamo arrenderci", ha fatto eco alle donne in mimetica il veterano dell'esercito americano Miro Popovich, un volontario ucraino-americano che ha combattuto in prima linea o nelle sue vicinanze dall'inizio della guerra. "Non possiamo cedere territorio, non possiamo perdere persone, perché la nostra esistenza è di nuovo in gioco", ha aggiunto. Un recente sondaggio Gallup ha rilevato però che il 52% degli ucraini vorrebbe che Kiev negoziasse la fine della guerra il prima possibile e che molti hanno meno speranze sul futuro rispetto all'anno precedente.
Foto Ansa, Instagram e sito ufficiale Ucraina
Commenta per primo.