Disoccupazione ai minimi, in dieci anni si è dimezzata
In luglio è scesa al 6,5%: superata la soglia record dei 24 milioni di occupati
Come insegnava Pavese, lavorare stanca. Ma l'ozio coatto sfibra ancor di più. Chiedere, per conferma, agli italiani che in luglio hanno finalmente trovato un posto, con ciò riducendo le ansie tossiche che scandiscono una vita precaria. Chiedere ai 56mila occupati in più che hanno permesso al Paese di superare la soglia psicologica dei 24 milioni di cittadini che, fabbri o ingegneri, muratori o avvocati, hanno in comune lo stesso sostantivo: «impiegati».
Forse «Meloni non ha idea di come far ripartire l'Italia» (Elly Schlein dixit), ma gli ingranaggi del motore stanno girando a dispetto di gufi&prefiche grazie anche alle misure del governo (poche, ma la cassa piange), come per esempio il taglio del cuneo fiscale e i fondi destinati al rinnovo dei contratti nella pubblica amministrazione. Altrimenti non si spiegherebbe come siamo riusciti a piegare il tasso di disoccupazione dal 7,2% dello scorso gennaio all'attuale 6,5% (allineandoci perfettamente alla media dell'eurozona e dimezzando il dato del 13% toccato 10 anni fa), un valore a un soffio dal 6,4% del marzo 2008. Anno quanto mai significativo, quel 2008, marchiato a fuoco dal bubbone dei mutui subprime: complice la crisi del debito sovrano, da allora tassi di crescita economica da zero virgola, margini risicatissimi per manovre espansive da parte dei governi e misure di contenimento salariali in ossequio all'austerity imperante hanno scarnificato l'occupazione e ingrossato le file di quanto un posto non ce l'hanno.
Il modo in cui, sotto il profilo occupazionale, l'Italia comincia ad avere un passo europeo merita di essere sottolineato anche perché questo processo sta avvenendo in una fase di deterioramento della congiuntura, con la Germania in affanno e con tassi così elevati da costituire un freno agli investimenti e, in genere, un'inibizione ad allargare gli organici aziendali. Per quanto il mercato del lavoro tricolore rimanga sostanzialmente anelastico, la sensazione che qualcosa si stia muovendo viene però dalla spinta che arriva dall'occupazione stabile, con 437mila lavoratori dipendenti in più rispetto al luglio del 23, un aumento di 249mila unità degli autonomi e un calo dei dipendenti a termine di quasi 200mila unità. Meno precariato e più stabilità, insomma. E il segno, inoltre, che i miglioramenti non derivano solo da contratti di natura stagionale.
Seppur confortanti, questo cifre vanno confermate nei prossimi mesi, quando gli sforzi andranno concentrati su una maggior presenza femminile nel mercato del lavoro, tenendo comunque presente che il dato di luglio è stato determinato in buona misura dalle donne (+54mila). «Non siamo ancora del tutto soddisfatti, ma la costanza di questi risultati conferma, ancora una volta, che la direzione del nostro impegno è quella corretta», ha detto il ministro del Lavoro, Marina Calderone, con riferimento anche all'aumento dei cosiddetti «inattivi» (+73mila), cioè coloro che hanno smesso di cercare un impiego in quanto sfiduciati, e al calo di 24mila unità accusato nella classe d'età compresa tra i 25 e i 34.
L'autunno rappresenterà comunque un banco di prova per la tenuta del mercato del lavoro. La ripresa economica ha da tempo perso slancio, e semmai l'eurozona flirta con la stagnazione. La politica monetaria potrebbe però aiutare in parte a ripristinare gli equilibri se la Bce tagliasse i tassi il 12 settembre e continuasse nei mesi successivi ad ammorbidire la stretta. Le condizioni sembrano ormai esserci: nell'eurozona l'inflazione è scesa in agosto al 2,2%, un livello prossimo al target del 2% dell'istituto di Francoforte, anche se la parte «core» (quella che esclude le voci più soggette e variazioni come il cibo e l'energia) resta stabile al 2,8 per cento.
Rispetto alla media, in Italia il fronte dei prezzi è ancora meno caldo (+1,1% dopo il +1,3% di luglio), a conferma di un processo disinflazionistico ormai in corso da mesi.
Perfino un falco come Isabel Schnabel, membro del consiglio direttivo dell'Eurotower, sembra essersi arresa: «Si è ridotto il rischio - ammette - che un'ulteriore riduzione moderata e graduale della politica monetaria restrittiva possa far deragliare il percorso che riconduce alla stabilità dei prezzi».
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