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"Il vero Modugno": la povertà, i problemi con la censura di un maestro trattato da "traditore"

Si diede alla politica per convenienza

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Trent'anni senza, perché lui se ne andava a 66 anni nella sua casa di Lampedusa. Era il 6 agosto e Domenico Modugno, fra un attacco cardiaco e l'altro, era riuscito a completare un giro di concerti che aveva compreso la sua riappacificazione con gli abitanti di Polignano a Mare, diversi dei quali se l'erano presa perché lui, pugliese come loro, passava per uno che si spaccia per siciliano cantando in quel dialetto per convenienza. Non capivano uno di quei dettagli fondamentali che hanno sempre fatto la differenza nella vita di Modugno, e che la sua trasformazione in monumento della canzone tende a dimenticarli. Per questo c'è Mister Volare, la biografia scritta per Vallecchi assieme al musicologo Leoncarlo Settimelli, da Giancarlo Governi, autore Rai, giornalista e documentarista, con cui abbiamo parlato.

Giancarlo, la vita di Modugno tu la segui da diverso tempo fra speciali e approfondimenti. Qual è il suo lascito fondamentale, e ci sono contraddizioni irrisolte nella sua figura?
"Non vedo contraddizioni, ma solo la strana tendenza a trasformare un grande artista in monumento immobile, ingessato, mentre la memoria di cosa è stato veramente va sbiandendosi. Il lascito di Modugno? La grande modernità, il modo di scrivere testi e musiche, il modo di affrontare il pubblico, di fare la rivoluzione senza dimenticare le radici anche arcaiche. Volare è un pezzo del 1958 presentato a un'Italia ancora in gran parte contadina, pensiamoci. Alcuni giovani artisti lo hanno fatto loro, pensiamo a quanto ha venduto la versione di Meraviglioso fatta dai Negramaro".

A proposito di Volare, che vinse il Grammy e molti altri premi ed è la canzone più venduta ed eseguita di tutto il patrimonio italiano esclusa la lirica, le versioni di come nacque sono due: quella di Migliacci che citava le influenze surrealiste di Chagall, e quella di Modugno che disse che parte della melodia fondamentale gli venne in mente così, in modo spontaneo, e lui la portò a costruire quella canzone. Chi vince?
"Entrambi, perché la mano e la sensibilità di Migliacci ci sono tutte ma poi fu un amico di Modugno a raccontare che Mimmo riprese questa idea condivisa con il suo coautore ma alla quale mancava un ritornello forte. Un giorno, quando lui abitava in un attico a Ponte Milvio, Modugno stava alla finestra e vide scoppiare un violento temporale, immaginando quanto sarebbe stato bello sfidare gli elementi volandoci in mezzo. Si ricordò anche che da bambino, quando suo padre ritornava a casa, per rassicurarlo gli fischiettava una piccola melodia che è poi diventata quella del celebre ritornello di Volare".

Modugno ebbe diversi problemi con la censura, cosa che i più si dimenticano. Vogliamo ricordare perché?
"Il primo caso fu con L'uomo in frack, che era la versione poetica di un suicidio che allora era un reato, ricordiamoci che eravamo nell'Italia bacchettona che chiamava concubini pubblici quelli che avevano sciolto il matrimonio e che lapidò a tutta stampa Mina quando rimase incinta di Corrado Pani, allora uomo sposato. Tornando a Modugno, altre grande le ebbe con Libero il cui testo ai benpensanti sembrava dare risalto a un uomo che se ne frega della famiglia, ma non era così. O ancora Resta cu 'mme, in cui il verso Nun me ‘mporta d"o passato, nun me ‘mporta ‘e chi t’ha avuto fu considerato scandaloso dalla Rai che bloccò la canzone fino al rifacimento del verso con Nun me 'mporta si 'o passato sulo lagreme m'ha dato. Ma Mimmo aveva proprio voluto cantare l'amore libero da moralismi e pregiudizi, per questo io sottolineo la sua grande modernità".

A lungo si è parlato del Modugno traditore delle sue origini, accusato di fare il siciliano rinnegando di essere pugliese per convenienza di carriera. Ma lui, figlio di un famiglia povera con padre sparito molto presto, disse: "Per campare avrei cantato anche in giapponese". Caso chiusa così?
"No, perché c'è una questione importante che quasi tutti perdono di vista. Quando io facevo le elementari nei libri di geografia c'erano le Puglie, un insieme di territori con caratteristiche in comune. Modugno è di Polignano a Mare dove la parlata è quella colorita e comica alla Lino Banfi, ma lui fin da piccolo visse a San Pietro Vernotico in provincia di Brindisi, vicinissimo alla Calabria e con sentori di Sicilia, dove la lingua locale è molto simile al siciliano. Poi certo, lui quella parlata se l'è giocata perché rendeva la sua musica appetibile a un pubblico molto più ampio anche all'estero. E qui c'è anche la scaltrezza dell'artista".

Il periodo del suo impegno politico (con i Socialisti, i Radicali con cui fu eletto alla Camera, poi con i Verdi) è dovuto alla necessità di essere al centro della scena anche con una carriera un po' declinante dopo decenni d'oro?
"Non direi perché solo dai proventi dei concerti e ancora di più dai diritti d'autore, quando ancora i dischi si vendevano a milioni, Domenico Modugno non aveva preoccupazioni economiche di sorta. Penso volesse davvero provare ad essere utile alla comunità anche in un ruolo istituzionale. Va anche detto che, soldi a parte, soffriva il suo decadimento fisico e quindi non è che potesse chiedere alla sua arte o alla voce più di quel che gli aveva dato. C'è un episodio che lo racconta bene negli ultimi anni: mentre già usava i bastoni e la carrozzina per muoversi, ed era in Svizzera per fare fisioterapia, vide una pizzeria e gli venne il desiderio di una pizza. Ma quando si offrirono di aiutarlo ad entrare nel locale, fermò tutti e si alzò da solo. Era un combattente".

Modugno e la salute: lui era uno da almeno 50 sigarette al giorno, questo guastò cuore, arterie e vene. Ma ci fu una sottovalutazione dei malori che stava avendo.
"Sì, soprattutto in tv, mentre stava lavorando ebbe una sorta di ictus che fu scambiato per un malore passeggero. Lo rimisero subito a lavorare perché allora era così, c'erano le puntate da coprire e bisognava andare avanti. Tutto era registrato, non si sapeva gestire la diretta, per cui per mettere su una puntata di due ore ci volevano sette/otto ore di lavoro. Questo fatto fece imbestialire Baudo che minacciò di andarsene".

Sta un po' sparendo anche la generazione dei "figli di Modugno", intendo quegli artisti ancora in attività ma d'età decisamente matura, come Al Bano o Ranieri. Le nuove generazioni di cantautori e rapper sembrano lontani dalla melodia e dai testi di Modugno. Che ne pensi?
"Che di tutto questo rap e trap rimarrà ben poco, e che da quasi un secolo Modugno è un artista di enorme successo citato, rispettato, interpretato e ammirato in tutto il mondo. Può bastare?". 

Notizia tratta da tiscali.it
© Riproduzione riservata
07/08/2024 08:13:22


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