Bersani: "La mia canzone divenuta inno degli omosessuali nasce da una fidanzata siciliana"
Il cantautore si racconta in un concerto-show
La prima data della parte estiva del tour di Samuele Bersani, un kolossal con 26 persone sul palco, “che sono difficili da organizzare” e un’intera orchestra sinfonica, di fatto riparte da casa sua, a Cervia a due passi da Cattolica. E fra il pubblico ci sono la mamma e il papà, venuti a fare una sorpresa a Samuele: “Il problema è che ho aperto una porta e me li sono trovati davanti. Il che, da un lato, mi fa enorme piacere e spero che vengano a sentirmi il più spesso possibile, ma dall’altro questo mi fa salire terribilmente l’ansia. La presenza dei genitori ti dà moltissimo, ma al tempo stesso ti toglie molto in termini di tranquillità”.
L'ansia di esibirmi davanti ai miei genitori
Insomma, è una serata speciale e a renderla ancora più speciale ci pensa Bersani con aneddoti, storie, esperienze e racconti di vita che, come sempre, sono il valore aggiunto dei suoi concerti. “È da qualche settimana che non suoniamo” e quindi è a tutti gli effetti una nuova prima il concerto di Cervia, “alcune cose me le dimentico e comunque non mi piace recitare una parte”. Così ogni concerto diventa un unicum, “poi a casa risento quello che ho raccontato, mi riascolto, mi rendo conto che magari ho distrutto delle canzoni e mi chiedo “perché non hai cantato?””.
Autosputtanescion e l'ironia
Ironia e autoironia sono pane e condimento di tutto il concerto, come quando racconta: “Autosputtanescion. Chiedo al direttore d’orchestra di andare un po’ più lento, altrimenti a 70 anni non riesco ad arrivare in fondo a un concerto. E già adesso, a dire il vero, ho i miei problemi”. E sulla versione di “Coccodrilli” che l’orchestra riesce a far diventare quasi caraibica, velocizzandola moltissimo, “alla fine ho il fiatone. Se penso che nel 1985 in discoteca raccoglievo i bicchieri quando cantava Nick Kamen e lo facevo con disinvoltura, mentre ora faccio fatica anche a salire le scale…”. E l’autoironia è la chiave perfetta per leggere tutto il concerto.
La musica è diventata piatta
Quindi, storie tutte inedite, a partire proprio dalla presenza dell’orchestra e del papà, due fattori decisivi: “Ricordo, ormai quasi 50 anni fa, ora ne ho 54, di quando tornavo a casa e trovavo lui che faceva le prove con gli strumenti per l’orchestra. Invece ora non voglio criticare nessuno, ma la musica è diventata davvero molto piatta”.
Il concerto è splendido, con arrangiamenti che rendono nuove canzoni storiche con una scrittura unica, ma Samuele oltre ai suoi testi ci mette soprattutto la simpatia e gli aneddoti e avere la fortuna di conoscerlo è un’esperienza di umanità da fare. “Anche oggi pomeriggio sono venuti ragazzi durante le prove a dirmi: “Tu non mi rendi conto, ma mi hai salvato” e io che vivo in un mio imbuto sono molto, molto emozionato, anche se in verità mi chiedo come sia possibile. Una ragazza prima mi ha detto: “Ti ringrazio un sacco Samuele, tu mi fai piangere tantissimo” e uno si chiede se è tutto ok. Oppure, ci sono tanti che mi chiedono se alla fine di una canzone “lui è morto? Lui poi muore?” e diciamo che in genere nelle mie canzoni non muore nessuno, sì Spillo quando va a fare la rapina con Chicco e lì sul “ciao” un po’ si capisce. Ma, ad esempio, quando io scrivo “per fargli un regalo di colpo anche il cielo si aprì a serramanico” penso che si capisca che non voglio accoltellare nessuno…”.
Il mio rapporto con Sanremo
Insomma, la scrittura e le metafore di Samuele sono gioia e delizia, ad esempio nel racconto delle sue presenze sanremesi: “Ci sono andato due volte, la seconda con una canzone che è mia, ma non sento particolarmente, insomma non la metterei fra le dieci canzoni che più mi rappresentano (era “Un pallone” ndr). Un’altra volta la mia casa discografica fece sentire la cassetta di un altro. In un’altra occasione mi avrebbe fatto piacere cantare una canzone con un verso che diceva “Ho più paura di voi che della solitudine”, ma il mio amico Gianni Morandi mi spiegò che era meglio di no, “non si può dire”, a Sanremo è meglio lanciare messaggi positivi…”. Per la cronaca, comunque, nell’altra apparizione sanremese, la prima in ordine cronologico, Samuele vinse il premio della critica con “Replay” che, qualsiasi cosa voglia dire, come una poesia di Ungaretti o Montale, è probabilmente il testo più bello mai salito sul palco dell’Ariston.
Quella fidanzata di Palermo e "Braccio di ferro"
Samuele racconta anche come nascono le sue canzoni: “Solitamente la musica viene subito, ma il testo mi capita di rigirarmelo anche per mesi finché non ne sono convinto. Però una volta mi è capitato di averne una che mi è uscita subito ed era “Braccio di ferro”. Diciamo la verità, Olivia non è particolarmente simpatica e quindi nasce questo rapporto fra i nemici Braccio di Ferro e Bruto che è diventato anche un inno omosessuale, tanto che in molti mi chiedevano: “Ma…?”. “Ma, no. Anche se penso che l’amore sia dove due persone stanno bene, indipendentemente dal loro sesso”. Insomma, un giorno una mia fidanzata di Palermo mi chiese se poteva venire a trovarmi a Bologna e io incautamente dissi di sì. In realtà però lei era depressa e non usciva proprio mai di casa, non voleva vedere nessuno. Io provavo anche a mandarla a fare le spese, ma niente, mi chiedeva di accompagnarla. Io non ne potevo più anche perché avrei voluto stare in casa da solo a scrivere e già di mio avevo i miei disagi. Insomma, un disastro...Da lì nacque l’amicizia fra Braccio di Ferro e Bruto”.
Un cerotto per il suono giusto
Ma non è finita, perché, nell’arrangiamento con l’orchestra, “visto che dal vivo non la facevo mai, ho avuto l’idea di farla finire con le note della sigla del cartone animato. Ma per realizzare il fischietto finale avevo due vie: la prima era quella di campionare il suono con la tastiera, ma mi sembrava triste. La seconda era quella di ottenere il suono da un flautino di quelli che si suonano a scuola. Ero a Mantova per un concerto, andai a cercare una cartoleria, ma erano tutte chiuse. Fortunatamente c’era il Libraccio, dove mi dissero che era da sette anni che non ne vendevano uno. Insomma, poi l’abbiamo incerottato per non sbagliare il suono, coprendo tutti gli altri buchi.…”.
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