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75 anni di storia per l’Aia Città di Castello

L'avvocato Magrini parla della sua esperienza di presidente

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Quella di Città di Castello è una delle sei sezioni umbre ufficialmente riconosciute dall’AIA e dal suo attuale presidente nazionale Carlo Pacifici. Il 2024 è un anno particolare poiché ricorrono i 75 anni dal momento della sua fondazione. Una storia importante alle spalle, fatta di momenti difficili ma anche di grandi soddisfazioni e pure riconoscimenti. In tutto questo, però, l’importanza di Giuseppe Bettacchioli per i fischietti tifernati è immediatamente tangibile nel momento in cui si ripercorre la sua storia: possiamo, infatti, definire Giuseppe il “padre” della Sezione AIA Città di Castello. Siamo nell’oramai lontano 1949 quando, grazie al suo spirito d’iniziativa ed a quello di Bruno Mencaccini, venne ufficializzata la nascita della sezione: sono gli anni pionieristici del dopoguerra, come sede fu scelta la Tipografia Bettacchioli mentre le riunioni tecniche si svolgevano presso una sala della scuola parrocchiale della chiesa di San Francesco, su concessione dei frati. Giuseppe assume la carica di presidente conducendo la sezione ad un periodo florido: crebbe molto il numero degli associati e venne scelta una prima sede ufficiale nel centro storico di Città di Castello. Dal dopoguerra, passando per il cosiddetto ‘boom economico’, Giuseppe Bettacchioli guida gli arbitri di Città di Castello fino al 1972 quando cedette il testimone ad Alberto Cesaroni. Durante gli anni si sono susseguiti altri presidenti di spicco, che hanno reso la sezione ancora oggi dopo 75 anni di attività un punto di riferimento per l’Umbria.

NOVE PRESIDENTI PER 75 ANNI DI STORIA

Una storia quasi secolare, l’obiettivo è sicuramente quello, per la sezione tifernate dell’Associazione Italiana Arbitri. Settantacinque primavere che hanno attraversato continui capovolgimenti di fronte fino ad arrivare ad oggi dove anche nel mondo del calcio – e quindi di diritto anche in quello arbitrale – è subentrata la tecnologia. Ma sono nove, ad oggi, le figure che hanno fatto grande ed affermata la sezione AIA Città di Castello. ‘Padre fondatore’, quindi, è sicuramente Giuseppe Bettacchioli con una doppia e oltretutto lunga presenza al timone intervallata solamente dal quadriennio di Alberto Cesaroni. Dal 1978 e fino al 1992 la guida della sezione tifernate è stata affidata a Carlo Carlini, seppure terminerà poi l’anno Giorgio Gallai. Dal 1993 al 1999 l’AIA Città di Castello è stata guidata da Maurizio Morvidoni, poi fino al 2001 da Gabrio Bini. Dodici anni, poi, per Giampaolo Innocenti, prima del ritorno di Maurizio Morvidoni dal 2012 al 2014. Gli anni più recenti sono stati sotto la direzione di Michele Ceccagnoli nel periodo 2014-2020, mentre ad oggi la sezione AIA Città di Castello è guidata dall’avvocato Gabriele Magrini.

ARBITRO, STRANA FIGURA?

Dal punto di vista scientifico, meglio ancora professionale, come sua definizione l’arbitro è colui che ha il compito di dirigere una competizione sportiva occupandosi di garantire poi il regolare svolgimento della stessa, attraverso l’applicazione dei regolamenti e della disciplina. L’arbitro rileva e sanziona le infrazioni alle regole di gioco, verifica la regolarità degli impianti, dei campi di gioco e delle attrezzature; ammette o esclude gli atleti dalla competizione, esamina i reclami o le contestazioni sollevate dalle parti in gioco, e convalida il risultato, proclamando il vincitore. L’arbitro si avvale frequentemente della collaborazione di assistenti, che si occupano di controllare l’applicazione di regole specifiche: nel calcio, per esempio, è il ruolo del guardalinee. Ovviamente, però, il contenuto più puntuale delle mansioni dell’arbitro varia in base ai regolamenti delle singole discipline sportive in cui talvolta può beneficiare anche della moderna tecnologia. Ad alti livelli il VAR nel calcio, oppure il CHECK nella pallavolo. Ma la domanda da porsi è anche un’altra: quando nasce la figura dell’arbitro? Bisogna sicuramente andare indietro nel tempo, arrivare in Inghilterra alla metà del 1800. Momento nel quale si svolge una delle prime partite di football che la storia ricordi dove in palio c’era un premio in denaro. In quell’occasione, le due compagini a sfidarsi, presentarono un proprio “uomo di fiducia” denominato ‘umpire’ che si doveva attenere alle regole stabilite prima della sfida. Solamente nel 1891, con la codifica delle regole che conosciamo adesso, viene stabilito che l’arbitro sarà uno e uno soltanto e che ‘umpire’ agiranno a bordo campo trasformandosi in quelli che oggi sono gli assistenti di gara, pur se spesso definiti impropriamente guardalinee. Da quel momento in poi è stata una continua evoluzione nel mondo arbitrale con tanto di introduzione prima dei cartellini, poi delle squalifiche e regole sempre più stringenti.

“L’AIA MI HA DATO TANTO, ORA È IL MOMENTO DI RESTITUIRE”

·        Quando e per quale motivo Gabriele Magrini, oggi presidente della sezione AIA Città di Castello, si avvicina al mondo arbitrale?

“Posso veramente dire che tutto nasce da una tessera, quella che mi fece vedere un mio amico arbitro e che mi avrebbe dato la possibilità di entrare gratuitamente in tutti gli stadi d’Italia: il calcio a me piaceva molto e, all’età di 18 anni, quella tessera, unitamente alla possibilità di ricevere un piccolo rimborso spese per ogni gara arbitrata, mi affascinò; quindi decisi di avviare questo percorso nel mondo arbitrale. Il 21 novembre del 2000 feci il mio esordio sul campo nella categoria esordienti. È poi stato un crescendo. Dopo un solo anno di militanza nell’Organo Tecnico Sezionale, ove dirigevo le gare del settore giovanile, sono transitato all’Organo Tecnico Regionale; qui, per otto anni, sono stato impegnato nella direzione di circa 400 gare, dal campionato di Terza Categoria al campionato di Eccellenza Umbra. Il 1° luglio 2009 entrai a far parte della commissione arbitri interregionale che mi ha consentito di dirigere gare del campionato di eccellenza in tutta Italia. Nel triennio 2010-2013 sono stato impegnato nella direzione di gare del campionato di Serie D, per poi tornare nell’ultima parte del mio percorso arbitrale sul campo, anche a causa di problematiche di natura fisica, a divertirmi nel campionato di Prima e Seconda categoria. Nella stagione 2017-2018 sono stato nominato responsabile e designatore del Campionato di Prima categoria umbra e segretario del Comitato Regionale Arbitri. Nei due anni successivi ho ricoperto il ruolo di responsabile degli osservatori arbitrali della sezione di Città di Castello. Il 28 dicembre 2020 sono stato eletto Presidente di Sezione. Oggi sono fiero di poter mettere a disposizione la mia esperienza per aiutare i miei arbitri a comprendere ogni dinamica del loro percorso, ponendo sempre al primo posto la loro crescita tecnica e, soprattutto, umana”.

·        Come è cambiato negli anni il ruolo dell’arbitro nel mondo del calcio?

“Partiamo dal presupposto che un arbitro, di qualunque categoria, deve essere un atleta: oggi ancora di più considerato che il calcio moderno è un calcio sicuramente più dinamico e più veloce rispetto a quello di un tempo. L’arbitro di oggi, dunque, deve essere ancora più preparato per essere al passo con i calciatori; inoltre, non deve avere solo una buona conoscenza del regolamento, ma deve essere anche un buon comunicatore, lavorando molto su sé stesso. Rispetto al recente passato, poi, grazie alla presenza stabile delle emittenti televisive in quasi ogni campo, l’arbitro ha la possibilità di preparare al meglio la gara che andrà ad affrontare e successivamente, grazie all’ausilio delle immagini, di analizzare approfonditamente la propria performance. Questo per dire che fino a poco tempo fa la preparazione alla gara e la successiva analisi era più teorica, mentre oggi la possibilità di avvalersi della tecnologia rappresenta un importante aiuto per l’arbitro, contribuendo ad elevare il livello delle sue prestazioni”.

·        Che realtà è la sezione AIA Città di Castello?

“A livello numerico la sezione conta, ad oggi, 79 associati di cui un terzo sono ragazzi e ragazze con età inferiore ai 18 anni; un altro terzo, poi, è costituito da arbitri in una fascia d’età compresa tra i 18 e i 30 anni, ed infine i restanti associati sono over 30. Sette associati, poi, tra arbitri, assistenti e osservatori sono impegnati a livello nazionale; 18 associati dirigono gare a livello regionale, mentre tutti gli altri operano a livello provinciale. Da fine marzo è iniziato il nuovo corso arbitri della sezione AIA Città di Castello: gli aspiranti arbitri, di età compresa tra i 14 e i 40 anni, sono impegnati in 10 lezioni in occasione delle quali vengono affrontate le 17 regole del gioco del calcio; un paio di lezioni saranno dedicate alla parte più burocratica relativa al pre e al post gara. Solitamente viene indetto un corso arbitri a stagione, per noi questo è il secondo aggiuntivo. Mi preme rappresentare che da circa due anni vi è la possibilità del ‘doppio tesseramento’ che permette da un lato di portare cultura calcistica all'interno delle nostre sezioni e dall'altro di diffondere le regole del Giuoco del Calcio nelle società sportive; in pratica, ragazze e ragazzi, dal 14° e fino al compimento del 19° anno di età, possono diventare arbitri di calcio, continuando anche a giocare nelle rispettive società sportive. All’interno della sezione abbiamo 6 associati che si stanno avvalendo di questa opportunità, con proficui risultati. Ci tengo, inoltre, a sottolineare che negli ultimi tre anni, a dimostrazione del buon lavoro fatto in punto di reclutamento, l’età media degli associati della sezione si è abbassata di ben 9 anni, da 32 a 23 anni”.

·        Una nuova sede nel Comune di San Giustino: come mai questa scelta e quali sono le potenzialità?

“Nel Comune di Città di Castello non siamo riusciti a reperire degli spazi idonei per garantire appieno l’operatività della sezione. L’amministrazione comunale di San Giustino ci ha proposto una soluzione all’interno del Centro di Vita Associata in via Citernese dove, dal febbraio 2023, abbiamo stabilito la nostra sede; possiamo contare all’interno della struttura su un locale che abbiamo adibito a ufficio presidenziale e segreteria, una sala per le nostre consuete riunioni tecniche quindicinali e un’altra sala, ancora più grande, che utilizziamo per i nostri raduni stagionali. Oggi siamo molto soddisfatti della scelta effettuata che ci ha dato la possibilità di avvicinarci e di farci conoscere anche al territorio toscano”.

·        C’è anche una bella rappresentanza al femminile: giusto?

“Si e siamo anche molto orgogliosi di questo. Sono 7 le ragazze presenti in sezione: attualmente, una è impegnata a dirigere le gare del campionato di Prima categoria, una è impegnata nel campionato di Seconda categoria, una nel Calcio a 5 regionale, mentre le altre quattro ragazze dirigono gare di allievi e juniores. Il movimento arbitrale femminile ha dimostrato che la Serie A non è preclusa a nessuno e che il futuro sarà sempre più rosa. È nostro compito far emergere le capacità e le qualità di ciascuno a prescindere dal sesso”.

·        Quali sono i prossimi obiettivi della sezione?

“Il prossimo obiettivo sarà quello di raggiungere un risultato che sarebbe storico per la sezione, ovvero i 100 associati. Lavorare sulla quantità ci potrebbe permettere di creare una positiva competitività e da questa far emergere arbitri di assoluta qualità da proporre sul panorama nazionale. È un impegno che la nostra sezione si deve assumere, a prescindere da chi la presiederà nel prossimo quadriennio essendo alle porte le elezioni per il rinnovo della carica di presidente. Questo è il sogno a livello numerico, poi c’è quello di crescita: ovvero portare un nostro associato alla Commissione Arbitri Nazionale”.

·        Perché si dovrebbe scegliere di fare l’arbitro?

“Se sono la persona che sono oggi è anche per il percorso che ho fatto negli ultimi 25 anni all’interno dell’Associazione Italiana Arbitri. Essere arbitro mi ha reso forte, mi ha dato il coraggio di fare delle scelte e di risolvere qualsiasi situazione con fermezza e con capacità, non solo sul terreno di gioco; infatti, le difficoltà che si incontrano nel dirigere una gara aiutano a consolidare la sicurezza in noi stessi e la nostra autostima, aiutandoci ad affrontare positivamente aspetti della vita di tutti i giorni. Assumere decisioni in una frazione di secondo e doverle in molti casi difendere costituisce sicuramente un valido ausilio alla nostra crescita interiore”.

Redazione
© Riproduzione riservata
09/05/2024 09:48:53


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