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"Uomini del Fare", "Gente del fare" e "Citti del fare"...basta farlo e farlo bene

E se qualcuno rosica pazienza!

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Eventi in Alta Valle del Tevere, quindi versante toscano e versante umbro. Chi mi conosce, sa quanta importanza attribuisco a questa “voce”, sia perché nell’arco dell’anno anche il sottoscritto ne organizza attraverso le associazioni di cui fa parte, sia perché gli appuntamenti e le manifestazioni sono un indicatore importante, nel senso che possono conferire visibilità e contribuire tantissimo alla promozione di una città, di un paese e del territorio di riferimento. Un veicolo d’immagine, insomma. L’estate è oramai agli sgoccioli e quindi siamo già entrati nel periodo dei consuntivi, anche se fino a settembre il calendario rimane abbastanza “vivo” per poi lasciare il posto – da ottobre in poi – agli eventi che hanno una connotazione prettamente stagionale, vedi le tante fiere e mostre dedicate alle prelibatezze del bosco e dell’autunno. Qualità degli eventi e capacità di attrazione sono i due parametri dai quali non si può a mio avviso prescindere. Cosa consegnerà all’archivio l’estate 2023? Dalla più piccola fino alla più grande manifestazione, un comune denominatore è balzato agli occhi di tutti: la grande voglia della gente di tornare a divertirsi dopo una parentesi del Covid-19 che ci ha messo a dura prova. Un 2020 con l’agenda praticamente azzerata, un 2021 migliore ma vincolato da mille restrizioni e regole sullo svolgimento delle varie iniziative, un 2022 che ci ha accompagnato verso la normalità e un 2023 che ha di fatto ripristinato il “regime” del 2019. Poi, ci sono stati eventi di livello ma anche altri dei quali avremmo potuto fare anche a meno, perché a volte lo strafare rischia di far perdere quella lucidità che invece diventa necessaria quando ci si appresta a mettere in piedi una manifestazione degna di interesse. Se vogliamo stilare una ipotetica classifica – abbracciando, come ripeto, entrambe le parti della vallata – il primo posto spetta ad Anghiari e a Città di Castello per numero di appuntamenti, qualità dei medesimi e capacità di portare un turismo in città che sia più stanziale e meno fugace. Che Anghiari generi movimento non è una novità: si parte dalla Mostra Mercato dell’Artigianato della Valtiberina Toscana, dove mi onoro di averla guidata come presidente nel suo momento più difficile per 10 anni e averla riportata agli antichi splendori, cioè da aprile inoltrato e si arriva a fine anno senza praticamente pause. E come se non bastasse ciò che già è calendarizzato (e che soprattutto funziona), i nostri amici anghiaresi ne hanno studiata un’altra: la Battitura alla Motina. Il desiderio di tornare a riscoprire anche il fascino della civiltà contadina ha fatto sì che ben 500 persone prendessero parte alla rievocazione e alla cena poi. Un’altra mossa azzeccata e una novità che verrà di sicuro riproposta e che si aggiunge alla lunga lista: Tovaglia a Quadri (10 serate di spettacolo e 10 serate di pienone), il festival della Southbank Sinfonia, un Palio della Vittoria reso più emozionante dalla diretta sul maxischermo che permette agli spettatori di seguire ogni metro della corsa podistica e il format di successo dei mercoledì sera nei mesi di luglio e agosto. D’altronde, per chi vuol concedersi una serata di totale relax la bellezza di Anghiari è un richiamo unico, anche se questa componente è un valore aggiunto che si unisce con le capacità organizzative. Ovviamente, ad Anghiari non è finita: a metà ottobre tornerà la cicloturistica d’epoca, ovvero “l’Intrepida”, altra geniale “trovata” per portare gente di fuori e riempire gli alberghi del comprensorio, poi sarà la volta de “I Centogusti dell’Appennino”; non si può certo affermare che nella patria di Baldaccio regni la monotonia, grazie alla vivacità delle associazioni, a uno spirito identitario forte e alle capacità di persone che – come inevitabilmente accade nei centri non grandi – fanno parte di più realtà. Passando a Città di Castello, l’anno Signorelliano (ricordiamo che nel 2023 ricorre il 500enario della morte di Luca Signorelli) sta procedendo nel migliore dei modi: il capoluogo tifernate è il fulcro di una impostazione itinerante dell’evento che sta facendo sperimentare l’importanza del lavoro in rete. Citiamo poi la Festa della Battitura di Piosina, la frazione che ha oramai acquisito di diritto il titolo di grande ereditaria della vecchia tradizione della trebbiatura del grano, in vigore negli anni ’50 e ’60, ma anche le Fiere di San Bartolomeo, la Mostra del Libro Antico, le Giornate dell’Artigianato Storico nel rione Prato e i giovedì sera nel centro storico, con tante iniziative in grado di fare presa su giovani, giovanissimi, adulti e anziani. La vera sorpresa dell’estate 2023 è stata però Sansepolcro, città – la mia città - che più volte ho “bacchettato” proprio per l’incapacità mostrata nell’organizzazione di iniziative articolate, o comunque di appuntamenti che possano fare la differenza a livello di pubblico e coinvolgimento. Bene, stavolta con piacere dico che finalmente al Borgo siamo riusciti a creare un evento strutturato con il Berta Music Festival, grazie all’associazione che si è data il nome de “I Citti del Fare”. Personalmente, sono molto contento del fatto che energie giovani abbiano voglia di mettersi in gioco per la città nella quale sono nati e vivono; un segnale, questo, di grande attaccamento, per far sì – come loro stesso hanno precisato – che il luogo di origine non venga lasciato dalle giovani generazioni che cercano fortuna e carriera altrove. Se posso permettermi di dare un consiglio, dato che questi ragazzi possono essere tranquillamente figli miei, li invito anch’essi a non strafare, ma a concentrarsi nel potenziamento di questa rassegna che ha già dato molto alla città, completando la loro attività con un paio di eventi che richiedono un minore impegno: un’associazione non può trasformarsi in agenzia di eventi. Di certo, se queste sono le premesse, c’è da sperare: quattro serate di manifestazione, una di carattere prettamente locale e tre con personaggi di grido chiamati Dj Matrix, Pfm e Paolo Crepet. Il solo portare la Pfm al Borgo è stato a mio avviso un gran colpo, trattandosi di una band che spopolava negli anni ’80: rendiamoci allora conto della portata di questa operazione. Piazza Torre di Berta sempre gremita, oltre 4500 persone in totale (molte di fuori) e una organizzazione priva di sbavature: questi i risultati tangibili. Per il resto, abbiamo una parentesi de “Le Feste del Palio della Balestra” legata alla sacralità della nostra storia, che porta turismo ma che potrebbe portarne anche di più: tutto poggia su una efficace promozione e sulla sinergia fra le associazioni coinvolte, che può essere l’elemento decisivo. Anche in questo caso, noto che la voglia di armonia stia prendendo il sopravvento su quella di farsi i dispetti, come purtroppo spesso è accaduto in passato. E in questo agosto particolarmente musicale per Sansepolcro, si è inserito anche Borgo Jazz, evento che sta pian piano trovando una propria dimensione anche se rimane un evento di nicchia. Ma di evento qualificante pur sempre si tratta, come ritengo che tale debba essere considerato la mostra di Simon Berger al museo civico; l’esposizione riservata a questo singolare artista svizzero, unico nel saper creare volti ed espressione a colpi di martello, trasformando in eccezionali opere le incrinature del vetro, è a mio parere la più bella fra quelle allestite negli ultimi anni nella Sala delle Pietre. Una mostra qualificante e degna di questa città. Puntare quindi su cultura, arte e turismo dovrebbe essere la priorità di Sansepolcro, che però ha un tallone d’Achille: l’assenza di un’adeguata offerta di servizi in città quando gli eventi non ci sono. Non si può faticare per trovare un bar nel quale sorseggiare un caffè oppure che non esista un menù turistico. Tornando a “I Citti del Fare”, sono sempre stato molto attratto da questa denominazione che i ragazzi si sono dati, perché per me rappresenta un tuffo nel passato; nel mio ventennio in Confartigianato, come dirigente nazionale di questa importante associazione, quando nei miei interventi su e giù per l’Italia, chiamavo gli imprenditori artigiani “uomini del fare”. Una dicitura a me così cara che l’ho riportata con una revisione anche all’interno dell’Accademia Enogastronomica della Valtiberina, della quale sono presidente. In questo caso, ci siamo ribattezzati “gente del fare”, perché questo verbo con il tempo lo abbiamo perso di vista; o meglio, “fare” è stato sostituito con “guadagnare”. Quando si entra nel mondo associativo, dobbiamo più dare che prendere, indipendentemente dall’ambito di riferimento, sport o cultura che sia. Concludendo: se ad Anghiari e a Città di Castello vi sono stati eventi importanti, a Sansepolcro si sta tentando di tornare ai fasti del passato; in ogni caso, sono riemerse energie positive che negli ultimi anni si erano spente. In momenti difficili come quelli attuali, viste la carenza di soldi e la difficoltà nel reperimento degli sponsor, la parola “volontariato” sta tornando fuori con forza, ma in qualche caso si tratta di un volontariato a pagamento, con i compensi erogati sotto forma di rimborsi, sui quali le tasse non si pagano. Se pertanto fai associazionismo è perché lo devi sentire dentro di te, non per secondi fini chiamati lucro, visibilità e potere. Abbiamo gli esempi lampanti di persone che orbitano all’interno di alcune associazioni: basta guardare quanto scrivono e dicono sui social per capire che esistono i secondi fini, salvo trincerarsi dietro l’anonimato perché la vigliaccheria è sempre dietro l’angolo, a casa mia se vuoi offendere qualcuno ci devi “mettere la faccia”.

Domenico Gambacci
© Riproduzione riservata
26/09/2023 07:20:23

Punti di Vista

Imprenditore molto conosciuto, persona schietta e decisa, da sempre poco incline ai compromessi. Opera nel campo dell’arredamento, dell’immobiliare e della comunicazione. Ha rivestito importanti e prestigiosi incarichi all’interno di numerosi enti, consorzi e associazioni sia a livello locale che nazionale. Profondo conoscitore delle dinamiche politiche ed economiche, è abituato a mettere la faccia in tutto quello che lo coinvolge. Ama scrivere ed esprimere le sue idee in maniera trasparente. d.gambacci@saturnocomunicazione.it


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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