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Le bustine di zucchero: la bella collezione dell'anghiarese Mario Del Pia

Tutto é nato grazie al professor Giuseppe Fontana

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Da venti anni colleziona bustine di zucchero. Sì, proprio quelle che si trovano sui bar o che ti portano al ristorante. Chiaramente, toglie da esse lo zucchero e conserva la cartina. Il singolare collezionista è una persona molto conosciuta ad Anghiari: Mario Del Pia, 78 anni portati con una verve davvero invidiabile. Una vita professionale da capostazione ferroviario ad Arezzo, ma anche tanto impegno in favore del suo paese: a suo tempo membro della pro loco, adesso dà una mano nella stampa de “L’Oratorio di Anghiari”, periodico della parrocchia della Propositura e in occasione della festa al santuario della Madonna del Carmine. A lui e ad alcuni suoi amici – su tutti il “Maschio Capruggine”, al secolo Gino Grottini e Celestino Crocioni - si deve anche il ripristino nel 1980 della “Scampanata”, appuntamento quinquennale che ad Anghiari era fermo dal 1937 e che per tutto il mese di maggio degli anni che finiscono con il 5 e con lo zero impone ai membri della omonima associazione di farsi trovare puntuali per le 6 di mattina in piazza Baldaccio nelle giornate di martedì, giovedì e domenica, pena la pesante punizione di salire sul carretto con viso e abiti imbrattati da uova, farina e altro. Per Mario Del Pia, anche una parentesi televisiva a fine anni ’90, quando assieme ai compianti Valter Del Sere e Gino Brondoli detto “Corea” – con il suo inseparabile bombardino – era l’animatore di una trasmissione su Tevere Tv dedicata alle vecchie tradizioni della vallata.

“Una passione nata in maniera strana – racconta Del Pia – perché avevo raccolto alcune bustine di zucchero e anni addietro il professor Giuseppe Fontana, conosciuto per i tanti esemplari di scaldini anghiaresi tenuti in casa sua, organizzò una rassegna dedicata proprio ai collezionisti in occasione di “Memorandia”. Mi invitò a partecipare con le mie bustine e mi incoraggiò nel proseguire; da allora, l’ho preso sul serio e ho cominciato a “schedare” i miei pezzi, anche perché ne ho un migliaio abbondante. A dire il vero, nel breve periodo in cui lavoravo a Milano, avevo cominciato a mettere da parte le cartine con le quali si involtavano gli agrumi nelle ceste, poi le buttai via, ma me ne sono rammaricato. E allora, mi sono rimaste le bustine dello zucchero, ma attenzione: solo quelle rettangolari e quadrate, non quelle con le forme particolari”.

In che modo procede la sua collezione?

“Nei luoghi in cui mi reco, prendo le bustine anche perché il caffè preferisco gustarlo amaro e i miei amici, conoscendo la predilezione che ho, quando vanno all’estero me le riportano dai Paesi nei quali sono stati. Adesso, sono ordinate in più album secondo un criterio ben preciso: non le ho mai contate, ma sicuramente – lo ripeto - sono sopra quota mille”.

In che modo ha quindi deciso di sistemare i suoi pezzi?

“Li raggruppo ad esempio per territorio: comincio con quelle di Anghiari (vi sono i loghi di bar, ristoranti, pizzerie e botteghe), poi mi allargo alla Valtiberina Toscana (bar, gelaterie ed eventi quali ad esempio la Festa ‘n Santafiora”), alla provincia di Arezzo, alla Toscana e all’Italia in generale, ma vi sono anche le bustine provenienti dall’Umbria (Città di Castello, Terni e Deruta) e la catalogazione non avviene soltanto per ragioni geografiche. Alcune serie di bustine sono legate al periodo natalizio e messe in circolazione sempre dai bar, mentre in altre sono riprodotte opere d’arte, animali, vignette e persino celebri motti. Anche le ricorrenze hanno il loro capitolo, alla pari delle marche più note di zucchero: tante le bustine dell’Eridania, comprese quelle con le opere d’arte; una parte è poi riservata alle torrefazioni e a note ditte di caffè quali Pascucci e Vergnano, non dimenticando che, negli anni, bar ed esercizi hanno cambiato più volte la bustina per lo zucchero da servire ai clienti. Un’altra speciale sezione è quella delle bustine del caffè Kimbo che reperisco in autostrada, poi vi è anche la parte delle confezioni dello zucchero di canna, con le relative variazioni. Come si può notare, anche quello delle bustine dello zucchero è un mondo alquanto variegato”.

Come fa a liberare la cartina dallo zucchero in essa contenuto?

“Mi servo di un trincetto: taglio accuratamente il bordo nel quale non vi è la grafica e questo mi permette di mantenere intatta la bustina anche dopo che è stata svuotata dello zucchero”.

Mi permetta una domanda che forse può sembrare assurda: esiste un mercato per questo tipo di collezione?

“No, è sufficiente mettersi d’accordo con il barista o con l’esercente che le tiene. È chiaro che se gliela chiedi, non te la nega. Non appena mi capita di andare in giro, do la caccia alle bustine e in questo ho trovato in mia moglie una preziosa alleata. Oramai è una sorta di deformazione: non appena “annusiamo” che vi possa essere l’opportunità di prenderne anche una di quelle che ci potrebbero mancare, non ce la facciamo sfuggire”.

Di album con i raccoglitori di cellophane trasparente e con nove scompartimenti per ogni pagina ne ha messi insieme molti; altri sono in divenire, nel senso che li sta componendo tuttora. Ma Mario Del Pia possiede altre collezioni?

“No, sono contento di questa, perché a suo modo è originale e mi dedico in esclusiva ad essa anche perché è una collezione teoricamente senza fine: pensiamo soltanto ai numerosi luoghi nei quali non sono ancora stato (che quindi hanno le loro bustine), alle nuove serie che si avvicendano di anno in anno e ad altre trovate originali che potranno comparire sulle nuove bustine, per cui immaginatevi quanti margini vi siano ancora da sfruttare. È allora il caso di raccogliere più pezzi possibile, cercando di pescare qua e là: pensare a una raccolta completa di bustine è impossibile per ovvi motivi, quindi più ne metto insieme e più sono contento. Ogni bustina nuova è sempre un motivo di soddisfazione e stimola la ricerca di quella successiva. Se poi chi legge questo articolo volesse collaborare, grazie fin da ora”.

L’ha già citata, ma vogliamo concludere con un doveroso ricordo verso questa persona?

“Sì, la “colpa” di tutto ciò è del professor Giuseppe Fontana, che purtroppo ci ha lasciati sette anni fa in un tragico incidente stradale. Un uomo di straordinaria cultura e cordialità, che con quell’invito mi dette lo stimolo decisivo per mettere più impegno in una raccolta che fino a quel momento era stata più che mai occasionale. Evidentemente, aveva intravisto un indubbio interesse nel filone che avevo scelto e quindi, a suo parere, era importante che andassi avanti, perché anche queste cartine – solitamente fatte a palline e gettate fra i rifiuti una volta che non contengono più lo zucchero del nostro caffè - meritassero una vetrina dignitosa. Magia del collezionismo”.  

Notizia tratta dal periodico l'Eco del Tevere
© Riproduzione riservata
17/06/2023 08:37:58


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